Babunski è una piacevole anomalia
Ago 17, 2022

Il Barcellona un tempo sponsorizzava l‘Unicef. Una volta dava rifugio a ribelli del mondo del calcio come Cruijff o Maradona. Anni addietro essere del Barcellona, giocare nel Barcellona, era un sentimento differente: il Barça è la squadra che è stata osteggiata dal franchismo – si è vista negare Di Stéfano, questo potrebbe bastare – e che ha saputo fare di questa sua eccezione ed eccezionalità un vanto, un orgoglio da portare sulla pelle. Il Barcellona era contro, era rivoluzione.

Adesso invece è la squadra che il bimbetto pettinato di turno prende alla Play Station perché piena di eroi positivi e amorfi, è quel club che saccheggia giovani giocatori in giro per il mondo e si vede negare sessioni di calciomercato, non è più rivoluzionario, non è nemmeno hipster. La decadenza dei valori, nel calcio e in società, ha colpito uno dei team più leggendari. Ma non del tutto: nel 2013 è cresciuta in seno ai catalani una mosca bianca. Una mosca rossa, anzi: David Babunski.

David Babunski non è un fenomeno. Ha fatto tutta la trafila nelle giovanili blaugrana dove è entrato quando ancora era minorenne ma nel 2016 si è trasferito alla Stella Rossa, altro club del quale ci sarebbe da parlare ampiamente, ma sarebbe un’altra storia. Gioca come trequartista o come ala sinistra e il fatto che stia a sinistra alcuni possono vederlo pure come un segno del destino. Ha la doppia nazionalità spagnola e macedone e con i Leoni Rossi ha esordito il 14 agosto 2013 contro la Bulgaria in amichevole, subentrando al 59′ al posto di Goran Pandev.

Cos’ha di particolare allora questo Babunski, giocatore dal cognome che sembra uscito da un film dei fratelli Coen? Ha sfruttato male la chance al Barcellona. Per capire però fino in fondo che personaggio sia Babunski bisogna andare al di là del terreno di gioco.

Bisogna sbirciare il suo profilo Twitter, recuperare le pagine del blog scritto anni or sono, fermarsi – se si è fortunati – a parlare con lui in un caffè di Belgrado o del Raval.

Nella Stella Rossa di Belgrado

Babunski è un pensatore, non è un giocatore. Certo, dirà qualcuno, facile comportarsi così quando si viene da una famiglia di calciatori e il conto in banca lo risana il Barcellona; di sicuro non è una vita difficile la sua, ma in un’epoca di calciatori stereotipati, di figure bidimensionali, Babunski è una piacevole anomalia.

Partiamo dalla persona: sa di non essere brutto e ci gioca molto, conosce la visibilità che offre il suo ruolo e la sfrutta in pieno, ma lo fa con una certa originalità. E qui si arriva al suo pensiero: studia filosofia, si definisce filosofo e calciatore, nella sua piattaforma Skyself dice di voler cercare la verità. Si professa di sinistra, ha ideali molto simili a quelli di Podemos, attacca il potere e dice di sentirsi sempre vicino al popolo.

Un esempio, il Barcellona B affossa il Sabadell in campionato e lui esulta su Twitter con una foto di gruppo di squadra affiancata a quella di Podemos appunto e scrive “Vittoria del popolo contro la corruzione“.

Altro esempio, sostiene la popolazione greca durante la crisi e scoppia in un grido di gioia quando Syriza vince le elezioni. Si fa promotore di politiche ecologiche, attacchi alle multinazionali, polemiche con le industrie farmaceutiche: dove vede anche un pizzico di capitalismo, ci si getta e morde. Lo fa alla sua maniera, che è a metà tra un counselor olistico e un narciso, ma almeno si dà da fare e mostra di avere un’idea. Accontentarsi è sbagliato, ma ben vengano giocatori di ventidue anni che hanno un’idea politica ben definita e esprimono le loro idee.

Con la nazionale macedone

Per Babunski una partita non è fatta di episodi, lo vedrete commentare un match sulle sue piattaforme ma mai con banalità trite e ritrite. Piuttosto posterà l’ennesimo attacco o messaggio di sostegno a una coalizione popolare in qualche parte del mondo, citerà un filosofo a caso e parlerà della ribellione che il 95% della popolazione mondiale – quella povera, ovviamente – deve fare contro il restante 5%.

Andava in giro con la Citroen C3 e la usava il meno possibile per non inquinare, viene chiamato dai compagni Il Sócrates della Masia e non ha paura a dare dell’idiota a chi lo governa. Dopo la Stella Rossa le esperienze in Giappone, Romania e Ungheria, dove attualmente indossa la maglia del Debrecen.

In Ungheria nel Debrecen

A ventidue anni c’è chi è già un calciatore finito e si fa la cresta e le sopracciglia per la discoteca più alla moda, Babunski invece passava e trascorre il natale ad aiutare i refugees. Oggi di anni ne ha 28.

Non sarà un Paolo Sollier o un Angel Cappa, è molto più simile a Ivan Ergic ma è più sicuro di sé: ce ne fossero però di giocatori con principi così solidi come Babunski. Gente libera di pensarla diversamente.

Fonte: Minuto Settantotto

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