All’alba degli anni Ottanta prese forma una storia che solo lo sport, e il calcio in particolare, sa regalare: quella di Ferdinando De Matthaeis, il quale dalla provincia foggiana si trovò catapultato nei New York Cosmos di Beckenbauer e Chinaglia.
Un ragazzo del profondo sud italiano, con mille dubbi sul futuro e un pallone a cui affidare i propri sogni. Quella di Ferdinando De Matthaeis potrebbe sembrare una storia già sentita, trita e ritrita, a primo impatto. Invece merita senza dubbio di essere raccontata. Nato il 29 maggio 1961 ad Alberona, paese di nemmeno mille abitanti in provincia di Foggia al confine con la Campania, De Matthaeis inizia a giocare davvero a calcio nel Lucera al tramonto degli anni Settanta: “Andavo al liceo proprio a Lucera, lì sono stato notato dai dirigenti del club che all’epoca militava in Serie D. Ho giocato con loro due anni, insieme a Pietro Maiellaro che è poi arrivato alla massima serie. Avevo richieste da Avellino, Inter e Perugia, io e Pietro eravamo tenuti d’occhio. Poi, il destino cambiò le carte in tavola e la mia vita“, racconta De Matthaeis, intervistato in esclusiva da MondoSportivo.
Poi, in maniera del tutto inaspettata, tutto cambia grazie a… una riunione familiare: “Avevo dei parenti nel New Jersey, dove fummo invitati a un matrimonio. Mio fratello Leonardo, attuale sindaco del mio paese natale Alberona, si era recato in America l’anno prima ed era rimasto impressionato dagli spettacolari eventi calcistici che all’epoca venivano organizzati. Si innamorò del soccer americano, così mi disse: ‘Tu devi andare in America’. Leonardo mi convinse, così tramite alcuni contatti arrivai a Giorgio Chinaglia. Una leggenda dei Cosmos di New York, presso cui decisi di presentarmi per un provino. Chiesi una settimana di permesso al Lucera e, senza menzionare le mie reali intenzioni, partii. Tra oltre 300 ragazzi ne presero solo un paio, tra cui il sottoscritto.
Chinaglia ci mise una buona parola, i Cosmos convinsero il presidente del Lucera offrendo 100 milioni di lire per il mio cartellino. Cominciò il sogno. Firmai il contratto con i Cosmos il 29 luglio 1981, entrando negli spogliatoi non riuscii quasi a credere ai miei occhi. In fondo, fino a poco prima avevo vissuto in un piccolo paesino pugliese… pazzesco. Mi accolsero tutti stringendomi la mano, ebbi modo di conoscere anche il mio idolo Pelè. Lui aveva già smesso di giocare, ma partecipava a partite di beneficenza restando vicino alla squadra. Quando lo conobbi di persona, quasi mi scoppiò il cuore dall’emozione: ‘Tu sei il ragazzo italiano che abbiamo appena acquistato!‘. Uno dei tanti aneddoti che sono rimasti impressi nella mia mente relativi a quel periodo. C’è da considerare che feci tutto da solo, non avevo un procuratore. La figura di Chinaglia si rivelò fondamentale. Mi contattò il presidente dell’Avellino Sibilia, con la prospettiva di rientrare in Italia per un inserimento a partire dalla Primavera. Ma avevo già firmato con i Cosmos e non se ne fece nulla. Una decisione su cui, col senno di poi, sono ritornato molte volte con la mente vista la piega che in seguito ha preso la mia carriera. Tuttavia non ho rimpianti“.
De Matthaeis ricorda quei pazzi giorni del suo arrivo in America: “Quando mi recai a firmare il contratto negli uffici della Warner Bros, proprietaria della squadra, trovai nientemeno che Steven Spielberg. Mi diedero in dotazione un’auto che ritirai a Manhattan. Ero completamente disorientato per strada, mi aiutò un poliziotto tifoso dei Cosmos che fu molto comprensivo, anche per il mio inglese traballante. Nonostante il bellissimo sogno, mi resi conto in fretta che le luci sulla NASL stavano per spegnersi. L’interesse del pubblico era in netto calo, le squadre diminuivano di anno in anno finché la lega chiuse infine i battenti. Avevo il mio cartellino tra le mani.
Tornai allora in Italia, per coronare il sogno di giocare nel Foggia appena retrocesso in C. Non mi fu consentito, in quanto per i regolamenti vigenti venivo considerato uno ‘straniero’, perché professionista proveniente da federazione estera. Quindi, non tesserabile nonostante avessi mantenuto nel frattempo la cittadinanza italiana. Peccato“.
L’ex calciatore racconta le ultime stagioni da atleta: “Tornai negli States, dove i Cosmos mi riabbracciarono. Però era già un altro calcio, con campionati di tre mesi in primavera-estate più l’attività indoor, con le partite 6 contro 6 nelle cosiddette arene. 6 mesi a Montreal, poi Chicago e San Diego. A 29 anni cominciai ad allenare, conseguendo tutti i patentini americani e l’abilitazione Uefa A a Coverciano. Inoltre, già nel 1988 avevo iniziato l’attività imprenditoriale, con un negozio di articoli sportivi.
Adesso alleno i Miami United, in una categoria paragonabile alla C italiana. Guido una scuola calcio da me fondata a Sarasota, mi occupo pure di calciomercato curando i rapporti con l’MLS in qualità di agente. Sono tornato in Italia dal 2000 al 2007 con il Foggia Calcio, dove ho collaborato come scout per la prima squadra e il settore giovanile, sempre tramite Chinaglia a cui sarò per sempre riconoscente. Non ho rimpianti per la mia carriera. Ho vissuto anni importanti, forse era destino andasse così. Ho inseguito un sogno e sono riuscito a realizzarlo“, conclude De Matthaeis.