Prima del ricorso smodato e scientifico al turnover ci sono stati dei giocatori che hanno interpretato al meglio il ruolo di seconda linea. Nel basket si chiama “sesto uomo”, il primo cambio di ogni allenatore. Gente come Anselmo Robbiati, per tutti Spadino. Punta all’occorrenza trequartista e fantasista di scorta che ha fatto spesso le fortune della Fiorentina con un passaggio da meteora al Napoli e all’Inter. Anselmo Robbiati è nato a Lecco il 1º gennaio del 1970. Nel Monza fa tutta la trafila delle giovanili e inizia la sua carriera da pro in serie C. Qui, in Brianza, il suo compagno di squadra Giovanni Stroppa, gli affibbierà il soprannome “Spadino“, per una certa somiglianza con un personaggio della popolare serie tv Happy Days.
Al Monza Robbiati gioca 135 partite e segna 20 reti con due promozioni dalla C alla B richiamando l’interesse della Fiorentina che dopo la sciagurata retrocessione dalla A, riparte dalla serie B nel 1993-‘94. Le giocate e i gol di Robbiati riportano immediatamente i viola nella massima serie. Ma la famiglia Cecchi Gori ha grandi obiettivi: prende Marcio Santos, Rui Costa e soprattutto Batistuta che fa coppia in attacco con Baiano. Spadino si accomoda in panchina, gioca poco, segna ancor meno, solo un paio di gol in Coppa Italia. In attacco è solo un rincalzo, al pari degli altri “cambi” Flachi e Banchelli. Va meglio l’anno dopo quando Ranieri riesce a utilizzarlo al meglio, seppur spesso sempre dalla panchina. Segna 6 reti in campionato e vince la Coppa Italia (una rete nei preliminari) giocando da titolare la finale di andata con l’Atalanta. Pochi mesi arriva anche la Supercoppa Italiana con la vittoria a San Siro contro il Milan firmata da una doppietta di Batistuta, per Robbiati una decina di minuti nel finale.
L’anno successivo, ‘96-‘97, alla Fiorentina arriva un altro pezzo da novanta in attacco, Lulù Oliveira ma Spadino Robbiati continua a ritagliarsi i suoi spazi, in campionato e in coppa. Sono 11 i gol in serie A, con tanto di rete a Milan e Juve che fanno esplodere il Franchi. In Coppa delle Coppe arriva anche un gran gol allo Sparta Praga che vale la qualificazione con la Fiorentina che arriva fino in semifinale facendo tremare il Barcellona del “fenomeno” Ronaldo. Resterà questo il suo migliore anno a Firenze.
“Ranieri è stato sicuramente l’allenatore con cui ho legato di più” dirà in seguito. In panchina alla Fiorentina arriva Malesani che prende il posto di Ranieri, in attacco c’è il chiacchierato Edmundo. Robbiati continua a fare dentro e fuori dal campo, segna ancora un gol alla Juve, nel 3-0 del Franchi; saranno in tutto 6 le reti. Malesani non convince appieno e l’anno dopo c’è il grande Trapattoni per tentare finalmente di riportare lo scudetto a Firenze.
Sarà forse l’anno più difficile per Robbiati che gioca poco nonostante la libera uscita concessa per il Carnevale di Rio a Edmundo che coincide con l’infortunio di Batistuta e frena la corsa in testa di quella Fiorentina che poi arriverà terza. Solo un gol in ciascuna delle competizioni e un addio annunciato. Il Napoli di Novellino sceglie Robbiati per la squadra che deve fare il suo ritorno in serie A. Spadino gioca 20 partite, segna 2 gol: “Non fu una stagione esaltante sotto il profilo personale, ma facemmo una cavalcata verso la A incredibile e alla fine venimmo promossi nella massima serie”. Robbiati non resta a Napoli che gli preferisce Moriero.
Nello scambio Robbiati va all’Inter (dove ci giocò il padre Luigi negli anni ’50). Ma di fatti non scende mai in campo, allenandosi solamente da agosto a gennaio del 2001, per poi passare in prestito al Perugia, sempre in serie A, dove riesce a realizzare anche 3 reti in 12 partite nella salvezza degli umbri. Ripassa dalla Milano nerazzurra, ancora senza fare un minuto e torna a Firenze dove squadra e società sono allo sbando in pieno fallimento. Robbiati in seguito trova spazio ad Ancona, Grosseto, Monza e Como per approdare al Figline con un altro grande bomber d’annata, Enrico Chiesa. Qui vivrà una sorta di seconda giovinezza contribuendo al salto della squadra toscana dalla serie D alla C.