Dall’entroterra veneto alla Daunia
Mar 5, 2024

Il nome di Maurizio Memo, 73 anni, dirà gran poco ai tifosi che negli anni settanta non erano nemmeno un’ipotesi nella testa dei futuri genitori. Gli annali del calcio raccontano che è stato il portiere titolare dell’Atalanta, ma con il secondo Giancarlo Alessandrelli a rompergli un po’ le uova nel paniere al primissimo giretto di corsa, dal 1979 al 1981 (Maurizio Rossi a coprirgli le spalle), due stagioni cadette culminate con la clamorosa e inedita retrocessione in C1.

Nel Foggia

Un passaggio dello scettro sportivamente traumatico tra il papà Achille e il figlio Cesare Bortolotti. Ma l’altro dato della carriera di questo veneziano di Burano, l’isola della laguna settentrionale dei merletti e delle case colorate affinché i pescatori ritrovassero la propria in mezzo alla nebbia, è la comune militanza ai tempi del Foggia con un certo Gigi Delneri. Colui che sarebbe stato il profeta del calcio champagne sotto le Mura prima dell’approdo di Gian Piero Gasperini.

Una parata acrobatica ai tempi del Foggia

Satanello onorario Memo, diventato qualcuno nel San Donà (1966-‘68) e nel Padova (fino al ’74) tra D e C, passato poi alla Reggiana (anche lì Alessandrelli a coprirgli le spalle) in B, lo diventa nell’estate del 1975 fino al 1978, con la cessione al Bologna per l’ultima annata nella massima serie dove il bresciano Giuseppe Zinetti (complice l’avvicendamento in panca a Bruno Pesaola, di Marino Perani prima e Cesarino Cervellati poi) riesce a fargli le scarpe.

Nell’Atalanta a San Siro contro il Milan

Al Bologna nella stagione 1978-’79

La guida era Ettore Puricelli, il bomber Antonio Bordon, in cabina di regia il profeta bleso di Aquileia, in mezzo anche Nevio Scala e il bergamasco Sandro Salvioni, dietro un altro futuro atalantino come Mimmo Gentile, all’ala dopo la promozione sotto Roberto Balestri – sostituto in corsa di Cesare Maldini – anche il campionissimo Angelo Domenghini. Il biennio bergamasco non è fortunato per nessuno, nemmeno con mezzepunte e punte del calibro di Augusto Scala, Ezio Bertuzzo e Carlo De Bernardi, con gente del pari di Giovanni Vavassori e Amedeo Baldissone in difesa. Da neo retrocesso, Titta Rota lascia 14 match di campionato e 2 di Coppa Italia ad Alessandrelli per poi essere avvicendato da Bruno Bolchi. Ma Maciste deve cedere le armi il 19 gennaio 1981 al cavallo di ritorno Giulio Corsini. Lui, Memo, l’8 febbraio blinda il bottino pieno di Taranto (by Roberto Filippi) parando il rigore a Picano, ma è tutto inutile: la squadra non argina e becca, il numero 1 concluderà la parabola ai piani inferiori con Vicenza, Treviso, Spal e Clodia Sottomarina (Interregionale, 1987). Preparatore di ruolo per lunghi anni, si segnala anche per una comparsata da vice mister alla Sambonifacese nel 2008-‘09.

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