Prosegue la rubrica “Anni da bere” le Nobili Maglie, una lettura particolare di quel calcio che ci piaceva tanto attraverso la nostra collezione anni ’70 e anni ’80.
Oggi presentiamo la seconda maglia della Salernitana indossata nel Campionato 1981-‘82. In quella stagione i campani arrivarono quarti in serie C1 girone B.
La maglia è bianca in lana a manica lunga con righine granata nel colletto a V e nei polsini – spiega Ciro Cassaneti -. Lo sponsor tecnico è NR e quello commerciale lo storico pastificio Antonio Amato, che per la prima volta comparve sulle maglie della Salernitana. Il n.14 granata è in pelle ed è cucito sulla schiena.
Questa maglia bianca fu indossata in varie partite del campionato, anche in casa, e tra gli altri anche da Fabio Vulpiani.
Negli Anni’80 la Salernitana giocava nello storico stadio Donato Vestuti, sito nel centro della città.
Anche per la stagione 1981-‘82, come per la precedente, la rosa della Salernitana viene rivoluzionata: l’obiettivo del presidente Filippo Troisi è il ritorno in Serie B. L’allenatore è Antonio Giammarinaro, il quale dopo risultati altalenanti in campionato viene sostituito per una settimana da Luigi Gigante e definitivamente da Romano Mattè, che porterà la squadra al quarto posto, vedendo così sfumata la promozione già a quattro giornate dal termine con la sconfitta a Giulianova.
In questa stagione il portiere granata Roberto Marconcini mantiene la porta inviolata per 829 minuti, record tuttora imbattuto per i campani. La Salernitana, con il quarto posto ottenuto, accederà alla nuova Coppa Italia che per la stagione successiva si allarga anche alle squadre della Serie C1.
Vulpiani trascorse quattro stagioni a Salerno. “Sono stati quattro anni dove sono stato molto bene. Ero giovane, provenivo dalla Paganese e nei miei quattro anni in granata sono migliorato molto sia tecnicamente quanto caratterialmente, anche grazie a tanti compagni di squadra che mi hanno aiutato in questo percorso di crescita. Poi, dopo Salerno, ho fatto diversi anni di C al Centro e al Nord in piazze come Trento, Fano, Alessandria, ma come si viveva il calcio a Salerno era decisamente un’altra dimensione. Di quei quattro anni, però, resta il rammarico di non essere riusciti a regalare alla piazza la promozione in Serie B. La cadetteria ci è sfumata sul più bello più volte per diverse circostanze. Peccato, perché se fossimo riusciti ad andare in B sarebbe stato un bel trampolino di lancio per Salerno e avremmo lasciato un ricordo importante”.
Ancora Vulpiani: “La mia rete più bella è il gol che fissò il punteggio della sfida contro il Taranto al ‘Vestuti’ proprio della stagione 1981-‘82 sul definitivo 2-0. Questo soprattutto per il significato di quella marcatura. La partita contro il Taranto rappresentava l’esordio in panchina di Romano Matté, chiamato al posto dell’esonerato Giammarinaro. Il nuovo tecnico mi mise in panchina e ci rimasi male, perché fino ad allora ero titolare. Entrai nel secondo tempo e siglai il gol del 2-0 grazie a un cross di Di Venere. Nel dopopartita, invece di rientrare negli spogliatoi, restai sul terreno di gioco assieme agli altri panchinari a svolgere un defaticante come voleva il mister. E mi ricordo che svolsi quell’allenamento tra gli applausi dei tifosi che rimasero sugli spalti dello stadio a incoraggiarmi e ad applaudirmi“.
Se dovessi spiegare cosa era il Vestuti a un tifoso della Salernitana che, per motivi anagrafici, non l’ha mai vissuto, cosa diresti?
“Lo spiegherei con questa metafora. Il solo salire la scaletta che portava al campo, con la curva sulla tua destra a 50 metri piena di tifosi e attaccata al terreno di gioco, mi faceva pensare al Colosseo di Roma che accoglieva i gladiatori. Sarà anche perché collocato al centro della città, ma davvero il Vestuti mi rimanda al Colosseo. E per giocarci, dovevi avere la forza caratteriale di vincere il contrasto con il pubblico che esprimeva sempre chiaramente tutti i suoi pensieri, sia nel bene che nel male“.