Negli ultimi decenni, la Triestina ha vissuto momenti difficili. Dal primo fallimento societario del 1994 a oggi, infatti, il punto più alto è stato un quinto posto in Serie B nella stagione sportiva 2002-’03, a cui però sono seguiti altri anni deludenti, culminati con due ulteriori fallimenti, nel 2012 e nel 2016.
La Triestina 1982-’83: è promossa in B dopo diciotto anni!
Una caduta nel buio da cui la Triestina sta cercando oggi di risalire, ma la storia del club Giuliano ha conosciuto anche momenti altissimi, che le conferiscono oggi lo status di nobile decaduta del calcio italiano.
La formazione della Triestina 1947-48, seconda in Serie A.
Tra il 1928 e il 1957, infatti, gli alabardati hanno militato ininterrottamente nella massima divisione, conquistando anche qualche piazzamento prestigioso e annoverando tra le proprie fila campioni del mondo come Pasinati, Chizzo e Colaussi, tutti e tre presenti nella rosa dei convocati di Pozzo per il Mondiale del 1938 in Francia. Quell’edizione dell’allora Coppa Jules Rimet si conclude proprio con la vittoria azzurra sull’Ungheria per 4-2; nella finalissima, va a segno proprio Colaussi, autore di una doppietta. In quegli anni, tra le fila giuliane milita anche il triestinissimo Nereo Rocco, che in alabardato collezionerà, tra il 1930 e il 1937, ben 232 presenze, condite da 66 reti.
In quegli anni, il football italiano inizia a delineare la propria fisionomia: viene istituita la Serie A a girone unico; il baricentro del potere calcistico si sposta verso nordovest. In particolare, Milano e Torino iniziano a diventare le capitali del calcio italiano.
Il sodalizio triestino, che tra i suoi sostenitori vanta anche il poeta Umberto Saba (autore di diverse poesie dedicate alla squadra alabardata), arriva nella massima divisione nel 1928. Il massimo livello del campionato italiano si chiama allora Divisione Nazionale ed è divisa in due gironi, ma per l’ultima volta: dalla stagione successiva, infatti, il torneo verrà strutturato secondo la formula del girone unico. La Triestina, dopo il quarto posto ottenuto l’anno precedente nel proprio girone di Prima Divisione (che, contrariamente a quanto lascerebbe intendere il nome, è il secondo livello del campionato italiano), viene ammessa d’ufficio alla Divisione Nazionale e al termine di quell’annata si piazza al nono posto. Tale piazzamento, tuttavia, secondo le regole, non permetterebbe ai giuliani di disputare la stagione seguente nella nascente Serie A (che nel progetto originale della FIGC dovrebbe essere composta dalle prime otto di ciascuno dei due gironi della Divisione Nazionale). Nell’altro girone, però, Napoli e Lazio si classificano pari merito in ottava posizione. La Federazione, per non togliere a due città così importanti una rappresentanza in massima serie, decide allora di ammettere entrambe le squadre alla Serie A e di ripescare la Triestina per non disputare la stagione con un numero di squadre dispari.
Le stagioni che seguono si rivelano per gli alabardati ricche di soddisfazioni. Esordiscono in prima squadra i già citati Rocco, Pasinati e Colaussi; arrivano anche vittorie prestigiose contro avversarie del calibro di Juventus, Ambrosiana-Inter e Bologna (che in quegli anni è una delle squadre più forti d’Europa e che in Italia si aggiudica, tra il ‘29 e il ‘41, ben cinque scudetti); nel 1937-1938 gli alabardati si trovano addirittura a giocarsi il titolo per buona parte del campionato (che la Triestina concluderà poi al sesto posto, staccata di 5 punti dall’Ambrosiana campione). L’ultimo torneo disputato prima della Seconda Guerra Mondiale, nella stagione 1942/1943, si rivela più complicato per la Triestina che, complici le poche vittorie (appena 5 in 30 giornate) si classifica tredicesima e ottiene la salvezza solo dopo gli spareggi contro Venezia e Bari (saranno i “galletti” pugliesi a retrocedere in cadetteria).
Durante la guerra, il calcio si ferma. La città viene occupata prima dai tedeschi, poi dalla Jugoslavia. A guerra conclusa, Trieste viene trasformata in territorio libero e divisa in due zone, amministrate rispettivamente dagli angloamericani (Zona A) e dalla Jugoslavia (Zona B). Il campionato di Serie A riprende normalmente nel 1946, ma nella città giuliana giocano due squadre che militano in campionati di due Stati diversi (caso più unico che raro nella storia del calcio). Oltre ai rossoalabardati, infatti, a Trieste è attivo il Ponziana, che milita nel campionato jugoslavo e disputa le gare casalinghe proprio negli impianti triestini. L’amministrazione Alleata impone alla Triestina di giocare le proprie sfide casalinghe a Udine. E gli alabardati lo fanno, ma l’esito è disastroso: nella stagione 1946-’47, la Triestina arriva ultima in campionato, totalizzando appena 18 punti in 38 partite e patendo l’onta della retrocessione. E invece, il destino vuole che la Triestina rimanga in Serie A: la Federcalcio decide di ripescare il sodalizio giuliano, allargando per la stagione successiva a 21 società l’organico della massima divisione italiana: si tratta di un record, poiché mai nella storia era accaduto (né mai si ripeterà) che alla Serie A partecipassero un numero dispari di squadre. Si tratta, inoltre, dell’edizione con più partecipanti e più lunga della storia: ben 40 giornate.
