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Tra i paradossi del calcio europeo nel 2021, l’anno della secessione della Superlega, c’è una novità che sa quasi di contrappasso. È la squadra di un Paese che si iscrive per la prima volta alla Champions, la coppa più ricca: la Moldova, nelle statistiche economiche, risulta tra i più poveri del continente, con le rimesse degli emigrati (oltre un quinto della popolazione di 3,5 milioni) pari al 23% del Pil nazionale. Ma la matricola Sheriff Tiraspol non è solo il club semisconosciuto che battezza il depresso calcio moldavo al torneo più competitivo del mondo.
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È anche la squadra – come racconta Enrico Currò su “Repubblica” – di una città che vanta un singolare primato: è la capitale di una piccola repubblica separatista, la Transnistria filorussa stretta tra la sponda orientale del fiume Dnestr e l’Ucraina, che nel settembre 1990 dichiarò la propria indipendenza, senza essere stata riconosciuta a tutt’oggi a livello internazionale, se non dalla Russia stessa: ha mezzo milione di abitanti, più o meno equamente ripartiti tra moldavi, russi e ucraini, “la cui élite – scrive un recente rapporto dell’Ispi, l’Istituto per gli studi di politica internazionale – è erede dei funzionari e militari reduci dalla caduta dell’Urss”.
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Ha il russo come lingua ufficiale (nel resto della Moldova e a Chisinau, la capitale, si parla il moldavo, considerato dai linguisti una variante del romeno), moneta propria, elezioni proprie, un esercito, un governo, la polizia e naturalmente la dogana alla quale mostrare il passaporto. Così i calciofili di tutta Europa scopriranno grazie al pallone la storia della Transnistria e del suo misterioso club. Fondato nel 1997 – e vincitore da allora di 19 campionati, di 9 Coppe nazionali e 7 Supercoppe, avendo soppiantato lo Zimbru Chisinau – il Fc Sheriff aveva in verità già sfiorato la qualificazione alla Champions, uscendo in extremis ai play-off, e ha comunque già giocato per tre volte nella fase a gironi dell’Europa League. Stavolta ha centrato l’obiettivo principale, eliminando una rivale decisamente illustre come la Dinamo Zagabria.
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Ma già nel turno precedente aveva estromesso addirittura una vincitrice della Coppa Campioni come la Stella Rossa Belgrado, dopo essersi sbarazzato nei preliminari degli albanesi del Teuta e degli armeni dell’Alashkert. Non si tratta, insomma, di una squadra povera: porta infatti il nome del gruppo Sheriff, compagnia avviata nel 1993 da due ex membri del Kgb e via via cresciuta con rami aziendali nel commercio, nell’edilizia, nell’editoria, nel petrolio e un’evidente influenza politica.
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Il calcio è diventato nel tempo per la discussa Sheriff un affare e un veicolo d’immagine: lo stadio da 14.300 posti è considerato un gioiello, così come l’annessa cittadella sportiva. Tra gli allenatori che si sono seduti sulla panchina dei gialloneri c’è stato anche un italiano, l’ex centrocampista di Cesena, Atalanta e Napoli Roberto Bordin, attuale ct della Moldova.
L’eroe di oggi è Yuryi Vernydub, ucraino, 55 anni, mentre nella multinazionale sul campo (giocatori di Grecia, Colombia, Brasile, Perù, Trinidad e Tobago, Lussemburgo, Ghana, Guinea, Serbia, Russia, Bosnia, Malawi, Slovenia e naturalmente Moldova) l’idolo è il ventiseienne maliano Adama Traoré, autore della decisiva doppietta dell’andata, nel 3-0 alla Dinamo Zagabria. Tiraspol festeggia la sua prima Champions: in nome della Moldova o della Transnistria, stavolta, sembra quasi un dettaglio.