Correva l’anno 1977, esattamente campionato di calcio di Serie B 1977-‘78, allorquando vi fu una squadra che, inaspettatamente, sorprendendo tutti, ammazzò il torneo guadagnandosi una meritatissima promozione in A. Stiamo parlando dell’Ascoli del compianto e vulcanico presidente Costantino Rozzi, un personaggio con la schiena dritta che non ha mai chinato il capo dinanzi ai potenti e prepotenti; un uomo serio e gioviale che ha contribuito e non poco a scrivere la storia del calcio italiano; quel calcio che fu e che, oggi, purtroppo non c’è più…
Affidati al tecnico pugliese Mimmo Renna, uno degli allenatori più stimati dell’epoca, i bianconeri ascolani per il gioco magistrale espresso in quell’annata divennero la Signora del campionato cadetto. L’Italia del pallone ammirò quell’Ascoli dei record perfettamente disegnato da Renna. Chi scrive ebbe modo di apprezzare la grandezza della squadra marchigiana non solo su giornali e tv, ma soprattutto in una soleggiata domenica del 27 novembre 1977 allorquando la capolista scese al Della Vittoria di Bari per misurarsi con i galletti biancorossi allenati da Giacomo Losi. Per quanto fosse neo promosso in B, non era un Bari da prendere sottogamba visto che annoverava calciatori del calibro di Penzo, Pellegrini, Punziano, Frappampina, Sciannimanico e Fasoli.
Eppure, quel giorno, nonostante l’impegno dei biancorossi, non vi fu partita. La squadra di Mimmo Renna fin dai primi minuti parve di un altro pianeta, una perfetta macchina da guerra dai sincronismi ben collaudati dove, il collettivo e le individualità erano capaci di disegnare geometrie perfettamente variabili. Finì 3-1 per i bianconeri con il pubblico biancorosso che dovette riconoscere la grandezza di quell’Ascoli. Su tutti giganteggiarono il giovanissimo mediano Giancarlo Pasinato ed il barese venticinquenne Giovanni Roccotelli, un’ala destra che ha avuto la sfortuna – chissà perché – di non poter vestire la maglia biancorossa (sfortunato anche il Bari che non lo ha avuto nelle sua fila).
Pasinato – l’anno successivo vestirà la maglia dell’Inter – quando si involava sulla fascia era impossibile fermarlo. Dopo il primo goal realizzato dal centravanti Quadri, fu proprio Pasinato a siglare il 2-0 con un calcio di punizione a sorpresa. Due centri realizzati nella porta della curva nord, cuore del tifo organizzato biancorosso. Quanto a Roccotelli, un autentico numero uno nel compiere la rabona, giganteggiò sulla fascia destra ed in ogni dove rendendo la vita impossibile perfino ad un gladiatore come Angelo Frappampina che, alla fine, dovette arrendersi alla furia del suo avversario concittadino. Mi piace qui ricordare l’obiettività di Frappampina perché, qualche anno fa, lo andammo a salutare e, nel ricordare quel ko del novembre 1977, Angelo sportivamente soggiunse: «Non sempre si può vincere». Aveva ragione, lui che nei duelli era insuperabile; lui, che nelle continue cavalcate sulla fascia non aveva rivali.
Il 3-0 di Zandoli nella ripresa sugellò una prestazione eccezionale, perfetta. Mentre l’Ascoli gestiva la vittoria non disegnando la ricerca del quarto goal, il nostro sguardo si posò sulla panchina biancorossa dove notammo un Losi rassegnato e compassato con i palmi delle mani posati sulle ginocchia; un Losi – esonerato misteriosamente mesi dopo – che rimase impassibile anche quando il vice Rivera Scarrone realizzò, su rigore, il goal della bandiera. Quell’Ascoli nessuno poteva fermarlo, neanche il resto del mondo.
Con 61 punti totalizzati e tre sconfitte subite, la prima della classe guadagnò la Serie A. Nel torneo 1978-‘79 guidata sempre da Renna, la squadra marchigiana ottenne risultati lusinghieri annoverando uomini di esperienza come il portiere Felice Pulici ed un rigenerato Pietro Anastasi. Si permise di battere in casa, allo stadio Del Duca, le torinesi Juve e Toro; guadagnò due preziosissimi pareggi a San Siro affrontando Inter e Milan quest’ultimo divenuto, in quell’annata, campione d’Italia. Nella sfida contro i rossoneri, un Renna (squalificato) alquanto nervoso seguì la partita in gradinata a ridosso della panchina ascolana. Alla fine un decimo posto di tutto rispetto.
Non possiamo terminare la presente memoria senza ricordare i tifosi, componente essenziale per una qualsiasi squadra. Anche l’Ascoli ha avuto i suoi sostenitori che hanno fatto parlare delle loro imprese.
Come non ricordare il piedino del tifoso-raccattapalle ascolano Domenico Citeroni, che il 12 gennaio 1975 – campionato di Serie A – negò al bomber bolognese Beppe Savoldi il terzo centro personale? Posizionatosi accanto alla porta difesa dal portiere Masoni, il sedicenne Citeroni respinse la palla vincente calciata da Beppe goal che lemme lemme stava per gonfiare, per la quarta volta, la porta bianconera. L’arbitro non si accorse di nulla e fu la moviola di Carlo Sassi, nel corso della Domenica Sportiva, ad immortalare, più volte, il gesto di Citeroni assurto a personaggio del giorno e non solo di quel giorno. L’Ascoli allenato da Mazzone guadagnò la salvezza.
Torniamo all’epoca di Renna. I tifosi ascolani si rivelarono alquanto originali nell’ideare una locuzione che troneggiò allo stadio Del Duca:
«La nuova Signora del calcio italiano è l’Ascoli vestita con pelliccia di Renna».
Quel grande Mimmo Renna che ha lascito questo mondo il 1° febbraio 2019.
Michele Salomone
Fonte: “Barbadillo.it”