Basta dare uno sguardo alle conferenze stampa prima delle partite per capire come Maurizio Sarri sia un personaggio unico nell’attuale panorama calcistico. La tuta indossata in ogni circostanza, l’atteggiamento burbero e talvolta presuntuoso e il linguaggio colorito sono solo alcuni aspetti che caratterizzano “il personaggio Sarri”. E’ facile etichettarlo come “rozzo”, “antisportivo” o “ignorante” ma se si analizza la sua carriera e la sua storia di vita si può osservare come si sia davanti ad un personaggio estremamente controverso ed indefinibile.
C’è un particolare sottile che lo differenzia da molti altri tecnici:l’allenatore toscano è uno dei pochi allenatori ad avere la passione per la letteratura, con una predilezione per Mario Vargas Llosa, Charles Bukowski e soprattutto John Fante. Sarri ha conosciuto l’autore italo americano dopo aver letto l’affermazione di Bukowski che paragonava Fante a Dio. Ha così letto tutti i suoi libri e ne è rimasto estasiato, tanto che nel suo periodo alla guida del Pescara è andato in “pellegrinaggio” a Torricella Peligna, paese originario del padre di Fante in provincia di Chieti.
Se John Fante fosse un autore contemporaneo e si interessasse di calcio probabilmente creerebbe un personaggio come quello di Sarri, una sorta di Arturo Bandini, protagonista di Chiedi alla polvere, in versione allenatore.
Maurizio Sarri, John Fante e il suo alter ego Arturo Bandini potrebbero essere i protagonisti di un romanzo costruito su tre storie.Un viaggio che porta alla gloria e alla realizzazione attraverso un percorso tortuoso e del tutto personale. Come Fante e Bandini, Sarri è di umili origini: pur essendo toscano nasce a Napoli perché il padre Amerigo era un gruista all’Italsider di Bagnoli. Sarri senior ha un passato da ciclista dilettante interrotto dopo il matrimonio con la moglie Clementina, operaia in una ditta di cornici. Il nonno si distinse come partigiano durante la seconda guerra mondiale: la sua impresa più grande fu aver recuperato e nascosto i piloti di un aereo americano abbattuto e averli consegnati agli inglesi quando passarono il fronte.
Nonostante venga educato al ciclismo fin da piccolo, il calcio è la grande passione del giovane Maurizio. Coerentemente con il proprio carattere duro diventa un difensore arcigno e crudo. La carriera da calciatore è di breve durata e non è degna di nota: Sarri fa diversi provini con alcune squadre professioniste ma finisce Fligine, con la quale gioca fino a 23 anni, quando un infortunio mette la parola fine ai modesti sogni di gloria. Il figlio del gruista di Bagnoli senza il calcio non sa stare e inizia così prestissimo la sua avventura in panchina, allenando prima lo Stia e poi il Favella, che militano in Seconda Categoria.
L’allenatore toscano è consapevole che di soli campi polverosi non si campa, specie se non si ha un nome di grido e se all’anagrafe si è Maurizio Sarri, all’atto pratico un signor nessuno. Ecco così la necessità di fare qualcos’altro, un’attività che può sembrare quanto di più distante ci possa essere dai propri sogni. John Fante svolse svariati lavori per sopravvivere e per allontanarsi dal padre con cui aveva un rapporto conflittuale. Proprio queste esperienze di vita rappresentarono l’essenza delle sue narrazioni. Storie di vita crude, raccontate con il talento di uno degli scrittori più originali della letteratura americana del novecento. Sarri è invece più fortunato e disciplinato, ha un buon rapporto con la propria famiglia, completa gli studi e poi trova lavoro come bancario presso la Montepaschi. La carriera in banca gli permette di collezionare esperienze a Londra, in Germania, Svizzera e Lussemburgo. Contesti e gruppi diversi con vari tipi di umanità che si confrontano. Nulla di più utile per crescere professionalmente ed umanamente e per capire il valore dell’organizzazione e della capacità decisionale. Nulla di più utile per chi sogna di allenare i migliori giocatori del mondo, anche se in quel momento la banca e il calcio sembrano due universi contrastanti.
John Fante compie la scelta più drastica della sua vita a ventuno anni, quando lascia il Colorado per andare a Los Angeles per provare a coronare il proprio sogno di scrittore. Un salto nel buio sotto certi aspetti simile a quello compiuto da Sarri nel 1999 quando decide lasciare il lavoro in banca per dedicarsi esclusivamente alla carriera di allenatore svolgendo “l’unico mestiere che avrebbe fatto gratis”. L’ appartamento a Bunker Hill per Fante e la panchina del Tegoleto per Sarri. Sotto certi aspetti due facce della stessa medaglia. Quello che segue è una lenta crescita: I risultati di John Fante e del suo alter ego Bandini arrivano lentamente e fanno da contraltare a miseria, delusioni e contraddizioni.
