Il Pirandello dimenticato
Gen 11, 2023

Siciliano come lo scrittore, drammaturgo e anche poeta. Ma lui faceva il calciatore. Entrambi di cognome si chiamavano Pirandello. Di nome il primo era Luigi, il secondo Giuseppe, che nacque a Palermo agli inizi del Novecento.

E proprio nel Palermo iniziò la carriera calcistica, diventando il capitano nel campionato 1921-’22, il primo in Prima Divisione, l’allora massima categoria in Italia. Una certezza nel reparto difensivo.

Furono proprio le sue prestazioni in maglia rosanera ad attirare le attenzioni del Napoli. Complice la situazione economica scricchiolante del club siciliano, Pirandello si trasferì così all’ombra del Vesuvio per l’allora cifra record di 800 lire, manna dal cielo per le casse del Palermo, incurante dei mugugni dei tifosi.

Giorgio Ascarelli, con il cappello

L’industriale Giorgio Ascarelli stava ponendo le basi per costruire un Napoli capace di giocarsela con tutte le altre grandi squadre italiane, stimolato dal fatto che la riforma del calcio italiano aveva previsto di far giocare finalmente i club in un unico torneo, abolendo la divisione tra Nord e del Sud.

Accanto a Pirandello, in quel Napoli troviamo l’austriaco Anton Fritz Kreutzer nel doppio ruolo di giocatore-allenatore, il temibile attaccante paraguaiano Attila Sallustro e anche quel terzino brasiliano naturalizzato italiano, Paulo Innocenti, che andò proprio a formare una coppia affiatata e affidabile con Pirandello.

Paulo Innocenti

Ma il destino stava per giocare un brutto scherzo alla promessa siciliana, che aveva tutti i requisiti, tecnici e caratteriali, per diventare un fuoriclasse del calcio italiano.

Il 19 gennaio del 1928 si giocò Lazio-Napoli, con i partenopei che sbancarono Roma per 2-0. Al ritorno a casa Pirandello si recò dal proprio medico per farsi fare l’iniezione endovenosa di un ciclo di cura a cui si stava sottoponendo. Ma a differenza delle altre volte ci fu il tragico imprevisto: una sincope non gli diede scampo e morì improvvisamente.

Da quel momento su di lui cadde un inspiegabile e ingiusto oblio, tanto che risulta difficile reperire ulteriore materiale documentale e fotografico al di là dello scarso che è a disposizione.

Una delle rarissime foto di Pirandello, ritratto mentre contrasta Virgilio Felice Levratto

Nell’immediato il quotidiano palermitano L’Ora, a seguito di una sottoscrizione, promosse la Coppa Pirancdello, e a contendersi il trofeo d’argento furono proprio Palermo e Napoli, le due squadre dello sfortunato calciatore. Si giocò nel vecchio Stadio Ranchibile e vinsero i partenopei. Prima della gara di campionato tra il Napoli e la Pro Vercelli fu osservato un minuto di raccoglimento e il giornale Il Roma diede vita ad una raccolta di fondi per aiutare l’anziano papà del calciatore. Vennero raccolte circa 8000 lire, grazie anche ai versamenti dei compagni di squadra e dell’allenatore ungherese Ferenc Molnár.

Poi su Giuseppe Pirandello cadde un ingiusto oblìo, che perdura sino ai giorni nostri. Così è. Proprio come diceva l’altro Pirandello.

Mario Bocchio

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