L’eterno Diego
Nov 24, 2023

Sabato 25 novembre 2023 non è un giorno come gli altri per gli argentini, per i napoletani o per gli amanti del calcio di tutto il mondo. Né per chi si gelò il sangue esattamente tre anni fa quando quella notizia cominciò a circolare: sono passati tre anni da quando Diego Armando Maradona è diventato definitivamente una leggenda.

E non è che non possedesse più quel titolo, ma dal 25 novembre 2020 Diego lo ha trasformato da leggenda del calcio a semplicemente leggenda.

A tre anni dalla sua morte, non c’è giorno in cui il nome di Maradona non sia protagonista di qualche conversazione in qualunque bar, in un dibattito calcistico o politico, in qualunque angolo del mondo.

Anche se fisicamente assente, Pelusa è comunque presente nella vita quotidiana degli argentini, su ogni campo, sulle magliette, sulle bandiere, sui murales, disegnata sui muri e nei tatuaggi. E quell’immagine di Messico ’86 con il capitano argentino che bacia la Coppa del Mondo  diventa virale ogni giorno.

Un anno fa Maradona era presente anche in Qatar, accompagnando la Scaloneta in ognuna delle sette partite, rappresentate su migliaia di magliette e bandiere. E non si è perso nemmeno la finale.

Sì, anche Ángel Di María lo ha invocato mentre festeggiava quello che forse è stato il gol più importante della sua carriera. Quel gol che ha fatto delirare più di 45 milioni di argentini.

El Pibe de Oro

“Grazie Diego!”, ha gridato Fideo guardando il cielo dopo il 2-0 contro la Francia, in un gesto che per lui è stato del tutto spontaneo e naturale. Tanto che, come ha riconosciuto nel bel mezzo di una conversazione con Dalma Maradona nel documentario “La hija de Dios”, non ricordava quel momento: “L’ho visto in video perché non me lo ricordavo nemmeno. L’ho chiesto alla mia famiglia e alla famiglia di mia moglie e tutti mi hanno detto ‘sì, l’hai detto’. E sì, l’ho detto, era qualcosa che veniva da dentro di me” ha rivelato.

Ma per Di María Diego non è stato solo presente in finale, lo ha accompagnato anche in altri momenti chiave per la Nazionale guidata da Lionel Scaloni: “In Copa América lo avevo presente e gliel’ho chiesto prima della finale con il Brasile, quando ho fatto il gol, per aiutarmi dopo tante finali che avevo saltato per infortuni. Penso che mi abbia aiutato in quel momento. E nella finalissima contro l’Italia gliel’ho chiesto anche prima di scendere in campo”.

Il nome di Maradona era anche nelle notizie meno di un mese fa in un’imperdibile conversazione calcistica tra Zinedine Zidane e Lionel Messi.

“Per gli argentini il 10 è un numero molto speciale, perché viene automaticamente in mente Maradona. Quelli di noi che sono cresciuti con il calcio volevano essere come lui. Anche se poi nessuno è diventato come lui, il desiderio e la speranza era quella. Diego era il giocatore che ammiravamo. L’ho visto poco, quando andò al Newell’s nella sua fase finale, avevo 6, 7 anni. Non ricordo molto, poi ovviamente ho visto dei video. Ma era il riferimento e il nostro idolo”, ha detto Messi in quell’imperdibile colloquio.

“Diego è qualcosa di molto forte, che continuerà ad esserci ancora per tanti anni. I miei figli conoscono Diego senza averlo mai visto, dai video, da quello che raccontiamo loro. Per noi la sua figura è molto importante per tutto ciò che ha rappresentato per gli argentini di tutto il mondo”, ha aggiunto la Pulga, mentre Zidane lo proiettava a livello mondiale: “Maradona era un idolo per tutti, non solo per gli argentini. Quando eravamo piccoli, tutti volevamo avere il numero 10. Lui è un capo“.

L’ultimo Maradona

Un idolo immortale. Anche per coloro che non hanno avuto la fortuna di essere contemporanei di quel magico piede sinistro, ma che sicuramente lo hanno apprezzato più di una volta in tante compilation, documentari, film e altro su YouTube.

Diego è quello. Storia, calcio, persone, mistica. Maradona è protagonista di migliaia di momenti e aneddoti che molte persone hanno avuto la fortuna di poter condividere con lui. Diego è una sorpresa, perché quando pensiamo di sapere già tutto di lui, appare una nuova storia, di quelle che arrivano nel profondo del nostro cuore, e che ci dipinge nuovamente in tutte le lettere chi era Maradona.

Nel 2025, come progetta la sua famiglia, Diego sarà presente anche nel Bajo Esplanade di Buenos Aires, dove verrà costruito il suo Memoriale. Lì le sue spoglie verranno trasferite e milioni di tifosi avranno l’opportunità di onorarlo.

Il feretro del Diez

Dopo la firma degli impegni corrispondenti tra la Fondazione Maradona e la Corporazione Puerto Madero, l’annuncio ufficiale è stato dato sui social network e il 30 ottobre, giorno in cui avrebbe compiuto 63 anni, le sue figlie Dalma, Giannina e Jana, e suo figlio Dieguito Fernando si sono recati sul posto, a pochi metri dal Palazzo del Governo, per ricordare il padre e presentare il progetto M10.

Sul piano giuridico, il Tribunale penale n. 3 di San Isidro perseguirà il neurochirurgo Leopoldo Luque, la psichiatra Agustina Cosachov, lo psicologo Carlos Ángel Díaz, la dottoressa coordinatrice Nancy Edith Forlini, gli infermieri Gisella Dahiana Madrid e Ricardo Omar Almirón , il suo capo Mariano Perroni e il medico clinico Pedro Pablo Di Spagna, gli otto accusati di “semplice omicidio premeditato” nell’indagine sulla sua morte.

Un giudizio che non muterà l’affetto o l’ammirazione della gente, e che non impedirà a Diego di continuare ad essere presente quotidianamente da attore sociale quale è stato. E che forse porterà un po’ di sollievo a tutto il popolo, ma, soprattutto, alla sua famiglia.

Mario Bocchio

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