10 febbraio, in ogni cittadina italiana si celebra il “Giorno del Ricordo”, per commemorare e ricordare le vittime dei massacri delle foibe e l’esodo giuliano-dalmata. Tra le tante persone che hanno vissuto da vicino quel drammatico periodo c’è anche Franco Sattolo, storico portiere del Toro – dove fu riserva per anni di Lido Vieri e Luciano Castellini, e vinse due Coppe Italia – e della Sampdoria.
La sua storia, raccontata in questi giorni dai colleghi di TriestePrima, è davvero particolare e parte da Fiume, dove è nato il 9 settembre del 1936. A 12 anni, con la sua famiglia, emigrò in Italia, a Trieste, per poi andare in un campo profughi di Marina di Massa, prima di raggiungere la “sua” Torino, dove trovò lavoro come operaio alla Fiat Aeronautica. La sua passione per il calcio, e per il ruolo di portiere, lo portarono a difendere i pali del Ciriè e del Venaria. E qui, nella città della Reggia, trovò Alfredo “Pinsa” Bodoira, storico portiere di Juve e Toro, che lo affinò. Sattolo poi andò a Fossano, dove divenne riserva di Furio Kristovich, nella Fossanese che giocava in Interregionale. Il passaggio all’Ivrea fu il preludio al grande calcio, con la Samp, la Sambenedettese, di nuovo i blucerchiati e poi il Toro.
In Piemonte viene ricordato anche per essere stato il vice di Ercole Rabitti al Toro e poi mister del Pino Torinese, delle giovanili del Chieri e della Juniores del Barcanovasalus, con cui vinse il campionato regionale piemontese, prima di diventare il vice alla Fiumana di mister Furio Kristovich, in una sorta di chiusura di un cerchio della durata di oltre 40 anni.
Ma torniamo alla storia legata a questi giorni di ricordo. “Il giorno in cui ce ne siamo andati non abbiamo portato con noi praticamente niente. L’unica cosa che ricordo sono 500 lire che papà mi aveva dato da nascondere dentro una scarpa. Un dolore indescrivibile per tutto il viaggio”, rammenta Sattolo, che all’epoca suonava il violino, strumento regalato dal padre, un quotato parrucchiere fiumano.
“In alcuni casi, la richiesta per potersi trasferire sarebbe stata decisa dallo stesso capo casa del condominio. Ma siamo riusciti ad andare via. A Marina di Massa vivevamo in una casa di pochi metri quadri. Quando sono tornato nuovamente a Fiume? Venticinque anni dopo“, mentre Sattolo definisce quella sua “nuova” “difficile da chiamare tale”.