Veneziana, classe 64, Carolina Morace non può non essere considerata un’icona nel calcio femminile italiano. Tant’è che spesso è capitato di vedere nugoli di ragazzine, calciatrici in erba, che avvistata sulle tribune durante una partita, corrono a chiedere di fare una foto insieme, un selfie. Una notorietà che parte da lontano, dalle giovanili del Ca’ Bianca. Era il 1974. Da allora, Belluno, Verona, Lazio, Trani, Reggiana, Milan, Torres, Agliana, Modena hanno visto i suoi gol e le sue performance, i suoi 12 scudetti, conquistati insieme a 2 Coppa Italia e 1 Supercoppa.
Una macina da gol, approda in nazionale nel 1978 nella partita contro la Jugoslavia ma rimane a secco. Non sarà così cinque mesi più tardi. Il 28 aprile 1979 segna la sua prima rete in azzurro, la prima di 105 gol in 150 presenze. Ci sarà poi spazio per numerose doppiette, una tripletta ed uno storico poker. Il 18 agosto 1990 l’Italia gioca a Londra contro l’Inghilterra, finisce 1-4 per le azzurre, tutti i gol sono realizzati da Carolina Morace. Dopo aver attaccato gli scarpini al chiodo, – come racconta Roberta Quaresima – non abbandona l’ambiente ed esordisce come allenatrice sulla panchina della Lazio femminile. L’anno dopo approda alla Viterbese in serie C1, fortemente voluta dal presidente Luciano Gaucci. Prima donna a sedersi sulla panca di una squadra maschile. L’avventura dura però pochissimo. Dopo poche giornate dall’inizio del campionato, infatti, dà le dimissioni. Tra lei e la proprietà dissapori ritenuti incolmabili. In polemica con il circo del calcio anche quando affermò: “In Italia sono poco considerata, all’estero vengo accolta come Mourinho”. Era da poco stata nominata responsabile delle selezioni femminili di Trinidad e Tobago. Prima ancora c’era stato il tempo di diventare anche la prima donna ad allenare la Nazionale femminile. Per 5 anni dal 2000. Non si sente adeguatamente considerata nel suo Paese ed emigra verso altri lidi. Con uno di questi, il Canada, conquisterà la prestigiosa CONCACAF Women’s Gold Cup.
Non solo calcio giocato e allenato per la Morace, spesso chiamata a commentare gli eventi delle azzurre. Così come ai Mondiali di Francia. Nel frattempo anche il tempo di conseguire una laurea in Giurisprudenza e di esercitare la professione di avvocato. Sempre attenta alle tematiche che riguardano le donne, il percorso di emancipazione, la ricerca di pari diritti, non ha voluto far mancare la sua risposta alle infelici dichiarazioni rilasciate da Zeman a margine della cerimonia di consegna della Panchina d’oro: “Donne in cucina, i maschi devono mangiare”.
“Mi sembrano un’offesa più agli uomini che alle donne, ma il vero problema è che ancora nel 2020 sentiamo questi discorsi. Sono stata in Canada e Australia e certe affermazioni lì non esistono. Finché in Italia quando si va a vedere una partita si penserà ad altro e non ci si concentrerà sul ruolo, posizione in campo e nome delle calciatrici allora rimarremo sempre un popolo di ignoranti” ha dichiarato a Italpress, proseguendo: “E ci metto anche Zeman dentro questa mentalità. Italia in ritardo? La mia generazione è stata due volte vicecampione d’Europa, giocavamo bene e allora mi chiedo: ma i dirigenti di allora non hanno capito che alla gente piaceva quel tipo di calcio?”.