Doveva fare il falegname o il meccanico ma ha finito per giocare con Platini e Rossi prima e Maradona e Bertoni poi. Nico Penzo non rimarrà negli almanacchi per essere diventato un capocannoniere o un top-player ma di strada ne ha fatta da Chioggia, dove nacque nel ‘53, fino alle vette della serie A.
Il padre pescatore aveva sette figli da sfamare e per il piccolo Nico l’infanzia fu dura: entra prima in una falegnameria, poi va a fare il meccanico nell’officina di suo cognato, alternandosi con l’hobby di giocare con la maglia del Borgosesia. Non era solo un passatempo, però: il pallone sarà la sua vita. Itinerante, certo: gioca nella Romulea, nel Bari, nel Benevento, nel Monza e nel Brescia, anche se sembra essersi bruciato per le big quando nel 1974 va alla Roma ma in diciannove partite segna la miseria di un goal. Il destino però bussa ancora una volta ed a Verona esplode. Con la maglia gialloblù fa due anni d’oro e sfiora anche il titolo di re dei bomber con 15 gol, uno in meno solo di Altobelli e Platini.
Già Le roi, chissà se mai avrebbe pensato di giocare assieme al francese. Invece succede perché la Juventus perde Bettega, che si trasferisce in Canada e Boniperti lo prende come partner di Rossi. Lui sa cosa lo aspetta: “Capisco perfettamente che il mio compito è soprattutto quello di lavorare per la squadra e per Paolo Rossi. Non ho paure perché sono anche altruista, perciò Paolino stia tranquillo. E ora ho una grande ambizione, che una società tanto prestigiosa può soddisfare; quella di vincere uno scudetto a trentuno anni. Sarebbe stupendo”.
E il sogno si realizza. Penzo vince scudetto e Coppa delle Coppe giocando nella Juve dei fenomeni, con Rossi, Platini e Boniek ma il reparto là davanti è troppo affollato e deve andar via. Di lui dicono che avesse le gambe a X, lui al Al corriere nazionale non farà fatica ad ammetterlo, una volta ritiratosi: “Si, le famose gambe ad x. No, non mi dava alcun fastidio nella maniera più assoluta, anzi, invece di arrecarmi danno mi sono servite un alcuni movimenti come nell’arrivare prima sulla palla, ma non è mai stato un problema, anzi è un problema adesso perché mi fanno male”.
Dalla Juve di Platini passa al Napoli che ha appena preso Maradona per un tridente da sogno. Prima della Ma.Gi.Ca c’era la Ma-Pe-Be con Bertoni ma dopo un avvio promettente diventa riserva e quando l’anno dopo arriva Giordano si chiudono tutte le porte. Dopo una stagione fuori rosa ancora tra le file degli azzurri chiude la carriera nel Trento, in C1. In tutto lascia con 122 presenze e 27 reti in Serie A, 136 presenze e 44 reti in Serie B. Una volta lasciata l’attività agonistica si stabilisce a Verona, dove è rappresentante di articoli sportivi. Inoltre viene chiamato come commentatore e opinionista sportivo nelle reti televisive locali. Il 7 marzo 2018 torna al Verona con il ruolo di ambasciatore del club, gestendo i rapporti con la tifoseria e incentivando le attività benefiche della società. È attivissimo anche nelle partite di vecchie glorie dell’Hellas.