Erling Haaland è semplicemente inarrestabile. Ma se le statistiche impressionano, le sue doti caratteriali lasciano ancor più attoniti. La grinta che trasuda sul manto erboso è linfa vitale per questo calcio popolato da tuffatori e mancate pop star. Erling non attacca la profondità, la divora; non cerca la sfera, ci si avventa; non vuole solo giocare, anela il combattere. I suoi 194 cm e 87 kg permettono al suo animo guerriero di esprimersi meravigliosamente ma i segreti del suo successo non sono solo doni di natura.
La meditazione, l’ossessione per la crioterapia ed un preparatore atletico personale giocano un ruolo altrettanto fondamentale, ma il suo vero asso nella manica è Alf Inge, suo padre. Alf – come racconta Andreas D’Agosto su “Barbadillo” – è stato un mediano ruvido, concreto, uno che non tirava mai via la gamba neanche davanti a famigerati macellai come Roy Keane. Sarà proprio il burbero irlandese a costringerlo al ritiro vendicandosi per un’entrata subita anni prima.
Gli insegnamenti di Alf lo hanno forgiato, primo tra tutti dare sempre il massimo. Il piccolo Erling gli ha dato ascolto e fin dalla tenera età ha praticato vari sport così da sviluppare al meglio l’agilità, la potenza e la velocità.
Il giovane norvegese detiene ancora il record del mondo U5 in salto in lungo da fermo (1,63m). Ma il ruolo di suo padre non si ferma qui. Sua è stata infatti l’ultima parola nelle tante scelte importanti che Erling ha dovuto compiere. Mino Raiola e il Red Bull Salisburgo rientrano tra queste. Dopo una rapida esplosione in Eliteserien, prima con il Bryne e poi con il Molde, l’intraprendenza del procuratore italiano e la filosofia spregiudicata della squadra austriaca si dimostrano il passo più giusto. Raiola studia per Erling un percorso che sembra riflettere quello compiuto da Zlatan Ibrahimovich, suo idolo di infanzia e continua fonte di ispirazione. È facile in questo caso lasciarsi andare a paragoni, ma avrebbero il mero valore di chiacchiera da bar dello sport. Il 17 settembre 2019 Haaland si presenta al grande pubblico esordendo in Champions League contro il Genk.
Gli bastano 103 secondi per spingere in porta il suo primo pallone europeo e soli 45 minuti per siglare una tripletta. È nata una stella e le grandi d’Europa già se lo litigano. Prima però avrà modo di dimostrare definitivamente il suo valore contro Napoli e Liverpool, siglando altre 4 reti. Nella finestra di mercato invernale il Borussia Dortmund vince l’agguerrita concorrenza, rivelandosi l’ennesima scelta azzeccata.
Giocare in una società storica che punta sui giovani sospinta da una passione irrefrenabile non può che esaltare la sua voglia di competere. Al primo match con i Nerogialli parte dalla panchina. Il Borussia soffre particolarmente l’Augusta e al 56’ quando Haaland sostituisce Piszczeck è sotto per 3-1. Gli servono 183 secondi per segnare il primo goal, un diagonale mancino ispirato da un grande assist di Sancho. Ma la sua fame è insaziabile.
Dopo il pareggio dello stesso Sancho consegna definitivamente la vittoria alla sua squadra con altri due goal. Ennesima tripletta all’esordio. Saranno 16 le reti siglate in metà stagione di cui 2 nell’andata degli ottavi di Champions contro il PSG. Il ritorno a Parigi però non gli sorride e Neymar e compagni lo deridono imitando la sua ormai celebre esultanza.
L’episodio, lungi dall’essere una semplice goliardata, dimostra quanto terrorizzi i suoi avversari, costretti ad esorcizzare il pericolo appena sventato facendone oggetto di ilarità. Da allora è sempre protagonista, confermando le sue immense potenzialità. Il gigante scandinavo viaggia praticamente ad una media di un goal a partita, fissando nuovi standard per il centravanti perfetto. Solo il tempo potrà dirci quali vette riuscirà a conquistare, ma l’atteggiamento con cui le affronterà è già chiarissimo: a testa alta, lottando senza paura su ogni nuovo pallone.