È stato il giocatore che più di tutti ha incarnato lo spirito di quel Messina che negli anni ’80 ha fatto sognare un’intera città, sfiorando addirittura la massima serie. Antonio Bellopede non è stato solo il capitano della squadra allenata da Franco Scoglio, ma era l’anima in campo, il primo a credere nelle vittorie e l’ultimo a gettare la spugna quando le cose non andavano al meglio.
In riva allo Stretto, Bellopede ci ha lasciato un pezzo di cuore, Messina per lui ha rappresentato l’apice di un’intera carriera. Cinque anni vissuti da protagonista, due promozioni dalla C2 alla B conquistate con Ballarò prima e con il “Professore” poi, fino a quella serie A a lungo accarezzata per tutta la stagione 1986-‘87, sfiorata e quindi svanita sul più bello. Come ha ricordato Daniele Straface su “Messina Sportiva”.
In una lunga intervista al programma “Messina Calcio tra passato, presente e futuro” curato dal portale Oraweb Tv, ha ripercorso quelle stagioni in giallorosso: “In serie C2 venni a Messina giocando da avversario col Savoia e perdemmo 2-0. In un’intervista Mino Licordari preannunciò il mio approdo in riva allo Stretto che si materializzò l’estate successiva. Arrivai in una grande squadra, composta da grandi nomi. Una grande cavalcata coincisa con la promozione in una categoria più consona per la città. Ricordo due trasferte in particolare che mi sono rimaste nel cuore: la prima una vittoria a Benevento con gol di Schillaci e cinquemila messinesi arrivati in Campania e poi quella a Modena con oltre diecimila persone ad oltre 1200 km di distanza”.
Bellopede torna a parlare di quel campionato 1986-‘87, quando i giallorossi, appena tornati in B, sorpresero tutti sfiorando una clamorosa promozione in serie A: “Eravamo tutti certi, compreso Scoglio, di farcela a salire in massima serie perché con quattro gare in casa c’erano tutti i presupposti. Perché svanì? Due i fattori determinanti: a sei turni dalla fine, con la possibile promozione alle porte, si tenne una riunione straordinaria tra prefetto, Scoglio e la dirigenza Massimino. Emerse che in caso di A la squadra avrebbe dovuto giocare le partite casalinghe a Palermo o Catania perché il ‘Celeste’ non avrebbe potuto ospitare le gare. Scoglio se ne andò e tutta la macchina ne risentì nel momento più importante della stagione. Non ci siamo mai venduti la promozione, avevamo anche un accordo in caso di salto di categoria, ogni altro pensiero distorto è lontano da noi”.
Il legame con la città di Messina rimane tuttora indissolubile: “Ci torno spesso perché qui risiede una parte della mia famiglia e ho ancora tanti amici. Il feeling con la città non finirà mai. Serve un’unica società per il futuro, Messina non può stare in serie D e anche la C per Messina dev’essere solo un punto di partenza”.
Bellopede conserva un ricordo indelebile del “Celeste” e dell’atmosfera che si viveva in quegli anni: “Al debutto in B, alla prima al ‘Celeste’ andai in gol contro il Cagliari, con un destro di prima intenzione. Fu bello, è stato l’unico in cadetteria e non lo posso dimenticare”.
Bellopede ha un figlio calciatore che è approdato nel Città di Messina in D: “Mio figlio Matteo ha giocato C a Rieti, nel mio stesso ruolo, e oggi è a Messina. Per me è bellissimo. Voglio fargli apprezzare il ‘Celeste’, che oggi è messo da parte, perchè quella dev’essere la casa futura del Messina per dare basi solide al progetto. Rivivere il sottopassaggio che dalla Curva porta al campo è una cosa che non puoi scordare”.