Ciao Phil! Masinga, calciatore sudafricano che aveva vestito le maglie di Bari e Salernitana, è morto a 49 anni.
Con la maglia della Salernitana.
Il calcio africano perde una delle sue bandiere. L’attaccante sudafricano lottava da tempo contro una grave malattia ed era ricoverato da dicembre a causa dell’aggravarsi delle sue condizioni di salute. Ad annunciarne la morte è stato Buddha Mathathe, presidente della South African Masters: “Se n’è andato, la nostra leggenda è scomparsa. Non è giusto. E’ una tragica perdita per la sua famiglia e per l’intero Paese, si trattava di una leggenda internazionale”.
Con la maglia dei Bafana-Bafana, “i nostri ragazzi”, in lingua zulu.
Masinga era una prima punta dalla grande fisicità e aveva calcato i campi del campionato italiano dal 1997 al 2001 prima con la Salernitana poi con il Bari. Nelle file dei pugliesi, guidati da Eugenio Fascetti il periodo migliore, quando siglò 20 reti nelle prime due stagioni, mettendo in mostra le sue ottime doti realizzative. Ebbe nell’Inter di Ronaldo, la sua vittima preferita contro di cui segnò 4 gol, due di cui valsero ad espugnare San Siro per ben due volte.
Fu grande protagonista anche con la maglia del Sudafrica, con la conquista della Coppa d’Africa del 1996. Storico il suo gol contro il Congo, che valse la qualificazione dei Bafana Bafana ai primi Mondiali della loro storia a Francia 98, diventando un vero idolo in tutto il Paese che ora piange il suo campione scomparso.
Con quel fisico, Phil Masinga era qualcosa di molto simile a un supereroe. Non a caso il suo nome aveva una pesante assonanza con quello di Mazinga Z, uno dei primi idoli made in Japan dell’infanzia italiana, un robot che non temeva avversari, da qualunque zona intergalattica arrivassero. Masinga era un giramondo nato, gli stava stretto il Sudafrica della sua gioventù, quello ancora stritolato dall’apartheid che in teoria avrebbe dovuto risparmiarlo visto che faceva parte di una famiglia medio-borghese di Stilfontein, vicino a Johannesburg. Meglio andare a cercare fortuna altrove, in Europa. Meglio provarci nella Premier League con il Leeds United, dove era un’onesta riserva, poi al San Gallo, in Svizzera, dove dopo mezza stagione venne notato dalla Salernitana e portato a giocare nella serie B italiana: 4 gol in 16 partite e salvezza raggiunta.
Giramondo per vocazione e sfortunato per destino: dopo i quattro anni italiani andò a giocare nell’Al Wahda, negli Emirati Arabi, prima di smettere, potendo raccontare di aver vinto la Coppa d’Africa del 1996 con il Sudafrica, trionfo che lo rende immortale nella storia del calcio del suo Paese. Ma anche a Bari pochi attaccanti hanno lasciato il segno come l’ha lasciato lui.