Il mistero di Rabas
Dic 2, 2023

C’era un tempo in cui i calciatori, soprattutto quelli nuovi o esordienti, correvano la mattina dopo la partita che avevano giocato per comprare giornali o riviste sportive e cercare il loro nome stampato con l’inchiostro sulla carta. Era un orgoglio – suo e della famiglia – ma anche una testimonianza della realtà: se è apparso sui giornali è perché era successo, era vero.

Una formazione del River dei giovani nel 1983

Senza social network, siti web o canali sportivi, quel riferimento nella stampa grafica fungeva addirittura da certificato di perpetuità. La cosa curiosa è che 40 anni fa, nell’inverno del 1983, un calciatore fantasma e inesistente giocava nella Primera del River Plate, il cui malinteso continuò per un altro paio di decenni. È il mistero di un certo Rabas, oltre a un bel cognome – o soprannome? –, come se implicasse un omaggio ai calamari. O uno scherzo.

Rabas? No, Gavazzi!

Il caso del trucho che Ángel Labruna provò nell’estate del 1977 – indicato come Luis Rodríguez ma che in realtà si chiamava Braulio Castro – non è l’unico nella storia del River: anche lui trequartista o attaccante, che si supponeva Rabas non fosse mai esistito sebbene i media più importanti dell’epoca lo citassero come reale. Era uno scherzo andato storto? Un malinteso fonetico? Un errore giornalistico? La verità è che solo molti anni dopo gli specialisti della storia del River sarebbero giunti alla conclusione che il falso Rabas era, in verità, Claudio Gavazzi.

Dai giornali dell’epoca. Da notare, nell’articolo al centro, la correzione a mano effettuata dal padre di Gavazzi

La storia inizia con lo sciopero dei calciatori professionisti del River che in sette partite, tra luglio e inizio agosto 1983, portarono un gruppo di giovani calciatori all’esordio in Prima Divisione. Erano ragazzi di Quarta, Quinta e Sesta che, pur con un equilibrio sfavorevole, hanno fatto molto bene di fronte ai professionisti delle altre squadre: hanno vinto due gare – contro il Platense e l’Instituto -,ne hanno pareggiato una – contro l’Independiente che sarebbe diventato campione, ad Avellaneda, e ne hanno perse quattro.

La squadra che ha debuttato contro l’Unión de Santa Fe

Da quell’esperienza di emergenza sarebbero emersi diversi calciatori che avrebbero avuto un percorso riconosciuto nel calcio, come Néstor “Pipo” Gorosito, Néstor De Vicente, Mariano Dalla Líbera, Pedro Troglio e Alejandro Montenegro –campione intercontinentale con il River nel 1986-, tra gli altri. Ma quelli con la memoria più forte ricordano anche Carlos Karabín, Guillermo Nicosia, Ricardo Vélez, Fabio Nigro, Ariel Dacko, Adrián Rodríguez e Sergio Mercado. D’altronde questo Rabas, per molti anni, è sembrato un fantasma.

Il River guidato da Labruna nel 1977 aveva bisogno di attaccanti e l’allenatore accettò uno sconosciuto uruguaiano da valutare in tre amichevoli. Ma era un giocatore in conflitto con un club messicano e Labruna gli inventò un nome generico, Luis Rodríguez, per non attirare l’attenzione. Il suo nome in realtà era Braulio Castro

Una delle quattro sconfitte delle giovanili del River (soprannominato ingenuamente “River Juniors” dal quotidiano Crónica) fu uno 0 a 4 contro la futura seconda classificata di quel torneo, il Metro 83, San Lorenzo, che giocava in casa. La sintesi dei due principali media sportivi dell’epoca, El Grafico e Clarín, concorda sul fatto che, al 10′ del secondo tempo a Liniers, Rabas – semplicemente, senza nome, semplicemente Rabas – sostituì un altro giovane giocatore del River, Mercado. Anche se il San Lorenzo stava già vincendo 3 a 0, il commento di Clarín afferma che “l’ingresso di Rabas ha dato un tocco di abilità alle manovre della squadra che in quel quarto d’ora hanno spaventato molto il San Lorenzo”.

Il sito storico del San Lorenzo, museodesanlorenzo.com.ar, replica l’ingresso di Rabas. E lo stesso vale per il magnifico dizionario enciclopedico del calcio, edito da Olé nel 1997 e ristampato nel 2000: tra gli oltre 17.000 calciatori che hanno militato nella Prima Divisione del professionismo argentino compare “Rabas, centrocampista del River (1983). Una partita”.

