Walter Speggiorin da Camisano Vicentino, nato nel 1952, era il classico attaccante che aveva tutto per diventare un grande ma fu la classica bomba innescata tante volte, mai esplosa. Eppure forono in molti a vedere il lui il nuovo Gigi Riva. Esordisce in Serie A con il Lanerossi Vicenza il 24 settembre 1972 a Torino, disputando complessivamente nell’annata 14 partite di campionato e andando a segno nella sconfitta interna contro la Lazio. La Fiorentina se l’era portato a casa nel ’73, convinta di trovarsi appunto il nuovo Gigi Riva.
Il piede era lo stesso, il sinistro, la classe e soprattutto la continuità proprio no. E infatti son bastati tre soli anni per rendersi conto dell’abbaglio: 8 reti in 52 partite, bilancio piuttosto misero per un’attaccante considerato l’erede di Rombo di Tuono. Più che i gol erano le bizze del ragazzo a tenere banco nella città di Michelangelo. Rocco e Mazzone proprio non riuscivano a trovare un modus vivendi col suo stravagante vestiario, le continue scappatelle, il suo sentirsi attaccante di razza. Col Paron, soprattutto, nella sua unica annata in terra Toscana, l’amore non era mai sbocciato. Le divergenze si erano fatte manifeste alla vigilia della partita contro la Juventus. Rocco si ritrova senza mezza difesa, tra infortuni e squalifiche. Nell’amichevole di metà settimana a Pontassieve cerca i rimedi.
Senza pensarci più di tanto chiama Speggiorin: “ti ogi te fa el stopper. Se va ben, domenica te marchi el signor Bettega”. Non l’avesse mai fatto. Orgoglio d’attaccante ferito, dignità di calciatore sfregiata. Il giocatore prima abbandona lo stadio, senza fare la partitella. Poi il patatrac definitivo: la rivendicazione sindacale. Chiama Sergio Campana, presidente dell’Associazione calciatori, e protesta dichiarandosi “maltrattato” professionalmente. Per Rocco era un chiaro segnale che i tempi stavano cambiando: la “primadonna” Speggiorin ne era il campanello d’allarme. Dirà l’allenatore: “Posso prendere un terzino e metterlo all’ala senza che nessuno dica niente. Ma se prendo un’ala e gli chiedo per una volta di fare il terzino ne devo render conto al sindacato?”.
Nel 1976 passa al Napoli dove disputa un’annata anonima, mettendosi in luce solo in Coppa delle Coppe dove realizza tre reti, contribuendo al raggiungimento delle semifinali; durante tale competizione è protagonista di uno degli episodi più controversi della stagione, mettendo a segno proprio in semifinale un gol contro i belgi dell’Anderlecht, apparso regolare ma annullato dall’arbitro inglese Matthewson. A fine stagione, ritenuto un’eterna promessa mai mantenuta, viene ceduto in comproprietà al Perugia.
In Umbria Speggiorin disputa probabilmente le sue due migliori stagioni. Schierato dal tecnico Castagner come ala, il giocatore trova la rete con una continuità fino ad allora mai mostrata (17 gol in 44 presenze nell’arco di due stagioni, in entrambe le annate capocannoniere della squadra), contribuendo attivamente ai rilevanti risultati del cosiddetto Perugia dei miracoli, culminati nel secondo posto in A della stagione 1978-‘79 e nel record d’imbattibilità.
Dopo le buone prestazioni offerte in biancorosso, nell’estate del 1979 torna a Napoli ma, utilizzato prevalentemente da centravanti, non riesce a ripetersi: solo 3 reti in due stagioni, nella seconda delle quali perde il posto da titolare a vantaggio degli emergenti Musella e Pellegrini. Per la stagione 1981-‘82 passa alla Lazio in Serie B, ma anche in questo caso non riesce ad imporsi (sole 2 reti su 21 presenze in campionato). Conclude la carriera nella stagione 1983-‘84 nella Massese, in Serie C2.