Interpretava le partite con il sorriso
Lug 1, 2021

Istrionico, teatrale, pazzo, ma soprattutto sorridente. E fortissimo. Questo era Jean Marie Pfaff, icona della nazionale belga degli anni ‘80-‘90, votato miglior portiere del mondo nel 1987, un anno dopo i Mondiali messicani, che lo consacrarono tra i migliori di tutti i tempi nel suo ruolo e gli valsero anche il soprannome di “El Simpatico“, per quel suo modo di interpretare le partite con il sorriso.

Pfaff in nazionale, in presa volante contro l’Inghilterra nel corso del Campionato d’Europa 1980

Un numero uno, in tutti i sensi, diverso dai calciattori moderni costruiti ad arte e pompati da televisioni e sponsor invadenti e senza anima.

Con Maradona a Mexico ’86

Un personaggio uscito dalla penna di Rabelais, un clown al servizio non del Re, ma dei sudditi – gli spettatori – ai quali regalava interventi prodigiosi tra i pali e scenette grottesche. Dall’inseparabile orsetto di peluche che sistemava in fondo alla porta a quando si riparava sotto l’ombrello dei fotografi durante i match di campionato.

Jean-Marie Pfaff, portiere dall’indole busker

Dalle fughe dai ritiri a bordo di un’ambulanza  travestito da infermiere a quando prendeva parte alla Parigi-Dakar a bordo di un camion. Estroverso, imprevedibile, leggero, mai banale. A Messico ‘86 sfoggiò una divisa rosso fuoco come “tributo” a Kelly Le Brook, bellissima star del film “The Woman in Red“. Disse anche che Maradona non era niente di eccezionale… e venne ripagato dal Pibe de Oro con una doppietta che eliminò il suo Belgio in semifinale. Diego gli regalò la maglia a fine gara, Pfaff i suoi leggendari guantoni extralarge. Questione di stile.

Pfaff al Bayern Monaco, in uscita bassa sul romanista Conti nel retour match dei quarti di Coppa delle Coppe 1984-’85

Un giorno giocò un’amichevole contro l’Olanda a Rotterdam. I tifosi oranje lo fecero bersaglio di insulti e massiccio lancio di frutta e verdura. Lui raccolse da terra una mela, la pulì, si appoggiò al palo e iniziò a mangiarla, torsolo compreso. Finita, ne chiese un’altra, tra gli applausi scroscianti del pubblico. Questo era Jean Marie Pfaff, capace di trasformare il campo da calcio in un circo e la partita in uno spettacolo. Sempre con il sorriso.

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