In campo lo chiamavano Saint Gary e mai soprannome fu più meritato. Complicato, persino per un attaccante, passare un’intera carriera fatta di quasi 650 partite tra club e nazionale (con all’attivo 329 reti) senza mai prendere un cartellino giallo. Ancora oggi, a sessant’anni, Gary Lineker ha certamente voglia di scherzare.
Magari non in campo, ma davanti a un microfono. L’ex attaccante nella sua seconda vita non si è allontanato dal calcio, anzi, con la sua ironia è diventato forse il più celebre volto televisivo del Regno Unito come conduttore della storica trasmissione Match of the Day. Già, proprio quella che ha condotto in mutande dopo una promessa un po’ troppo avventata nell’anno in cui il suo Leicester ha vinto la Premier League.
Eppure, l’episodio più celebre della sua carriera non è un gol, magari uno di quelli con cui è diventato capocannoniere del Mondiale 1986 in Messico. E neanche la tripletta con cui ha deciso un Clásico nel 1987, quando indossava la maglia del Barcellona.
No, il momento per cui molti lo ricorderanno arriva durante Italia ’90, nel match dei Tre Leoni contro l’Irlanda al Sant’Elia. Una partita passata alla storia perchè Lineker… se l’è fatta sotto in campo, come ha raccontato con una buona dose di ironia al podcast di Match of the Day: “Era la prima partita del Mondiale ed ero stato male tutta la notte, mi ero alzato più volte con problemi di diarrea. Ma non volevo dirlo a Bobby Robson, perchè pensavo non mi avrebbe schierato e io come sempre volevo giocare”.
Peccato che il corpo la pensi altrimenti: “A inizio partita stavo bene, poi dopo 20 minuti ho iniziato ad avere dolori. Ma ho resistito fino all’intervallo e pensavo di averla scampata. Usciamo per il secondo tempo e dopo dieci minuti comincio ad avere di nuovo dolori. E ho pensato ‘ok, questo è un problema’. Il pallone è arrivato dalle mie parti, sono andato per un contrasto, poi sono caduto, mi sono rilassato per un secondo e… boom. Arriva Gary Stevens che mi chiede cosa sia successo e io gli rispondo ‘mi sono c****o sotto!’. Per fortuna che quel giorno avevo i pantaloncini blu. Alla fine Robson mi ha cambiato, ma lo stadio aveva il tunnel dall’altra parte delle panchine, quindi sono anche dovuto andarmi a sedere con i miei compagni. E dalle immagini si vede che tutti mi evitavano”. Non proprio una storia da raccontare con tanta allegria. A meno di non essere… Saint Gary Lineker!