Sono passati anni dal suo trasferimento in Italia, esattamente 36, ma in tanti lo ricordano ancora oggi. Gustavo Abel Dezotti, detto “El Galgo”, il levriero, per la sua grande velocità con la palla come se fosse un mezzofondista, con i suoi capelli ricci e i suoi gol, ha scritto pagine importanti nel nostro campionato. Esperto del gioco aereo, ha vissuto in Italia due esperienze praticamente opposte: è stato una “bidone” per i tifosi. Lazio e un idolo assoluto per la Cremonese.
Dal trionfo con il Newell’s di Bielsa alla Lazio
Nato a Monte Buey, nel dipartimento di Córdoba, in Argentina, il 14 febbraio 1964, è figlio di quel Newell’s Old Boys nato dal genio di Loco Bielsa che, percorrendo i campi polverosi a bordo della sua Fiat 147 alla ricerca di giovani talenti, costruì la squadra che sarebbe diventata campione d’Argentina nel 1988.
Raggiunta la gloria eterna, decide di lasciare la sua terra natale per rispondere alla chiamata della Lazio, appena tornata in Serie A e indaffarata a sostituire Monelli, partito per Bari. Arriva a Roma accanto all’uruguaiano Nelson Gutiérrez e soprattutto nella stessa giornata di Renato Portaluppi, acquisito dalla Roma e presentato campione.
L’esordio, con sei gol in Coppa Italia tra agosto e settembre, è di buon auspicio, ma l’argentino si sta sciogliendo come neve al sole e in campionato i numeri sono impietosi: solo tre gol in 29 presenze totali. Materazzi gli preferisce Rubén Sosa come vera punta, colpisce contro il Como e nel finale di stagione contro Inter e Sampdoria. Troppo poco per guadagnarsi la conferma nella Capitale, a maggior ragione dopo la polemica con i tifosi che preferiscono Rizzolo.
Il passaggio alla Cremonese
Raggiunta la salvezza con la Lazio, Dezotti finisce nel mirino di una squadra neopromossa: la Cremonese del presidente Luzzara e del tecnico Burgnich. La persona che ha segnalato l’argentino all’allenatore, secondo quanto rivelato dallo stesso ex interista, è nientemeno che… Nino D’Angelo. Sì, è proprio lui, il cantante napoletano. In Lombardia la scintilla è subito accesa e finalmente El Galgo, trasferito nuovamente al centro del reparto offensivo, riesce a sfoggiare tutto il suo repertorio di tiri. Anche in questo caso l’esordio è stato brillante (doppietta contro il Brescia in Coppa Italia) ma stavolta anche il resto ha seguito la strada della gloria.
Dopo 13 giornate di campionato ha all’attivo 8 gol come Baggio (Fiorentina) e Vialli (Sampdoria) e si lascia alle spalle giocatori del calibro di Klinsmann (Inter), Maradona (Napoli) e Van Basten (Milan). Al termine del torneo saranno 13 i centri che, però, non basteranno alla Cremonese per mantenere la categoria.
Italia ’90 e l’espulsione in finale
Basteranno però a guadagnarsi la convocazione di Bilardo per i Mondiali di Italia ‘90, dove l’Argentina è chiamata a difendere il titolo vinto quattro anni prima in Messico. Maradona ha posto il veto a Ramón Díaz, così il tecnico della Nazionale punta sull’allora 26enne centravanti dei grigiorossi, amico del Pibe de Oro, autore del rigore decisivo contro la Jugoslavia nei quarti, ma titolare contro la Germania Ovest nella finale dell’8 luglio all’ Olimpico di Roma: viene espulso per reazione su Kohler. Quella triste serata romana rimarrà il suo ultimo ricordo con indosso la maglia dell’albiceleste.
Dezotti idolo di Cremona
Finita la sosta per i Mondiali, Dezotti riparte dall’ultimo posto in campionato con la Cremonese e grazie ai suoi 11 gol trascina i lombardi in Serie A. Un vero miracolo considerando che la squadra di Burgnich prima e Giagnoni, poi ha il secondo peggior attacco del torneo con 28 gol complessivi, solo uno in più dell’Avellino. La storia però si ripete e come sulle montagne russe i grigiorossi scesero nuovamente nonostante l’argentino avesse scritto il suo nome sul tabellone nove volte, più di ogni altro compagno di squadra. In B ritrova Gigi Simoni ma soprattutto il gemello perfetto: tentare Andrea Tentoni. Dezotti si ferma a 12 sigilli, il suo compagno a 16, sufficienti per riportare la Cremonese nella massima categoria.
Il vero miracolo, però, è la vittoria del Torneo anglo-italiano arrivata battendo il Derby County 3-1. Nella sua ultima stagione in Lombardia segnò 6 reti, riuscendo finalmente a contribuire alla salvezza della squadra e uscendo con un gol all’ultima giornata contro il Genoa.
Pensionamento e carriera da direttore sportivo
Lasciata l’Italia dopo sei lunghe stagioni, a 30 anni ricominciò dal Messico dove giocò nel León per due anni e un solo campionato nell’Atlas di Guadalajara. L’età comincia a farsi sentire e Dezotti non ha più quella progressione letale che gli ha permesso di guadagnarsi il soprannome di El Galgo. Quindi torna in patria, al Quilmes, pero è in Uruguay con la maglia del Defensor Deportivo l’argentino trascore gli ultimi momenti di una carriera incredibile. Dopo aver appeso le scarpe al chiodo, si stabilì a Rosario per occupare l’incarico di direttore sportivo del Newell’s Old Boys e poi continuò a svolgere funzioni dirigenziali presso il club per diversi anni, chiudendo così il cerchio e tornando dove tutto aveva avuto inizio. Il suo legame con l’Italia, però, è rimasto intatto, al punto che nel 2020, mentre il nostro Paese combatteva il Covid 19, ha pubblicato sui social una maglietta della Lazio e una della Cremonese con la scritta: “Forza Italia!”.