Fu tra i primissimi a parare con le maniche della maglia alzate fin sopra il gomito. Anche se era alto solo 176 centimetri (e forse anche meno per quella sua tendenza ad ingobbirsi dopo ogni parata), Villiam Vecchi – che se n’è andato il 3 agosto 2022, a 73 anni – era un gigante fra i pali della porta.
Contribuì a scrivere la leggenda del Milan a suon di parate, figurando fra i protagonisti della seconda conquista della Coppa delle Coppe da parte dei rossoneri, contro gli inglesi del Leeds United a Salonicco. Luciano Chiarugi firmò un gol su punizione dopo soli 3′ di gioco, Vecchi blindò la porta e il trofeo riservato ai vincitori delle Coppe nazionali prese per la seconda e ultima volta la strada dell’allora sede di via Turati 3.
Peccato che, quattro giorni più tardi, il Milan del paron Nereo Rocco avrebbe perso lo scudetto della stella, andando incontro alla storica disfatta del Bentegodi che passò alla storia come la Fatal Verona.
Vecchi ne prese cinque in un colpo solo e il Milan naufragò. L’anno dopo, nella disfatta della Supercoppa europea contro l’Ajax (1-0 a San Siro e 0-6 ad Amsterdam) orfana di Cruijff c’era sempre Vecchi in porta. I Lancieri lo infilzarono da tutte le parti, ma giocavano un altro calcio: quello totale.
Il Milan decise di puntare su Pizzaballa (estate 1973) e poi sull’immenso Albertosi (estate 1974), proveniente dal Cagliari, dove invece si trasferì Vecchi, alternandosi fra i pali con Renato Copparoni.
Prima di lasciare Milanello, Vecchi aveva duellato per anni con due giganti (in tutti i sensi) come Fabio Cudicini e Pierangelo Belli, per una maglia da titolare. Era specializzato nei tiri dal dischetto, Vecchi: ne parò tantissimi e alcuni furono decisivi. Nella finale della Coppa Italia 1972-‘73 fermò i tiri dagli 11 metri di Pietro Anastasi e Roberto Bettega, regalando al Milan il trofeo. Fu una piccola vendetta dopo che i bianconeri avevano soffiato lo scudetto all’ultima giornata ai rossoneri.
Giocò anche a Cagliari, Como e a Ferrara, nella SPAL, prima di insegnare ad altri il mestiere del portiere. Lavorò con Ancelotti nel Milan e nel Real Madrid. Allenò i portieri a Parma, dove fece crescere Gigi Buffon, e a Reggio.
Vecchi è stata un’icona, le sue figurine in maglia nera con i bordi rossi, poi in maglia verde o grigia hanno segnato un’epoca. Come le sue parate.
I tifosi del Milan, quelli veri, non lo dimenticheranno mai. Tolti i guantoni si è dedicato ai giovani portieri, diventando uno dei preparatori più apprezzati al mondo. Per 20 anni ha fatto parte dello staff tecnico di Carlo Ancelotti, che ha seguito in tante esperienze, dalla Reggiana al Parma, appunto, dalla Juventus al Milan e poi al Real Madrid, club che lo ha ricordato con un comunicato ufficiale.
In rossonero ha vinto tutto, ma la Champions League è sempre stata la coppa più amata, conquistata da preparatore due volte in rossonero e una con la camiseta blanca nell’anno della Decima. Dal 2016 al 2018 è stato supervisore della preparazione dei portieri nel settore giovanile della Reggiana.
Tra i tanti messaggi, con un post su Instagram anche Paolo Maldini ha voluto salutare Vecchi: “Ciao grande Villiam”, ha scritto, accompagnando le parole con un cuore. Quello che nell’animo di Vecchi ha sempre battuto per i colori rossoneri.
Le foto sono dell’archivio di Magliarossonera.it