Stagione 1978-’79: l’annata memorabile nella storia del Siracusa Calcio, con la squadra aretusea capace di centrare l’accoppiata “Promozione–Coppa Italia”, approdando in C1 ed aggiudicandosi il trofeo nazionale riservato ai club semiprofessionistici. Il giorno dell’apoteosi fu il 17 giugno ’79. Lo stadio Vittorio Emanuele III di Siracusa presentò un bellissimo colpo d’occhio. Pubblico delle grandi occasioni e ventilazione assente in una domenica da preludio d’estate. Nell’atto conclusivo della Coppa Italia minore, il Siracusa affrontava in casa i bianconeri della Biellese, compagine che aveva concluso il campionato di C1 al settimo posto, staccatissima da Parma e Triestina, le due promosse in B. Otto giorni prima, invece, il Siracusa aveva centrato il secondo posto nel girone D della serie C2, battendo la Casertana (1-0, rete decisiva di Petraccini ) e precedendo di una lunghezza Alcamo e Vigor Lamezia. Un successo che spalancò ai leoni azzurri le porte della C1. Quella domenica di giugno furono circa 7 mila gli spettatori presenti nelle tribune a cui si aggiunsero i tantissimi, oltre 2 mila, che dai palazzi e dalle abitazioni antistanti allo stadio riuscirono ad assistere alla finale di Coppa Italia.
Inconsueta maglia amaranto per il Siracusa che si schierò con Bellavia (foto a fianco), Favero, Restivo, Agosti, Belfiore, Crippa, Petraccini, Biasiolo, Biagetti, De Pasquale, Ballarin. L’allenatore era il friulano Carlo Facchin, alla sua prima stagione alla guida del Siracusa, ex attaccante cresciuto nella Spal e con un passato da calciatore con le maglie di Catania (celebre un suo gol a San Siro contro il Milan che al 90’ consentì agli etnei di pareggiare), Torino (nel ’68 fu tra i migliori bomber di serie A) e Lazio.
La Biellese, guidata dal tecnico toscano Roberto Gori, ex portiere della Lazio nella seconda metà degli anni 60, si presentò con Reali tra i pali (che tornava a Siracusa da avversario), Francisetti, Braghin, Borghi, Capozucca, Sadocco, Schillirò, Conforto, Lamia Caputo, Palese ed Enzo. Squadra esperta, quella piemontese, anche se in crisi da oltre due mesi: l’ultimo successo era datato 8 aprile ’79 (1-0 al Forlì in campionato). Ben diverso il cammino della Biellese in Coppa Italia. Dopo aver eliminato ai rigori il Sant’Angelo, tra gli exploit spiccava il successo di larga misura contro il quotato Pisa, avviato al salto in B, travolto 5-2 a Biella. In semifinale, la qualificazione era arrivata con una rimonta nella gara di ritorno a spese della Reggiana.
Il mitico Concetto Lo Bello con l’arbitro della finale Altobelli.
A dirigere la finale di Coppa Italia fu designato il romano Altobelli, in tribuna d’onore anche l’ex arbitro siracusano Concetto Lo Bello, uno dei più grandi fischietti della storia del calcio. Il Siracusa partì subito lancia in resta, sostenuto dal tifo incessante del pubblico. La Biellese provò qualche sortita offensiva, praticamente dei colpi a salve. Tra due squadre ben disposte in campo, come quelle di Gori e Facchin, non poteva che venire fuori un match molto equilibrato. A 20’ dal termine, nel Siracusa entrò Lorusso per Biagetti, Pellerei rilevò Palese sul versante piemontese. Con i supplementari ormai dietro l’angolo, la finale entrò nella famosa “zona Cesarini”, elogio degli ultimi istanti dove si consumano sentimenti di estasi e disperazione per un obiettivo conquistato o sfumato al fotofinish.
L’ultimo giro di orologio era già cominciato quando il centrocampista siracusano De Pasquale scaraventò, quasi alla cieca, il pallone in area. Quattro difensori della Biellese piazzati, in mezzo a loro soltanto un giocatore avversario: Walter Ballarin. L’attaccante del Siracusa, dopo aver perso l’equilibrio, sembrò ormai fuori causa. Il portiere Reali, nell’abbozzare l’uscita, mostrò un’incertezza fatale. Ballarin, da terra e spalle alla porta, quasi in semirovesciata, fece partire un pallonetto che scavalcò il guardiapali avversario, lasciando di stucco gli esterrefatti giocatori biellesi Francisetti, Capozucca, Pellerei e Lamia Caputo. Un gol capolavoro! Il boato dello stadio Vittorio Emanuele III venne avvertito nitidamente fino al Teatro Greco. Il tempo era scaduto e l’arbitro Altobelli, con il suo triplice fischio, sancì la vittoria del Siracusa, primo club di C2 a trionfare nella Coppa Italia dei semiprofessionisti.
Per Ballarin, match winner della finale, fu il coronamento di un’annata splendida che lo aveva già visto capocannoniere del girone di campionato con 17 reti. L’attaccante di San Pietro in Volta era approdato a Siracusa dopo due stagioni al Padova e una a Trento. Il 30 dicembre ’72 il suo debutto in serie A con la maglia del Lanerossi Vicenza, collezionando 5 presenze. La stagione 1978-’79 fu la migliore della sua carriera. Grande annata anche per il capitano, Amedeo Crippa, a Siracusa dal 1970 e fino all’anno del suo ritiro (’84), collezionando oltre 400 presenze in gare ufficiali (record nella storia del club siciliano).
Capitan Crippa alza al cielo la Coppa Italia.
Tra i giocatori di maggiore esperienza di quel Siracusa il già citato Giorgio Biasiolo, reduce da sette anni trascorsi al Milan che l’aveva prelevato dal Lanerossi Vicenza. Elemento cardine del centrocampo rossonero per parecchie stagioni, Biasiolo vantava già, nel suo personale albo d’oro, 3 Coppe Italia e una Coppa delle Coppe (’73). Tra i titolari di quel Siracusa anche il terzino Luciano Favero che nel 1984 passerà alla Juventus, per sostituire Claudio Gentile, vincendo scudetto, Supercoppa d’Europa, Coppa dei Campioni e Intercontinentale. A difesa dei pali del Siracusa c’era Angelo Bellavia, portiere affidabile e di notevole talento, che aveva anche assaporato la serie A nei primi anni 70 con il Palermo. Nell’estate del ’71, Fiorentina e Juventus s’interessarono a Bellavia, a conferma delle buone doti dell’estremo difensore. Indovinati si rivelarono anche gli innesti in squadra di Biagetti e De Pasquale (entrambi ex Lecce) e dell’ala tornante Petraccini dall’Akragas. La formazione della finale di Coppa Itala è quasi una filastrocca per i tifosi del Siracusa. Quella squadra seppe attrarre tantissimo affetto. Memorabile lo spostamento di oltre 1500 siracusani a Sorrento, con ventitrè autobus e tante automobili: una delle più grandi trasferte mai fatte da una tifoseria per una gara del campionato di C2.
Quella stagione trionfale, purtroppo, registrò anche la tragica morte di Nicola De Simone, giocatore del Siracusa che perse la vita a Napoli, il 30 maggio ’79, per i postumi di un grave incidente in campo, dopo aver sbattuto violentemente la testa sul terreno di gioco di Palma Campania. Aveva 25 anni ed era nato a Castellammare di Stabia. Siracusa gli ha intitolato lo stadio a perenne memoria.
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