La straordinaria figura di René Pascucci, ex calciatore della Jeunesse d’Esch, squadra degli operai e dei minatori lussemburghesi e italiani, è raccontata nel libro Il pallone e la miniera (Tonio Attino, ed. Kurumuny).
Originario di Gualdo Tadino, frazione Rigali, è scomparso a marzo del 2018, all’età di 91 anni dopo essere stato un esempio nella vita e nello sport. Figlio di emigrati in Lussemburgo, grande lavoratore, ha sempre portato nel cuore la sua Gualdo dove non mancava di tornare quando poteva, come pure la squadra di calcio della Jeunesse d’Esch nella quale ha militato dal 1939 al 1961 senza mai ricevere un’ammonizione, assumendone in seguito anche la guida tecnica.
La famiglia di Pascucci era partita agli inizi del Novecento dall’Umbria alla ricerca di un lavoro, come fecero migliaia di altri italiani. Il papà lavorava in miniera.
Ha scritto la figlia Diane sul blog di Tonio Attino : “Trovò lavoro da carpentiere nell’acciaieria. Poi per via del calcio gli proposero il lavoro di maestro di educazione fisica. Della sua vita da calciatore non posso dire molto, se non quello che mi hanno detto e che egli stesso mi raccontava. Quando sono nata, papà aveva 39 anni, aveva giocato per ventidue anni e smesso da quattro, nel 1961. L’ho visto per di più come allenatore. Solo una volta l’ho visto giocare, a 50 anni, con la squadra B della Jeunesse Esch, diventata poi campione della categoria. Mi ha sempre molto raccontato dei suoi successi, soprattutto della partita giocata contro il grande Real Madrid di Di Stéfano, nel 1959, stadio Santiago Bernabeu, Coppa dei Campioni. La Jeunesse perse sette a zero, ma quell’incontro è rimasto nella storia. Il calcio era il suo grande amore. René Pascucci, mio padre, ha seguito le partite della sua Jeunesse fino all’età di 88-89 anni. Dopo, per via della sua malattia, non gli è stato più possibile. Però di calcio parlava sempre. Ci ha trasmesso la passione per il pallone e per la nazionale italiana. A casa seguiamo ancora tutte le partite, tifiamo per la squadra azzurra, abbiamo festeggiato tutti insieme la vittoria al Mondiale del 2006 in Germania”
Una gigantografia con due squadre dove Pascucci è al fianco di Puskás e Gento e sopra di lui Di Stéffano in una partita ufficiale: roba per pochi eletti. Marco Gubini del magazine Made in Gualdo, la vide e ne fu impressionato quando andò a trovarlo per un’intervista.
“Puskás e Gento acconsentirono subito a fare la foto con le due squadre mescolate. Di Stéfano era più… divo e non voleva né la foto, né lo scambio di maglia. Vedete? Qui è in tuta e con un’espressione non proprio contenta.
Cosa ricordo di quella partita? Tutto, specialmente il viaggio in aereo, quando una tempesta ci fece ricorrere… a un prete che era a bordo con noi”. Anche per Pascucci, come per Saltutti e Barboni, la Jeunesse è stato il primo e ultimo amore. “Ci ho giocato dal ’39 al ’61 e non ho mai preso un’ammonizione. Contro il Real, in vari episodi protestai con l’arbitro in italiano. Era anche lui italiano. Non servì a niente. In casa perdemmo 5-2 andando per due volte in vantaggio, ma è stata un’esperienza che mi ha accompagnato per tutta la vita”.