Il percorso di Sarri è più tranquillo e regolare: nel giro di tre stagioni porta il Sansovino dall’Eccellenza alla C2 e poi la Sangiovannese in C1 in due stagioni. La scalata procede tra qualche periodo di crisi, che per sua fortuna dura meno dei tredici anni che passano tra Chiedi alla polvere e Una vita piena nella produzione letteraria di John Fante. Il percorso di Sarri è un costante progresso che lo porta presto sulla panchina di squadre di Lega Pro e in seguito di Serie B. Aspetta primavera, Bandini è staro per John Fante il primo grande successo letterario. Per Maurizio Sarri questo momento può essere rappresentato con il passaggio all’Empoli nel 2012. Il tecnico toscano prende in mano la squadra nel presidente Corsi quando si trova nei bassifondi della classifica di serie B, riesce a portarla ai play off nel suo primo anno in Toscana e poi in serie A nella seconda stagione.
Ecco che l’”ex impiegato”, come viene soprannominato, compie il proprio miracolo. Il figlio dell’operaio dell’Italsider arriva così in serie A a 55 anni. La prima stagione nel massimo campionato italiano è un trionfo: l’Empoli attua un gioco spettacolare che culmina con una salvezza tranquilla a quattro giornate dal termine. Si accendono così i riflettori sulle stravaganze di questo personaggio fuori dagli schemi. Viene infatti ribattezzato mister 33, per la passione per gli schemi da calcio d’angolo e per la tattica di gioco. Come Arturo Bandini ama il fumo in maniera smisurata e patisce oltremodo non poter ricorrere alla sua amata sigaretta in durante le partite. Riesce sempre a trovare qualcuno che gli passa un tiro di soppiatto. Leggenda narra che nell’ultimo anno a Napoli durante una trasferta nello stadio del Lipsia in cui è tassativamente vietato fumare, si sia fatto mettere uno sgabbiotto apposta per poter fumare con i suoi collaboratori.
Se John Fante è un autore conosciuto e apprezzato ai giorni nostri lo si deve soprattutto all’intercessione di Bukowski che si è adoperato per diffondere e promulgare la sua opera. L’incontro che cambia la vita di Sarri è invece quello dell’estate 2015 quando il patron del Napoli Aurelio De Laurentis decide di affidargli la panchina del Napoli. Non vi è paragone meno azzeccato e più oltraggioso che quello tra Bukowski e De Laurentis. Alla prova dei fatti, però, entrambi si trovano ad elevare un personaggio che aveva compiuto il proprio percorso “in mezzo alla polvere”. Vi è poi una differenza sostanziale poiché Bukowski adorava Fante e conosceva il significato del suo percorso di vita. Si conobbero in ospedale, con John Fante già malato. Bukowski era emozionato come un bambino e fu una delle poche volte in cui si presentò ad un appuntamento sobrio. La scelta del patron del Napoli De Laurentis sembra invece basata principalmente sul risparmio dopo l’esperienza a luci ed ombre con Benitez.
Per Sarri l’arrivo a Napoli è un sogno che si realizza visto che si tratta di un ritorno nella città in cui è nato e sulla panchina della squadra per cui ha sempre tifato. De Laurentis e Sarri sono due personaggi agli antipodi: il primo è estremamente spettacolare e figlio di un ambiente ricco e borghese, l’altro concreto e popolare. Nella prima stagione le incomprensioni non mancano ma superato qualche problema iniziale il Napoli ingrana in maniera imprevedibile e a fine girone di andata è campione d’inverno. Il giocatore simbolo è il bomber Gonzalo Higuain che in estate sembrava sul piede di partenza e invece viene rigenerato dal tecnico toscano. Nonostante i successi sul campo, non mancano le difficoltà, soprattutto a livello mediatico. L’incidente più increscioso capita quando Sarri viene accusato dal più smaliziato Mancini di epiteti omofobi a lui rivolti al termine un pirotecnico Napoli-Inter di Coppa Italia culminato con l’eliminazione dei partenopei. Sembra davvero Bandini, con il suo razzismo mal celato. Sarri però è un uomo colto e particolarmente sensibile a certe tematiche. Non nega le accuse, riconosce l’errore, ma sottolinea come non ci fosse nulla di omofobo da parte sua. E’ un figlio del popolo, quando si è arrabbiati si parla così, senza pensare troppo alle accuse che vengono rivolte, per lui sono epiteti che iniziano e finiscono su un campo di calcio. E’ difficile per un personaggio come Maurizio Sarri contrastare l’ipocrisia di un mondo attento più alla forma che all’essenza. Il tecnico toscano in questo momento è come Arturo Bandini in alcuni estratti di Chiedi alla polvere: l’alter ego di John Fante è estremamente a suo agio quando deve scrivere il romanzo su Vera Rivken come l’allenatore del Napoli è bravo a leggere le partite e a plasmare un gruppo. Quando però Sarri è in conferenza stampa è un Bandini al bar in cui lavora Camilla Lopez ed ecco che vengono fuori le insicurezze che spesso si tramutano in una mal celata aggressività.
