Nella lunghissima storia del calcio italiano, tanti fratelli hanno condiviso gli anni di attività. Ma l’esempio della famiglia Cevenini rappresenta un unicum irripetibile: ripercorriamo la loro vicenda, che toccò l’apice nel 1920.
Una volta, si diceva che nelle famiglie di calciatori il terzo fosse il più talentuoso. Non si sottrasse a questa tradizione il quintetto dei fratelli Cevenini, figli di un lattaio e protagonisti di un momento unico nel pallone nostrano. Arrivarono tutti ad alti livelli per l’epoca, ma appunto “quello di mezzo” risultò avere una marcia in più: parliamo di Luigi, detto “Zizì” (1895-1968), descritto come “palleggiatore di classe eccelsa”, stella dell’Inter e dotato di notevole eclettismo, visto che ricoprì il ruolo di mezzala (sia destra che sinistra), centravanti, ala e addirittura centromediano, l’antesignano del libero. Disputò ben 32 partite in maglia azzurra con 11 reti all’attivo, score notevole. In carriera pure le maglie di Novese, Juventus, Messina, Peloro, Novara, Comense, Varese e Arezzo fino a oltre i 40 anni d’età. È stato anche allenatore in alcune delle sue ultime tappe come calciatore, che lo avevano visto fino in Inghilterra al Plymouth e testimonial pubblicitario.
Il primogenito era Aldo (1889-1973), cresciuto nel Milan come gli altri calciatori della famiglia. Pure lui in nerazzurro per una stagione, come centrattacco di valore, militò anche nel Milan – di cui fu player manager – e nella Lazio. Undici presenze in Nazionale (4 gol), era solito giocare con il ginocchio sinistro fasciato.
Cevenini II era Ciro Mario (1891-1987), professione terzino e poi arbitro, il quale lasciò l’Italia una volta terminata l’attività per trasferirsi in Argentina, dove lavorò come dirigente Fiat – alcune fonti menzionano invece la Pirelli – a Buenos Aires.
Il quarto fratelli rispondeva al nome di Cesare (1899-1996), che patì la Prima Guerra Mondiale al punto di ritornare in Italia a 17 anni con i piedi congelati. Ma fortunatamente riuscì a rimettersi in salute e a riprendere a calci l’amato pallone. Militò nell’Inter, prevalentemente come rincalzo, e in seguito al Brescia.
Il post calcio lo inquadra all’Arsenale di La Spezia. Infine Carlo (1901-1965), detto “Carletto”. Il quinto dei fratelli Cevenini giocò con Milan, Inter, Lazio e Pisa. Lavorò nelle Ferrovie dello Stato e da allenatore in Tunisia durante il fascismo. In generale hanno tutti avuto una vita abbastanza lunga, se non lunghissima.
La ciliegina sulla torta di questa storia già fenomenale per conto proprio, è data da un dettaglio incredibile: nella stagione 1920-‘21 giocarono tutti insieme nell’Inter, momento immortalato nella foto di copertina di questo articolo. Senza dimenticare che contro la Svizzera, nel 1915, Luigi e Aldo segnarono entrambi nel 3-1 del debutto azzurro di “Zizì”.
(Traccia sviluppata da: Calcio 2000, novembre 1999, pagina 30)