L’11 aprile del 1971, anno in cui approdò a Boedo, Héctor Scotta fece il proprio debutto nel San Lorenzo de Almagro. Fu un 3-0 contro l’Atlanta allo stadio Gasometro.
Quel giorno, Rogelio Domínguez, schierò questa formazione: Kadijevich; Villar, Rezza, Hereda, Rosl, Esposito, Telch, Chazarreta. P. González, Ayala e Scotta.
El Gringo – così ha finito per essere soprannominato Scotta – è il quinto capocannoniere nella storia del Ciclón, con 140 gol in 226 partite giocate. Dopo quell’esordio, gli ci vollero sei gare per segnare il suo primo gol con i rossoblù, fu nella vittoria contro l’Independiente per 2 a 1 il 9 maggio 1971, e da quel momento non smise più di mettere a segno i suoi bellissimi gol. Rimane ancora adesso l’unico calciatore a realizzare sette gol al Boca Juniors come avversario.
Il 1975 fu l’anno di un record assoluto, perchè segnò 60 gol in una sola stagione, 32 nel Metropolitano e 28 nel Nacional, miglior marcatore al mondo, lasciandosi alle spalle Arsenio Erico (giocatore dell’Independiente) che segnò 47 gol nel torneo del 1938.
Il bomber, che resiste nel cuore di tutti i sanlorencisti, ha saputo vincere tre tornei: il campionato argentino nel 1972 e nel 1974, e il titolo statale nel Grêmio in Brasile nel 177. L’idolo del San Lorenzo ha giocato anche in Spagna, nel Siviglia, dove ha segnato 53 gol in 101 partite ed è anche lì rimpianto come uno dei migliori attaccanti che abbiano mai indossato quella maglia.
“El Gringo era la mia identità, in quel sogno collettivo di ragazzi che credevano di inventare finte sul prato mentre inciampavano sul selciato… Io, Scotta, giocavo con Bochini e Bertoni… i ragazzi dietro l’angolo… Trovai una maglia del San Lorenzo. E due dettagli gloriosi: lo scudetto bianco, di stoffa, da appendere con uno spillo al petto. E il numero sette in pelle da cucire sul retro. Sette era del Gringo. E sono riuscito a calciare più forte degli altri. Ho fatto dei gol…” ha sottolineato Scotta in un’intervista pubblicata su Clarín.
Héctor Horacio Scotta era tutto nella violenza del suo tiro. Dopo tutti questi anni, Scotta svela l’abc di un marcatore.
Qual era il suo segreto?
“Venivo dall’Unión al San Lorenzo e Lobo Fischer mi piaceva molto. Ho combattuto con Kempes nella classifica dei marcatori, quasi ogni anno. C’erano molti buoni attaccanti, ma io giocavo veloce e colpivo la palla con forza. Se ho rotto le reti era perché non venivano sostituite durante la settimana… erano tutte marce. Mi hanno detto: ‘Ehi, rompi i le reti!’ e io rispondevo: ‘Sì, ma quando la palla va dentro non la prende nessuno’”.
Che ne pensa degli attaccanti argentini oggi?
“No, prima di parlare di marcatori chiedo sempre: quanti gol fanno adesso gli attaccanti? Se segnano 16 gol, sono tanti. Prima ne facevamo 24 o 25 per campionato”.
El Gringo ricorda come uno dei suoi gol più belli sia quello segnato contro il Chacarita nel vecchio campo dell’Argentinos Juniors. Andiamo alla memoria dei testimoni oculari che l’hanno tramandato nel tempo, qualche somiglianza con la realtà, il ricordo è sicuramente ingigantito dal passare del tempo: “una respinta della difesa spedisce la palla verso il vertice dell’area, nel settore destro… il Gringo torna a toccare la palla con le spalle alla porta e realizza una ‘cilena’ antologica” .
A memoria, qualcuno sostiene che la cilena Scotta invece non l’abbia fatta contro il Chacarita, ma contro l’Argentinos Juniors. Il San Lorenzo stava perdendo 2-0 e con due gol del Gringo ha pareggiato. Palla al vertice dell’area – sulla destra -, Scotta gabba Pellerano, gli volta le spalle e lì ha fatto la cilena… All’ultimo minuto poi Fren ha segnato e il Ciclón ha perso 3-2 .
Spagna, il Siviglia incontra il Las Palmas di Daniel Carnevali, annoverato tra i migliori portieri argentini. Scotta lo conosce bene, sin dai tempi del San Lorenzo quando l’estremo difensore militava nel Chacarita Juniors. Ad un certo punto, in uscita, anziché sul pallone Carnevali rovina su una gamba del Gringo, che per giorni porterà i segni dei tacchetti. Rigore, che lo stesso Scotta si incarica di battere.
“Piantai la palla sul dischetto, mi voltai poi mi rigirai per fissare il pallone e in lontananza intravidi Canevali. Calciai, lui parò”.
Beh, cosa c’è di tanto imporrante in un rigore fallito? La notizia è tutta nel fatto che rimane uno dei pochi errori realizzativi del Gringo.
Mario Bocchio