Nel prosieguo della stagione 2015-’16 il Napoli deve cedere il passo ad una Juve troppo forte. La rimonta dei bianconeri culmina nello scontro diretto risolto da un gol abbastanza fortunoso di Zaza, al quale Sarri reagisce lanciando gli occhiali in panchina, in un impeto di spontanea quanto condivisibile rabbia. A fine stagione la stessa Juve paga la clausola rescissoria per Higuain, che nella stagione aveva realizzato 36 gol. Sarri si lamenta, se la prende con il fatturato superiore degli altri club, è sempre un Bandini che vede gli altri realizzarsi e pensa di non essere da meno, di pagare esclusivamente le circostanze avverse. Come per John Fante ha un’impellente necessità di vedere confermato proprio talento. Per chi ha visto tanta polvere arriva il momento in cui si desidera arricchirsi. Il giocattolo Napoli plasmato dopo la partenza di Higuain è ancora più bello. Le varie esperienze in panchina hanno insegnato al tecnico toscano ad essere meno integralista dal punto di vista tattico. Scopre così che “il bambino che c’è in ogni giocatore non va mai spento. Non va mai represso l’aspetto ludico perché quando un giocatore si diverte rende il doppio ed è uno spettacolo meraviglioso”. Sarri si inventa così il tridente basso, con Mertens-Insigne- Callejon in attacco visto che Milik, sostituto designato di Higuain, passa più tempo in infermeria che in campo. In poco tempo tutti concordano che il gioco un gioco attuato dal Napoli sia il più divertente d’Italia con il San Paolo che non vedeva una squadra giocare così bene dai tempi di Maradona. La seconda stagione vede i partenopei concludere al terzo posto con ben 86 punti. Lo stesso accade il terzo anno, quello che sembra essere buono, ma che vede la formazione di Sarri arrivare stremata nel finale di stagione, forse per le rotazioni troppo corte. Il Napoli perde lo scudetto contro una Juventus ancora troppo forte pur avendo totalizzato 91 punti, record per una squadra arrivata seconda.
L’ultimo libro di John Fante è Sogni di Bunker Hill che rappresenta la chiusura della saga di Arturo Bandini, scritto un anno prima della morte avvenuta l’ 8maggio 1983. Secondo molti è il suo libro più bello, di sicuro è il più sofferto visto che è stato scritto quando lo scrittore americano era diventato cieco e senza entrambe le gambe a causa del diabete. L’opera è stata interamente dettata alla moglie che l’ha trascritta fedelmente. Non c’è paragone tra un libro del genere e la storia di un allenatore di calcio. John Fante ha conquistato la sua parte di gloria, purtroppo in gran parte postuma mentre Sarri a 60 anni è ancora un allenatore in rampa di lancio. Sa benissimo che “il sacrificio vero è alzarsi alle sei del mattino per andare a lavorare in fabbrica, non correre dietro ad un pallone.” Il suo lavoro è un bellissimo gioco che gli regala “l’adrenalina delle partite”, di quella sensazione che lo fa “arrapare fin dalla sera prima, anche se si tratta solo di partite amichevoli”. Il fatto che non abbia vinto lo scudetto a Napoli e che alla fine De Laurentis abbia deciso di liberarsi di lui è per sua natura secondario. La sua storia è in pieno divenire e ora si è trasferito a Londra, per cercare di vincere un titolo con il Chelsea. La giacca e la cravatta della prima conferenza stampa sono state una piccola concessione ad un canovaccio conosciuto: un ottimo inizio, l’inevitabile flessione, qualche battibecco con la stampa e l’arrivo a Londra del figliol prodigo Higuain, con cui ha in comune il desiderio di togliersi di dosso la fama di eterno incompiuto. Maurizio Sarri è sempre lo stesso, duro e austero ma tremendamente sincero. L’Europa League conquistata non sembra aver risolto il dubbio amletico tra allenatore vincente o perdente. Avrebbe potuto farlo, forse, solo la vittoria della Champions con la Juve. Ma Maurizio Sarri, nonostante uno scudetto, non è riuscito a trasformare definitivamente la polvere in gloria. La vita è ricominciata da Roma, sponda Lazio.
Valerio Zoppellaro