Destino, già. Perché proprio la stagione seguente al ripescaggio si rivelerà la migliore della storia triestina in Serie A. Sulla panchina viene chiamato un personaggio che conosce bene l’ambiente: triestino di nascita e già calciatore alabardato, il Paron Nereo Rocco. Allenatore alla prima esperienza, Rocco è però dotato di grande sagacia tattica e pragmatismo. Consapevole del maggior tasso tecnico delle avversarie, il Paron porta al successo uno stile di gioco all’epoca poco conosciuto in Italia, che a molti osservatori fa storcere il naso perché concede poco allo spettacolo. Questo modo di giocare, che si basa sull’introduzione di un difensore in più (che, non avendo compiti di marcatura è detto libero) dietro la linea difensiva, passerà alla storia come catenaccio e diverrà marchio di fabbrica del calcio italiano dei decenni successivi. L’inizio è stentato: la prima vittoria arriva solo alla sesta giornata, ma è prestigiosa: i rossoalabardati espugnano Torino, battendo la Juve per 1-0, per poi bissare il successo la settimana seguente, stavolta in casa contro il Milan col punteggio di 2-0. La Triestina inanella ottimi risultati e subisce pochi gol (solo contro il Grande Torino subisce una scoppola pesantissima: 6-0 per i granata), facendo anche segnare una lunga striscia di imbattibilità durata ben 15 giornate.
Alessandria-Triestina 1-1, campionato 1947-’48.
Al giro di boa della 20°giornata, la Triestina è terza in classifica con 24 punti, alle spalle solo di Milan (30) e Torino (29) e davanti ad avversarie ben più blasonate, come Inter e Juventus (appaiate a 23 punti). Il rendimento degli alabardati si mantiene costante, arrivano anche risultati prestigiosi (come un’altra vittoria sulla Juventus alla 6° giornata di ritorno, ancora una volta per 1-0, o sull’Inter alla penultima, con un combattuto 4-3), qualche sconfitta (5 in tutto il girone di ritorno) che però si rivela ininfluente in termini di classifica, dato che le dirette concorrenti in graduatoria non riescono a scappare. Solo il Grande Torino ci riesce, inanellando vittoria su vittoria, segnando tantissimi gol (a fine campionato saranno ben 125: il record è tutt’ora, a 70 anni di distanza, ineguagliato) e staccando tutte le avversarie: concluderà il campionato con la 65 punti.
Subito dietro, la bagarre è intensa: il Milan rallenta visibilmente: solo 19 i punti raccolti dai rossoneri nella seconda parte di stagione. In particolare, dalla 24° giornata in poi il Milan subisce vince pochissimo, consentendo alle rivali di rientrare: alla 35° giornata sono soltanto due le lunghezze che separano i milanesi dagli alabardati.
Formazione tipo della Triestina nella stagione 1947-’48.
L’aggancio arriva alla 38.ma, quando i rossoneri cadono a Salerno per 4-3, mentre la Triestina batte l’Alessandria per 2-1 in casa. La Juventus, grazie ad una lunga serie positiva stacca entrambe di un punto, portandosi a quota 46, contro le 45 del duo Milan-Triestina. Le ultime quattro giornate sono intense e combattute: alla 39.ma tutte e tre le contendenti vincono, ma il 20 giugno, alla 40.ma giornata cadono tutte e tre: la Triestina perde a Genova per 2-1, la Juventus subisce lo stesso punteggio dal Bari, così come il Milan contro il Torino. Alla penultima giornata la Juventus pareggia, mentre Milan e Triestina fanno bottino pieno: la squadra bianconera viene raggiunta dalle due avversarie al secondo posto e rimandando il verdetto per il secondo posto all’ultima giornata.
Sulla carta il Milan è favorito, dovendo affrontare in casa la già retrocessa Alessandria, mentre la Juve ospita la combattiva Pro Patria e la Triestina va in casa dell’Atalanta, che in classifica segue immediatamente il terzetto di seconde. Tuttavia, anche nell’ultima gara di campionato, le tre contendenti perdono tutte: 3-1 la Triestina, stesso punteggio subito dal Milan, mentre la Juve ne prende addirittura 4 dalla Pro Patria.
La classifica finale vede dunque, alle spalle dell’imprendibile Torino, un terzetto composto da Juventus, Milan e Triestina. In quegli anni non si giocano ancora coppe europee e, in caso di arrivo a pari punti in classifica, si giocano spareggi solo nel caso in cui siano necessari per l’assegnazione di un titolo o per la retrocessione. La Triestina conclude dunque il campionato in seconda piazza, pari merito con due squadre di grande prestigio e qualità. Si tratta del miglior piazzamento di sempre per gli alabardati, che negli anni successivi non riusciranno a ripetere l’impresa e andranno incontro a un lento declino, che porterà il club giuliano a scendere di categoria al termine della stagione 1956-’57, dopo ben 28 stagioni consecutive in massima divisione. Il ritorno in Serie A è immediato, ma fugace: solo una stagione (1958-’59), che sarà anche l’ultima per gli alabardati in massima serie.
Rocco verrà allontanato nel 1950, dopo un ottavo posto, richiamato nell’estate del ‘53 e nuovamente esonerato dopo qualche mese senza riuscire a ripetere le gesta di qualche stagione prima, quando, con la sua sagacia tattica, col suo stile difensivo, aveva sorprendentemente messo in difficoltà club ben più blasonati. Quando il calcio operaio aveva spaventato il calcio nobile.
Epifanio Romano