Domenica 19 novembre 1995: al Tardini arriva il Milan di Fabio Capello. A difendere la porta del Parma non c’è Luca Bucci, il portiere titolare, infortunatosi il martedì in allenamento. Durante l’intera settimana, Nevio Scala, allora tecnico dei Ducali, osserva attentamente Alessandro Nista, il secondo portiere, e un ragazzino 17enne aggregato dalle giovanili: Gianluigi Buffon.
Mercoledì, giovedì, venerdì, sabato… passano i giorni e nella mente di Scala crescono i dubbi: Nista o Buffon? Schierare il portiere veterano o, riprendendo le sue stesse parole, “rischiare il linciaggio di società e tifosi” dando fiducia al ragazzino? Poi, il colloquio illuminante con Enzo Di Palma, preparatore dei portieri. In quei giorni, nessuno – ma proprio nessuno – riesce a segnare contro Buffon in allenamento. “Hai visto anche tu quello che ho visto io?”. Eh sì, l’avevano visto entrambi. Quella domenica, contro il Milan, avrebbe debuttato Gigi Buffon.
Buffon si ritrova a fronteggiare Roberto Baggio e George Weah, ma nonostante la caratura dell’avversario (quel Milan andrà poi a vincere il campionato), non si lascia intimorire. Anzi, compie due parate decisive per salvare il risultato, uno 0-0 finale. “È stato il migliore del Parma – commenta Capello a fine gara -. Avremmo meritato di vincere, e se non ci siamo riusciti è perché abbiamo trovato in porta un Buffon”.