Il suo compito non era certo quello di far gol, lui stesso confessò al Corriere dello Sport gli “ordini” che gli dava il suo allenatore («Herrera mi diceva: segui la punta anche quando va in bagno. Allora gli attaccanti magari andavano in bagno ma non tornavano mai a difendere») ma Aldo Bet in tanti anni di onoratissima carriera non ha proprio mai segnato in A. In ben 15 stagioni ad alto livello non andò mai a rete in gare di campionato e le sue uniche 3 realizzazioni ufficiali sono riferite ad altre competizioni. Doveva diventare un talento dell’Inter, perché era cresciuto nel vivaio nerazzurro, ma la sua fortuna la fece altrove.
Iniziò dalla Roma dove rimase quattro anni tra il 1968 e il 1973. I giallorossi però su di lui sbagliarono i conti, e ritenendolo in declino lo cedettero al Verona («In realtà Verona rappresentava una tappa, un passaggio obbligato. La Roma aveva acquistato dal Milan Pierino Prati per costruire la Grande Roma. Non poteva però cedermi subito al Milan e allora andai al Verona. Il presidente di allora, Garonzi, fece un affare perchè ci guadagnò parecchio dalla mia cessione») prima dell’avventura in rossonero.
È al Milan che Aldo Bet diventa uno stopper implacabile, contribuendo da titolare alla conquista della Coppa Italia del ‘77 e allo scudetto della stella nel ‘79. Una bandiera («Ai miei tempi, la maglia te la cucivi addosso e per toglierla ci voleva il chirurgo» disse intervistato da Mauro Suma a “Terza Pagina”, trasmissione di Milan Channel) che lasciò il Milan solo prima di chiudere la carriera, nell’81 col Campania Puteolana. Poi intraprese per alcuni anni la carriera di allenatore, sempre in Campania, in squadre come Nola, Frattese, Campania, Savoia, fino al 1987, anno del suo ritiro dall’attività professionistica. Per anni ha anche collaborato con lo staff tecnico della Federcalcio, che si è avvalso della sua esperienza per visionare le squadre avversarie ed i giovani giocatori emergenti.
Una curiosità: l’attore e conduttore radiofonico Enrico Silvestrin divenne milanista per colpa sua come rivelò a Milan tv: «Ero un bambino amante dello sport, del calcio, e, come tutti i bambini di 5-6 anni, anche amante delle figurine Panini. Nelle figurine Panini c’era qualcosa che aveva a che fare con la mia famiglia, ovvero Aldo Bet, cugino di mio padre, stopper del Milan, non di uno dei Milan più indimenticabili della storia, ma comunque importante. E l’orgoglio di avere un cugino di secondo grado sull’album di figurine Panini mi ha fatto scattare la molla della passione per i colori rossoneri e da lì non l’ho praticamente mai più abbandonata».