Nata da genitori occidentali, cresciuta dai comunisti e condannata dopo la Rivoluzione, la squadra di calcio del Flacăra Moreni è uno strano caso di sport rumeno.
La tribuna dalla quale Tudor Postelnicu impartiva istruzioni tecnico-tattiche è rimasta immutata: fondato nel 1922, il Flacăra Moreni avrebbe dovuto avere il buon destino delle squadre che vengono da per una città di circa 20.000 abitanti nel distretto di Dâmbovița, nella regione storica della Muntenia. La squadra è stata fondata da ingegneri e operai petroliferi inglesi, americani e olandesi, che nel 1905 avevano eretto il primo pozzo moderno della zona, ricca di petrolio. Già conquistati dal calcio (in Inghilterra e Olanda giocavano da più di 30 anni), gli occidentali hanno portato il football in Romania. È così che ha visto la luce il Flacăra.
Dopo la seconda guerra mondiale, in maniera diversificata, i capricci degli apparati della sicurezza comunista arrivarono anche nel calcio. Uno dei team presi di mira era quello di Moreni, scelto perché qui era nato Ion Ghenoiu, quello che sarebbe diventato il capo del Servizio Passaporti. La sua ambizione di guidare la squadra di Moreni nel massimo campionato è stata sostenuta dal ministro degli Interni Tudor Postelnicu, originario di Provita, un villaggio vicino. Il Viitorul Scornicești era invece il club del villaggio-città dove aveva visto la luce Nicolae Ceaușescu.
Il Flacăra ha avuto un’accelerazione folle, ridicola e triste: la promozione in Seconda divisione e poi in Prima divisione è stata accompagnata da storie favolose. Una dice che, prima dell’ultima partita, la squadra di Moreni avesse lo stesso numero di punti del Viitorul Scornicesti. La promozione sarebbe stata decisa dalla differenza reti, e pertanto ogni squadra voleva conoscere il punteggio dell’altra. Ghenoiu e Postelnicu tagliarono i cavi telefonici che servivano la città. Il cellulare non esisteva nemmeno nei sogni dei nemici capitalisti, quindi vennero interrotti i collegamenti con Scornicești, dove il presidente Dumitru Dragomir, (che dopo la Rivoluzione fu a capo della Lega Professionisti e divenne anche deputato), spaventato portò le squadre fuori dalle docce per giocare altri 15 minuti per segnare qualche gol in più, così che la sua squadra fosse sicura di farcela. Il Flacăra venne promosso l’anno successivo, nel 1986. In tre mesi fu costruito uno stadio “vero e proprio”, con 12.000 posti a sedere.
Il Flacăra era inevitabilmente uno dei “satelliti”, non ufficiali ma efficienti, della Dinamo Bucarest, la squadra della Polizia. L’allenatore Ion Nunweiller era stato una stella dinamovista, e la squadra era piena di giocatori che non rientravano più nei piani della Dinamo o che erano troppo giovani per la Dinamo e avrebbero dovuto maturare.
Il momento di gloria della squadra si consumò nella stagione 1989-‘90, quando il Flacăra giocò in Coppa Uefa contro il Porto. La squadra di Artur Jorge aveva un cast fenomenale (Vítor Baía, João Pinto, Secretário , Madjer), e due anni prima aveva vinto la Coppa dei Campioni. La leggenda narra che i portoghesi rimasero stupiti dalla povertà della città di Moreni per cui lanciarono caramelle dal bus ai bambini che erano venuti a vedere una delle squadre più potenti del mondo. Lo stesso Nunweiller ricorda: “Non avevamo alcuna possibilità davanti a loro, ma ce la volevamo giocare sibo alla fine”.
I rumors sostengono ancora che i potenti dirigenti del Flacăra vennero avvicinati dall’arbitro, un turco, che si offrì di aiutarli se gli avessero garantito dei vagoni d’acciaio per le costrizioni. Non si fidarono e non si fecero coinvolgere temendo uno scandalo peril regime, il turco annullò un gol valido. Il Porto vinse 2-1, Magalhães segnò al 20′, Beldie pareggiò al 51′ e Rui Águas mise a segno il gol decisivo a tre minuti dall fine. Al ritorno il Porto vinse 2-0.
La Rivoluzione del 1989 punì il colpevole coraggio di quelli di Moreni, iniettato dai capi della sicurezza Ghenoiu e Postelnicu. La squadra venne rimandata in Terza divisione. Il presidente federale Mircea Sandu inizialmente voleva scioglierla, ma la squadra aveva una tradizione e sarebbe stato un peccato. Subito dopo la Rivoluzione, il temuto Ghenoiu fu visto in coda per i biglietti, in una partita casalinga del Flacăra: non era più opportuno invitare un ex generale dell’appena sconfitto regime, anche se lui era stato “generoso” nel realizzare un giocattolo per la gioia di 20.000 persone e la rabbia di diversi milioni.
La rivalità tra Steaua e Dinamo venne portata avanti su tutti i fronti nel periodo della dittatura, con i due club che alimentavano la galassia dei loro “satelliti”. La Steaua poteva contare su l’ ASA Târgu Mureș e l’FC Bihor, mentre la Dinamo su Jiul Petrosani, FCM Bacău e Poli Iași. I vertici del Ministero dell’Interno gettarono le basi di un sistema attraverso il quale promossero fraudolentemente squadre in Prima divisione per aumentare l’area di influenza. Tra queste anche il Flacăra Moreni insieme a Viitorul Scornicești, ora FC Olt, e Victoria Bucaest. Le squadre “satelliti”, oltre ad arrendersi davanti al club padrino, hanno partecipato alla strategia di intimidire gli avversari. Sotto la protezione c’erano anche i club studenteschi, come lo Sportul Studențesc, molto vicino a Nicu, il figlio del dittatore, oppure l’Universitatea Craiova, controllata “diplomaticamente” dal ministro degl Esteri, Stefan Andrei.
Mario Bocchio