Un po’ Dionisio, tiranno di Siracusa, un po’ Abd el Karim, pirata saraceno
Gen 13, 2024

 “Il re degli arbitri”, “Il Minosse degli stadi”, figura metaforica, come seppe dipingerlo la grande penna del giornalismo sportivo, Gianni Brera, in un articolo su Repubblica del 1989. Per parlare dello storico arbitro italiano Concetto Lo Bello gli appellativi e i più disparati paragoni non si sono mai fatti attendere.

Un caratteristico atteggiamento di Concetto Lo Bello
Lo Bello allo stadio “San Siro” di Milano per la finale di Coppa dei Campioni 1969-’70 tra Feyenoord e Celtic

Chi lo ha conosciuto personalmente o chi lo ha semplicemente visto arbitrare dal vivo negli stadi, ne ricorda il prestigio, il ruolo, l’autorevolezza, come anche l’umanità, la figura a primo acchito severa, così come anche l’”aura” che lo circondava. Come arbitro, ma anche come persona. Il tratto di quell’uomo fiero e guardingo nel ruolo che svolgeva in campo – “un po’ Dionisio, tiranno di Siracusa, un po’ Abd el Karim, pirata saraceno” – così ancora Gianni Brera nel già citato articolo del 1989. L’arbitro dalle movenze inimitabili: il quale, poco prima che un’azione ripartisse dal calcio da fermo a favore di una squadra, correva all’indietro – raro come pochi tra tanti arbitri ordinari –, con i suoi passi sicuri e felpati, stagliandosi o sostando proprio lì dove l’azione di gioco andava convergendo.

Ineguagliabile nei gesti e nelle movenze, subito frenando, con piglio netto, possibili scontri tra giocatori, rapportandosi con identica sicurezza e a volte con irruenza con chiunque. Non è un caso che Marco Innocenti, nel giorno della sua morte, il 9 settembre 1991, poteva scrivere sul Sole24Ore: “se ne va il re degli arbitri!”. Perfetta definizione, visto che nel contemporaneo ingresso negli stadi italiani o internazionali delle figure in campo, lo sguardo e l’attenzione del pubblico non riguardava solo le “due entità” in gioco – il Milan contro il Napoli, o l’Inter contro la Juve, o il Manchester United contro il Benfica, come nel 1968! – bensì tre “soggettività”: le due squadre e “lui”, Concetto Lo Bello!

Mondiali del 1966 in Inghilterra. Lo Bello dirige la semifinale tra la Germania Ovest e l’Unione Sovietica a “Goodison Park”. Eccolo cin i due capitani, Uwe Seeler e Albert Shesterniev 

Concetto iniziò la sua carriera di arbitro, alternando l’impegno nella pallanuoto e di dirigente sportivo, per approdare alla massima carriera calcistica nel 1954 e arbitro internazionale nel 1958.

Intanto, attento a tutte le dinamiche sportive della sua Siracusa e straordinario artefice delle opportunità che il prestigio del suo ruolo arbitrale gli offriva fece sì che qualche giovane calciatore membro della squadra del Siracusa, ma impegnato nel servizio militare altrove, potesse essere trasferito con facilità alla caserma di Siracusa e ottenere maggior tempo libero per allenarsi e partecipare alle gare, in casa e fuori.

Prima dell’amichevole Catania-Hammarby, nei primi anni Sessanta: il capitano dell’Hammarby, l’arbitro Concetto Lo Bello e il capitano catanese Mario Corti

Arbitro di calcio di serie A e, al contempo, parlamentare per quasi quattro legislature – ruolo che scaturiva “naturalmente” dalla stima e fama di cui Lo Bello godeva e grazie al suo cursus honorum e al suo valore –, straordinario interprete del ruolo rivestito dallo sport, specialmente nel Mezzogiorno, anzi: di una “politica dello sport” quale “collante sociale”. Non solo quel Concetto Lo Bello che, per Siracusa, pensava e s’industriava per il campo scuola “Pippo Di Natale” o per i primi mattoni della Cittadella dello Sport, e poi ancora per la “pallamano” – sua creatura.

Una sorridente immagine di Concetto Lo Bello appena uscito dallo spogliatoio
Lo Bello deputato della Dc

Così come nell’agosto del 1960 riuscirà a “far passare” per Siracusa la fiaccola olimpica con il tedoforo –, bensì, il parlamentare Lo Bello, che nel 1975 è relatore per una legge organica per lo sviluppo dell’impiantistica sportiva in tutto il Mezzogiorno. Vero, anche sindaco di Siracusa nel 1986, solo per pochi mesi.

Tempi di “compromesso storico” e da parte del PCI e Concetto Lo Bello, democristiano, si staglia un giudizio altamente positivo, guardando a lui come una figura e l’espressione di limpidezza politica – il “paradigma” del “politico impersonale”, proviamo a dirla così –, del politico animato da profondo spirito di servizio, in grado di slargare lo sguardo e l’impegno per il “bene comune”.

Hanno scritto di lui anche Enzo Tortora, Gianni Brera, Indro Montanelli, Gian Paolo Ormezzano, Candido Cannavò, Luigi Gianoli, confermando proprio questo tratto della personalità profonda dell’arbitro, ma gli ulteriori e commossi interventi di alcuni suoi collaboratori, tra cui quelli di Pietro Nicolosi e Franco Di Gaetano – per lunghi anni suo guardalinee in gare importanti – ci deliziano con il racconto di aneddoti ed episodi singolari e divertenti.

Nelle teche della Rai emergono la proiezione di alcuni frammenti di video, interviste, flash di parti di gare internazionali con campioni mondiali – o anche semplicemente le immagini dell’arbitro che entra in campo con accanto Pelé.

Insieme a Gianni Rivera, che accusò la categoria arbitrale

Come pure la chiacchierata tra un giovane Gianni Minà e Concetto Lo Bello, a passeggio a Siracusa, con lo sfondo di Ortigia, su una carrozza del tempo. Per finire, la  diciamo con le parole di Enzo Tortora, in un suo articolo di parecchi anni fa: “Concetto Lo Bello, come Venere, nasce dalla spuma di un mare greco: è, forse, l’unico iddio mediterraneo che ci rimanga”.

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