Silvio Longobucco, nato a Scalea il 5 giugno 1951, fu un ottimo difensore , uno di quelli che copriva tutta la fascia. Sapeva fare sia il marcatore che il fluidificante . Essendo molto veloce diventò famoso per i suoi recuperi.
«Il pallone era il mio sogno, tanto che a 15 anni mi beccai una squalifica, perché non avevo l’età per giocare in Prima Categoria. Arrivare in Serie A era il mio desiderio, ma la verità è che ho fatto una fatica tremenda a stare lontano dalla mia terra. A 14 anni mi prese il Torino e mi mandò ad Asti. Dopo 9 giorni ero già sul treno per la Calabria. La nostalgia mi ha divorato. Anche quando sono andato alla Ternana».
Nella squadra umbra gioca ottime partite; schierato da terzino o da stopper, è implacabile a marcare l’attaccante di turno: «Mi ricordo ancora il primo provino, una mezza comica. Da bravo ragazzo del Sud mi ero portato le scarpette con la suola in gomma. Da noi si giocava su campi in terra battuta, erba nemmeno a parlarne. Invece a Terni il campo era verdissimo. Non stavo in piedi. Ogni volta che dovevo fare uno scatto lasciavo delle buche per terra. Dopo venti minuti qualche anima pia mi procurò un paio di scarpe con i tacchetti. Il provino andò bene. Ma nel primo mese tentai per tre volte di scappare. Poi mi sono rassegnato. Alla Ternana sono rimasto due stagioni. Ho giocato tantissimo tra De Martino e Prima Squadra. Ma il desiderio era sempre di tornare a casa».
Cresciuto praticamente nella Ternana Longobucco esordì da professionista in Serie B, nel corso della stagione 1969-‘70, al termine della quale collezionò sei presenze. Dopo un’altra stagione a Terni (in cui totalizzò ventisei presenze), nel campionato 1971-‘72 fu acquistato dalla Juventus. Non c’è spazio, chiaramente, nell’undici di partenza, per Ossobuco – come lo chiama Haller non riuscendo a pronunciare il suo cognome – ma a Silvio la pazienza non manca. La Juventus va avanti per la sua strada, inanellando partite capolavoro e risultati da primato. Il campionato si gioca in volata e, nella volata, entra in scena anche Longobucco.
Esordì in Serie A il 21 maggio 1972 in occasione di un match esterno contro la Fiorentina. Nell’arco di quattro anni a Torino, Longobucco totalizzò 47 presenze realizzando un goal in Coppa Italia, vincendo tre scudetti (di cui due consecutivi) e partecipando fin dal primo minuto alla finale di Coppa dei Campioni del 1973, persa per 1-0 contro l’Ajax. «L’Ajax era fortissima, fu sbagliata la scelta di stare chiusi in ritiro per giorni interi dentro una vecchia fortezza. Rep ebbe grande fortuna, oltre ad essere stato scorretto. Mi tenne giù coni il braccio sinistro ed io non riuscì a saltare. Gol da annullare. Ma non andò così».
Nell’estate del 1975 Longobucco si trasferì al Cagliari, in cui giocò quattro stagioni in Serie A e tre in Serie B, totalizzando 172 presenze e tre reti, tutte segnate in B. Chiuse la carriera in Serie C1 nella stagione 1982-‘83 vestendo la maglia del Cosenza con cui vinse il Torneo Anglo Italiano.
Una pagina triste della sua carriera è rappresentata da un increscioso episodio: un cazzotto dato a Gorin del Milan in Juve – Milan. È lui a raccontarlo: «Mi provocò per tutta la partita e mi diede un cazzotto, che nessuno vide. Io aspetto il momento giusto e mi vendico. Per sfortuna gli spaccai la faccia ed usci in barella. In seguito mi scusai con lui, ma contro di me si scatenò una campagna di stampa dai toni vagamente antimeridionali o leghisti se preferisci. Anche Gianni Brera non si risparmiò. La sera alla “Domenica Sportiva” ci fu un testa a testa con Bettega che prese le mie difese».
Terminata la carriera, Longobucco ha investito in attività imprenditoriali e ha anche fatto politica, diventando consigliere comunale a Scalea.