Gorosito, Diéguez e Trillo lottano per il pallone in un “Monumental” mezzo vuoto

Ma Rabas, in realtà, era Gavazzi, che aveva già giocato nelle quattro precedenti partite ì – da titolare nello 0-3 contro l’Unión e nel 2-1 contro il Platense, e entrando nel secondo tempo nell’1-1  contro l’Instituto e nello 0 a 2 contro l’Huracán-. Anche Gavazzi, numero 10 della Quinta, aveva segnato il primo gol nell’epica vittoria contro il Platense a Vicente López, il 14 luglio: in una perla audiovisiva condivisa da @playnrecsports, potete vedere non solo quel gol ma la celebrazione sfrenata dei ragazzi del River dopo la fine della partita.

Anche se per molto tempo si era creduto che non avesse giocato quella partita – causa l’ingerenza del falso Rabas -, Gavazzi era presente anche nella quinta presentazione dei ragazzi, contro il San Lorenzo. E qui entra in gioco l’enigma. Clarín ed El Grafico, i media più importanti dell’epoca, parlano di questo Rabas. I loro giornalisti – molto rispettabili e con una lunga storia – avevano l’ordine esplicito di confermare il nome e il cognome di ogni giocatore. Logicamente il nome non l’hanno inventato loro: qualcuno glielo avrà detto o lo avranno copiato da qualche parte. Ma sul quotidiano Popular e sull’Estadio – il settimanale di Crónica – Gavazzi compare, giustamente.

Il gol della vittoria contro l’Instituto, la gioia di Sergio Francisco Mercado

Per molto tempo si credette che fosse uno scherzo. Che qualcuno delle giovanili del River, o dei responsabili dei ragazzi – l’allenatore era Martín Pando – avesse scritto sul modulo o detto ai giornalisti che “Rabas” avrebbe usato il numero 15 – quello che Gavazzi usò quella sera contro il San Lorenzo -. Si diceva anche che Rabas fosse il soprannome del giocatore perché presumibilmente era un fan dei calamari fritti tagliati ad anelli o cerchi. Ma quarant’anni dopo, ormai senza alcun rapporto diretto con il calcio e dedito da tempo alla vendita di auto usate, lo stesso Gavazzi conferma che non lo avevano mai chiamato Rabas. Che fino ad allora non era il suo soprannome. Il mistero cresce.

Quello che Gavazzi ricorda anche è la sua delusione il giorno dopo la partita quando vide che il suo nome non compariva su (alcuni) giornali. E anche le battute dei suoi colleghi.  “Come tutti i ragazzi, il giorno dopo sono andato a comprare i giornali. E ho visto che non ero io nella sintesi, ma quel Rabas. Mi sono sentito un idiota. Tanti anni di sacrificio per arrivare in Prima Divisione e il mio cognome era sbagliato. Oltretutto i miei compagni di squadra, già nel club, mi venivano a guardare e morivano dalle risate. Solo allora iniziarono a chiamarmi ‘Rabas’ come soprannome”, ricorda. Nel ritaglio del Clarín di quarant’anni fa che conserva a casa sua, in cui il commento della gara elogia l’ingresso di Rabas, c’è un intervento a portata di mano: con una penna blu appare cancellato il falso cognome di Rabas e sopra è scritto “Gavazzi”. “È stato mio papà”, dice Claudio, e da lontano si capisce la rabbia della famiglia. Suo figlio aveva giocato per il River ma non aveva modo di certificarlo.

Dopo quella gara, Gavazzi tornerà per entrare nel secondo tempo delle ultime due partite che le giovanili del River avevano disputato prima del ritorno dei professionisti, contro Racing de Córdoba e Independiente, totalizzando così sette presenze in Prima Divisione. Poi giocherà nel 1985 nel Platense e successivamente passerà prima al calcio dilettantistico – Club Sportivo Italiano e Morón – e infine andò in Cile, dove un infortunio mise fine alla sua carriera quando era ancora molto giovane. Il suo nome appare sul pannello del River Museum.

Nel frattempo, Rabas rimase per molti anni – decenni – come presunto giocatore del River. Era uno scherzo di uno dei tuoi colleghi? Un foglio di calcolo con un errore di battitura? Un errore di pronuncia fonetica? I calciatori fantasma non svelano i loro segreti.

Mario Bocchio

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