Da Torino il Giro d’Italia ha preso il via per tre volte e in altre innumerevoli occasioni ci è passato con partenze o arrivi di tappa. Questa è la storia di un arrivo, quello della penultima tappa del Giro 1949 al Motovelodromo di corso Casale, impianto che dopo qualche anno di abbandono oggi è al centro di un progetto di recupero. Il Motovelodromo si trova alla Madonna del Pilone, ai piedi di Superga. Quell’11 giugno 1949 era passato poco più di un mese dal giorno in cui il nome della collina, sulla cui vetta sorge la grande Basilica, fatta costruire da Vittorio Amedeo II come ringraziamento per la liberazione dall’assedio francese del 1706, venne tristemente associato per sempre alla sciagura aerea che sterminò l’intera squadra di calcio del Grande Torino di Valentino Mazzola e Gabetto, di Bacigalupo e Grezar, di Ossola e Loik. Non si salvò nessuno: tra le 31 vittime, oltre a calciatori, allenatori e dirigenti, ci furono anche tre giornalisti e tutti i quattro membri dell’equipaggio.
La tappa che si concludeva al Motovelodromo era una cronometro. Il giorno prima Fausto Coppi aveva firmato la sua più grande impresa sportiva: 192 km di fuga attraverso i cinque passi alpini, da Cuneo a Pinerolo. Aveva dato 11′ e 52” al secondo arrivato, Gino Bartali, e si era messo la maglia rosa addosso e il Giro in saccoccia. Il secondo in classifica, sempre Bartali, aveva un distacco di oltre 23′; la cronometro Pinerolo – Torino, 65 km, sarebbe stata una formalità. Vinse infatti Toni Bevilacqua, davanti Corrieri e De Santi; Coppi arrivò solo quarto, ma fu sufficiente per aumentare ancora di qualche secondo il suo vantaggio in classifica generale.
A Coppi piaceva il calcio. Come molti piemontesi faceva il tifo per il Toro, che in quel primo dopoguerra era imbattibile, molto più di quanto non lo fosse il Campionissimo. Ci sono molte foto che lo ritraggono con giocatori granata: con Danilo Martelli o insieme a Valerio Bacigalupo e Mario Rigamonti. In una è con Valentino Mazzola mentre solleva la ruota anteriore di una bici da corsa e il capitano granata saggia la qualità dei raggi e dei tubolari. In un’altra è in piedi dietro al banco del negozio di articoli sportivi che Mazzola aveva aperto in centro a Torino: con loro ci sono Serse Coppi, il mediano Eusebio Castigliano e i figli piccoli di Valentino, Sandrino e Ferruccio. Ma più di tutti Coppi era legato a Ezio Loik, la mezzala del Grande Torino. Fu a lui che Fausto dedicò la vittoria del giorno prima a Pinerolo.
Il giorno dopo alla premiazione della maglia rosa al Motovelodromo c’era una miss d’eccezione. Mirella Loik, figlia di Ezio, non aveva nemmeno quattro anni. Le misero in mano un mazzo di ortensie azzurre e la sollevarono nella sua veste corta fino a dare un bacio a Fausto. La piccola si ritrasse un poco, puntando la manina sul petto della maglia rosa, che sapeva di polvere e di sudore; Coppi fece appena in tempo a darle un bacetto sulla guancia, prima che lei si mettesse a piangere. A consolarla valse ben poco la biciclettina che le consegnarono in regalo.