Nel gennaio 1984, poco dopo aver vinto la Copa América con l’Uruguay, il Santos voleva ingaggiarlo. C’erano personaggi come Serginho e Paulo Isidoro, che anni prima erano stati sconfitti dallo stesso Rodolfo Rodríguez e dai suoi compagni nella finale del Mundialito.
“Avevamo una squadra formidabile, ancora oggi ho contatti con loro. Era molto dura a causa dei viaggi, era un calcio molto diverso da quello di oggi”, dice.
E parla del più grande personaggio del Brasile e del Santos, Pelé, che conosce molto bene: “Ha aiutato la squadra a pagare il mio cartellino. Ha dato un assegno al suo avvocato, Samir Abdul-Hak, che sarebbe poi diventato presidente del Santos. Mia moglie e i miei figli andavano a casa di Pelé. Ho anche fatto molta amicizia con Samir che poi è diventato il padrino di mia figlia Sofía”. Con il Santos è stato campione di San Paolo, lo ricordano nella classica sfida contro il contro il Corinthians con il Morumbí di São Paulo al completo e i suoi compagni di squadra chelo hanno alzato al cielo dopo la vittoria. Lì rimane un idolo.
Da lì è passato allo Sporting Lisbona in Portogallo. Il presidente era del Mozambico, colonia portoghese, e lo prese con Ricardo Rocha, Douglas e Paulo Silas. Ma ha anche ingaggiato un allenatore uruguaiano che era un idolo del club del San Paolo e, per non parlare, del Peñarol: Pedro Virgilio Rocha.
“Pietro era un genio. Come persona, spettacolare. Devo ringraziare la vita che mi ha dato la possibilità di lavorare con tecnici come Roque Máspoli, Hohberg, Juan Mugica e Pedro Rocha, che sono stati fenomenali. È un orgoglio aver giocato e condiviso con loro spogliatoi e trasferte”, commenta.
Oggi vive in campagna ed è molto felice, anche se va regolarmente a Montevideo. È sempre stato un avido lettore e ama la storia, soprattutto è un appassionato dei fatti della Seconda guerra mondiale. In questo contesto, dice di avere “intere biblioteche” al riguardo. E aggiunge: “Ho visitato i luoghi dell’Operazione Walkiria (il luogo in cui gli stessi tedeschi tentarono di uccidere Adolf Hitler), Auschwitz e molti altri”.
Quando ha tempo gli piace andare a pescare, come quando era bambino e lo faceva nella baia di Montevideo. “Ho molti amici, grazie a Dio”, dice. Oltre a un figlio e una figlia, ha una nipote, Milagros, che vive a Ginevra, in Svizzera, e proprio di recente è venuta a trovarlo, per cui è più che felice, e anche un nipote, Bruno.
Rodolfo, il vincitore di mille battaglie, uno dei migliori portieri uruguaiani di tutti i tempi, vive il suo presente con il suo bestiame e le sue pecore, come fa da 27 anni e sostiene che “stare all’aria aperta, godersi la libertà e la natura, è spettacolare”.
Mario Bocchio
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Il campione del mondo che lavorava in una fabbrica di carne e che Pelé, per portarlo al Santos, ha messo lui i soldi: la vita di Rodolfo Rodríguez LEGGI LA PRIMA PUNTATA, LEGGI LA SECONDA PUNTATA