Goran Pandev, l’Immortale. Novembre 2020.Con un gol riscrive la storia di un paese intero e realizza il sogno di una vita: portare la Macedonia del Nord agli Europei. Un suo sigillo, il numero 37 in Nazionale (è record) in 115 presenze (e anche questo è un record), ha steso la Georgia. Un tocco preciso di sinistro al minuto 56’ che porta la sua nazionale in Paradiso. All’età di 37 anni – è nato il 27 luglio 1983 – non smette mai di stupire. Pensare che avrebbe dovuto ritirarsi l’anno prima, ma ha deciso di continuare per cercare l’impresa. Centrata puntualmente. Con lui, in lacrime alla fine del match, sorridono il c.t. Igor Angelovski (più grande di Pandev di soli sette anni) e il tandem «italiano» Elmas-Nestorovski. La Macedonia è adesso inserita nel girone con Austria, Ucraina e Olanda.
Pandev – come ha scritto Salvatore Riggio sul “Corriere della Sera” – è un highlander vero: nella sua carriera per cinque volte è stato calciatore macedone dell’anno (2004, 2006, 2007, 2008 e 2010). Inizia con i «canguri» del FK Belasica, club nato nel 1922, che negli anni 80 ha vinto due campionati e che nel 2000 ha cambiato proprietà e logo.
È cresciuto nel mito di Darko Pancev, altro giocatore macedone che ha fatto la storia del suo paese e che con la Stella Rossa nel 1991 ha vinto la Coppa dei Campioni e l’Intercontinentale, ma che a Milano, all’Inter, viene ricordato più per i suoi clamorosi errori sottoporta (tanto da diventare protagonista di numerosissime puntate del programma satirico sportivo «Mai dire Gol») che per i gol che avrebbe dovuto fare in maglia nerazzurra. Ma come il suo mito, anche Pandev ha l’occasione di giocare con l’Inter, che lo acquista nel 2001 e dopo un anno con la Primavera (scudetto e Viareggio del 2002) lo gira in prestito allo Spezia in serie C nell’estate 2002 (26 presenze e cinque gol) e all’Ancona in serie A nel 2003 (21 gare e una rete). Nel 2004, però, le strade da Pandev e l’Inter si dividono.
Va alla Lazio in comproprietà nell’affare che porta Stankovic a Milano. I biancocelesti lo acquistano a titolo definitivo nell’estate 2006 e in cinque stagioni e mezzo disputa 191 partite segnando 64 gol, conquistando una Coppa Italia e una Supercoppa nel 2009, ma non è nemmeno convocato per la finale vinta contro l’Inter (2-1, l’8 agosto a Pechino). Infatti, la fine della storia con la Lazio è piuttosto burrascosa. Perché all’inizio della stagione 2009-‘10 Pandev viene messo fuori rosa a causa di alcune lamentele riguardo al mancato rinnovo del contratto. A seguito dei rifiuti del presidente Claudio Lotito di rescindere il contratto, il giocatore minaccia anche di adire le vie legali per perseguire il suo scopo, ossia lasciare i biancocelesti. Così il 23 dicembre 2009 viene accolto il ricorso di Pandev al collegio arbitrale della Lega. Il giocatore riesce a svincolarsi, mentre la Lazio viene condannata a pagare un risarcimento danni di 160mila euro al macedone, più le spese processuali. Così il 4 gennaio 2010 torna all’Inter e ci resta un anno e mezzo giusto in tempo per partecipare alla grande abbuffata della squadra allenata da José Mourinho che centra il Triplete: scudetto, Coppa Italia e Champions. Un traguardo mai raggiunto prima (e nemmeno oggi) da un’altra squadra italiana.
Nel frattempo, l’attaccante fonda il suo club in Macedonia. Si chiama Akademija Pandev e ha lo scopo di togliere centinaia di bambini dalla strada e fino al 2014 era un modo per mettere in mostra i ragazzi delle giovanili. La sua carriera in Italia continua al Napoli. Approda alle pendici del Vesuvio nell’estate 2011 e ci resta tre stagioni: 124 presenze, 22 gol, altre due Coppe Italia nel 2012 e nel 2014.
Poi l’addio anche all’Italia e il trasferimento in Turchia, a Istanbul, per indossare la maglia del Galatasaray. Un solo anno, il 2014-‘15, ma mette in bacheca un campionato e una coppa nazionale, per poi tornare in Italia, al Genoa. La notte della grande impresa in nazionale, con i rossoblù era alla sesta stagione, sempre in A. Un simbolo anche in Liguria (143 presenze e 26 centri). Ed eroe della Macedonia per la prima volta agli Europei. Un immortale che non smette mai di stupire.