Romelu Lukaku, noto anche come “The Tank”, è l’attaccante della nazionale belga che oggi sta facendo sognare l’Inter. Il suo apporto si rivela fondamentale per la vittoria dello scudetto da parte dell’Inter, a undici anni di distanza dalla precedente affermazione dei nerazzurri. L’attaccante belga ha mantenuto ritmi realizzativi davvero impressionanti, che lo hanno messo sulla scia dei grandi della storia nerazzurra.
Lukaku, tra campionato , Champions e Coppa Italia, nell’ultima stagione ha messo a segno 30 gol in un totale di 44 partite disputate: per lui è stata la seconda annata consecutiva, giocando però molte meno partite rispetto a dodici mesi fa, quando chiuse a 34 reti, ma in 51 gare. Così facendo, è entrato in un ristretto club: prima di lui, un certo Giuseppe Meazza (biennio ’28-’30) e l’ungherese Istvan Nyers (’49-’51). Il belga ha segnato 24 gol (in 36 partite), insegue Ronaldo nella classifica marcatori (25). Il suo record personale in un singolo campionato risale invece alla stagione ’16-’17, quando con l’Everton arrivò a 25.
Nato il 13 maggio 1993 ad Anversa e di origine congolese, Romelu Lukaku ha avuto un amore per il calcio fin dall’infanzia.
Fu suo padre ad insegnargli così profondamente questa passione, lo stesso amore con cui aveva iniziato la carriera calcistica appena arrivato in Belgio e all’età di 23 anni.
L’attaccante belga ha più volte raccontato la storia dei suoi difficili inizi e di come con determinazione e disponibilità sia riuscito a crescere e ad aiutare la sua famiglia.
Alla tenera età di sei anni, Romelu Lukaku sapeva già della difficile situazione economica che stava attraversando la sua famiglia, ma non se ne rese conto fino a quando un giorno, quando tornò a casa da scuola per pranzare trovò sua madre che mescolava la bottiglia di latte con l’acqua.
Racconta come gli servì il pranzo con un sorriso, così da nascondere la preoccupazione e per fare come se tutto fosse normale. Da quel momento in poi, l’hobby di Romelu sarebbe diventato una passione inarrestabile. Il suo obiettivo: essere il miglior giocatore belga nella storia del calcio e migliorare la vita della sua famiglia. Non buono, non eccellente, ma il migliore.
Ha iniziato ad allenarsi con questo obiettivo in mente, giocando ogni partita come se fosse una gara di campionato. Ha giocato con coraggio, perché c’erano tante cose che non gli piacevano ed era deciso a cambiarle.
Sappiamo quanto sia difficile separarsi dai propri cari, dalla propria patria, alla ricerca di una vita migliore. Gli inizi non sono facili, ma l’esempio di Lukakuè la dimostrazione che è possibile l’auto-miglioramento delle persone.
Prima che il campione destinato ad infrangere i records, Romelu è un coraggioso che con la determinazione ha saputo lottare per il suo desiderio di essere semplicemente felice.
Questo è il vero motivo perchè ci piace ancora il calcio. Ci piace quel calcio che sa prima di tutto mettere in campo i sogni e i bisogni di chi chiede semplicemente di avere un domani digntoso.
Ogni volta che Lukaku segna il suo sorriso è carico di orgoglio e di rispetto. Sa di aver mantenuto la promessa fatta alla mamma, ma non dimentica mai da dove è venuto, non potrà mai scordare quel latte mischiato con l’acqua. La fame lo ha reso un gigante buono. Un uomo vero prima che un campione autentico. I suoi sorrisi sono un raggio di speranza per tantissimi disgraziati. Per questo gli vogliamo bene.
Mario Bocchio