È stato uno dei migliori difensori transitati dal Santiago Bernabéu. José Antonio Camacho ha segnato un’epoca nel Real Madrid e in nazionale per le sue qualità difensive ma, soprattutto, per il suo spirito di sacrificio, la dedizione e la sua voglia di vincere. Era il Gran Capitano della nave bianca.
Camacho aveva sei anni quando ha iniziato a calciare un pallone per la prima volta. Le sue enormi qualità calcistiche lo hanno portato a giocare con l’Albacete Balompié nella Primera Regional. Le sue sorprendenti prestazioni han fatto sì che il Real Madrid mettesse gli occhi su di lui e, dopo aver effettuato alcuni test, lo ha ingaggiato nel Castilla, la storica succursale: siamo nel 1973. Il murciano si è distinto nella filiale, diventando uno dei pilastri della squadra. Prima di concludere la stagione 1973-‘74, Camacho fece il salto nella prima squadra guidata da Luis Molowny. Da quel momento ha sigltaouna carriera straordinaria con la maglia dei Blancos.
Nemmeno il gravissimo infortunio al ginocchio subito nel 1978, che lo tenne fuori dal campo per quasi due anni, gli impedì di festeggiare la conquista di più di una dozzina di titoli.
Dopo quasi 600 partite ufficiali con il Real Madrid e 81 con la nazionale, l’uomo di Cieza ha appeso le scarpe al chiodo nel 1989. Ma non ha lasciato il club. Camacho è rimasto come allenatore nelle categorie inferiori ed è stato il secondo di Alfredo Di Stéfano e il primo nel 1998 e nel 2004.
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Si è anche seduto sulle panchine del Rayo Vallecano, del Siviglia, dell’Espanyol, del Benfica, dell’Osasuna e delle nazionali spagnola, cinese e del Gabon. Al Benfica è riuscito a vincere l’unico trofeo della sua carriera, la Coppa del Portogallo nel 2004 contro il Porto di José Mourinho, aggiudicandosi la finale per 2-1 ed evitando alla squadra dello Special One di conseguire il Treble. Rimane il rammarico che solo in due brevi periodi distinti, ha potuto allenare il suo club di sempre, il Real Madrid.
Mario Bocchio