Nessuno ha vinto quanto lui sia indossando la maglia del Livorno che quella della Lucchese. Lui è Gaetano Salvi, ex calciatore di serie C tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli anni Novanta. Ce lo racconta Luca Tronchetti. Compie gli anni nel giorno della festa dei lavoratori (1 maggio), lui che con la sua flemma british non sembrava certo uno stakanovista del football, ma che era in grado con le sue giocate di far innamorare generazioni di tifosi. Tifoso dell’Inter, tennista mancato, titolare di una bancarella al mercatino americano di Livorno, oggi il calcio lo guarda in tv: “Gioco a tennis con gli amici ex calciatori Paolo Garzelli e Claudio Taddeini e mi sento ancora con gli ex compagni Spigoni, Bruni e Brondi, tutti livornesi come me. Allo stadio però non ci vado più. Guardo le partite dal grande schermo e la C spesso mi annoia. Mi piacciono i giocatori che amano il dribbling e sanno dare del tu al pallone: sono sempre di meno. Se chiudo gli occhi, facendo un paragone decisamente blasfemo, mi rivedo nel brasiliano Neymar. Nel panorama mondiale è il più forte di tutti”.
Due campionati vinti con il suo Livorno (1983-’84 dalla C2 alla C1, 1991-’92 dall’Eccellenza al CND (attuale serie D), altrettanti con la Lucchese (1985-’86 dalla C2 alla C1, 1989-’90 dalla C1 alla B): “L’emozione più grande l’ho avuta al debutto con la maglia della mia città. Avevo iniziato nella squadra rionale (Gs Campanile) e dopo tanta gavetta a 24 anni avevo coronato il sogno che inseguivo da bambino. Anche a Lucca ho avuto grandi soddisfazioni calcistiche e la consapevolezza di essere diventato un calciatore professionista”.
Quattro momenti diversi che hanno segnato le quattro promozioni conquistate nelle due piazze del cuore: “Il primo campionato vinto nel 1984 a Livorno è stato esaltante. Abbiamo concluso imbattuti. Ero un po’ criticato perché discontinuo e il mio ricordo della stagione è legato alla partita interna con l’Imperia. Punizione dal limite, Berlini me la tocca e io invece di tirare faccio due-tre dribbling ai difensori e infilo il portiere. Con la Lucchese due anni dopo non posso dimenticare la punizione contro l’Alessandria sotto la curva Ovest a meno di un quarto d’ora dalla fine. La palla che passa sopra la barriera e che s’infila alle spalle di Beccari con i tifosi in estasi”. La promozione in B con i rossoneri nella stagione 1989-’90 goduta a metà: “Il passaggio dal tradizionalista Melani all’innovatore Orrico è stato durissimo. Non giocavo molto e il mister faceva di tutto per demoralizzarmi. Io però, da livornese atipico, non ho mai reagito pensando di rispondere sul campo ad ogni provocazione. Anche nell’anno della promozione alla fine disputai 24 partite. La miglior prestazione? Sicuramente in casa con il Mantova.
Non vincemmo, ma fui il migliore e a quel punto anche per Orrico diventò durissimo tenermi in panchina. Il più grande errore lo commisi a fine stagione. Avrei potuto rimanere e debuttare tra i cadetti. Ma le sirene livornesi con Melani tornato in panchina mi catturarono. La squadra era costruita per vincere, ma finì malissimo”. Il Livorno fallì e ripartì dall’Eccellenza: “Restai nel campionato regionale e con Brilli in panchina vincemmo facile. Di quell’annata ricordo il gol in Coppa Italia di Eccellenza con il Civitavecchia nella fase finale. Punizione dal limite, faccio una sorta di finta e calcio la sfera che passa al lato della barriera e s’infila alle spalle del portiere. Il presidente Ceresana venne negli spogliatoi e mi chiese di fargli vedere come avevo fatto perché non lo riteneva possibile”.