Con la Nations League arriva una storia di calcio meravigliosa nella sua bontà. La piccola Nazionale di San Marino ha infatti messo in atto un record statistico, che per altre compagini sarebbe forse insignificante, ma che per una realtà del genere rappresenta un exploit senza precedenti.
San Marino, infatti, ha pareggiato la sua seconda partita di fila, andando quindi a punti per due volte consecutive per la prima occasione nella sua storia calcistica. Dopo lo 0-0 ottenuto con il Liechtenstein nel turno precedente, la Nazionale guidata da Franco Varrella ha pareggiato nuovamente a reti inviolate, questa volta contro Gibilterra. Un’impresa vera e propria, soprattutto perché concretizzata nonostante l’inferiorità numerica. Nel San Marino infatti era stato precedentemente espulso Davide Simoncini. Un rosso che però, questa volta, non è costato il match all’intera squadra.
Ovviamente il pareggio di San Marino non ha regalato speranze particolari di classifica. La Nazionale ha infatti concluso all’ultimo posto il Gruppo 2 della Lega D di Nations League, con i punti conquistati in questi ultimi incontri. Gibilterra e Liechtenstein hanno racimolato rispettivamente 8 e 5 punti in graduatoria. A dispetto di questo, però, si tratta di un incredibile passo avanti per la rappresentativa, che ovviamente tuti sperano non sia solo un fuoco di paglia. Di fatto, si tratta della prima storica apertura di una striscia positiva di risultati per la Nazionale del Monte Titano.
L’emozione è stata tale che il difensore Dante Rossi, interpellato in tv per parlare dopo la partita, si è lasciato andare a un pianto liberatorio. San Marino scrive dunque un piccolo pezzo di storia del suo calcio. E, al di là di ciò che riserverà il futuro a questa piccola ma coraggiosa Nazionale, l’impresa delle ultime gare resterà impressa nei libri e nelle statistiche del pallone.
Il Ct è Franco Varrella, riminese, che è stato vice di Arrigo Sacchi nella Nazionale italiana che disputò gli Europei del 1996 in Inghilterra. Ha anche allenato in B a Brescia, Salerno e Trieste. “Gli aspetti storici li lascio agli altri. La mia soddisfazione più grande è aver trasmesso alla squadra il senso di appartenenza nel rappresentare un Paese” ha dichiarato a Gabriele Candelori in una recente intervista. Guida San Marino dal 2018, all’inizio la principale difficoltà, inevitabile, era quella di dover a che fare con tutti i rischi dell’essere dilettanti allo stato puro. “Anche rispondere a una convocazione era legato alla quotidianità. Un imprevisto a casa o al lavoro e telefonavano al team manager: ‘Mi dispiace, non posso venire’. Nell’ultimo anno questo non è più successo, aver cambiato il loro modo di comportarsi è una grande vittoria personale. Alcuni giocano in Promozione, ma non sono neanche titolari, scendono in campo una tantum. Molti altri appartengono al campionato sammarinese, un torneo interno dove la competitività è ancora minore.
Quando vengono in Nazionale però danno tutti il massimo, qui ora si sentono soltanto dei rappresentanti di San Marino. Il mio successo è proprio averli portati a sentirsi competitivi e a comprendere che, pur vivendo di attività che non hanno nulla a che vedere con il calcio, nel momento in cui indossano questa maglia devono comportarsi da professionisti. Svolgono le attività più variegate: da lavori di ufficio a lavori manuali in catene di montaggio, per questo motivo possiamo allenarci soltanto la sera. Quando ci sono le partite spesso devono chiedere permessi particolari e rinunciare anche alle ferie, mentre il Comitato Olimpico di San Marino rimborsa ai datori di lavoro le due giornate perse dall’atleta. Il giorno prima di affrontare Gibilterra, i ragazzi hanno lavorato fino alle 18, poi alle 18,45 sono venuti al campo e abbiamo dormito insieme in un mini ritiro. Si sono comportati da professionisti, per me è stato un altro piccolo grande risultato”.
Cenerentola? “Avevo già apprezzato la grande amarezza dei ragazzi in Liechtenstein dove avremmo strameritato la vittoria. Anche Gibilterra voleva vincere a tutti i costi per chiudere il girone al primo posto, noi però non volevamo perdere e ce l’abbiamo fatta nonostante tutto il secondo tempo in dieci uomini. Avremmo potuto avere addirittura cinque o sei punti e giocarci anche la qualificazione. Mi piacerebbe confrontarmi di nuovo con squadre come la Moldavia o il Kazakhistan, oggi siamo mentalmente cresciuti. Anche grazie alla nuova formula della Nations League che ci ha permesso di affrontare squadre più vicine nel ranking, cambiando il nostro metodo di lavoro. Pensare di battere Gibilterra è frutto di una crescita, della grande speranza di chi non ha mai assaporato grandi gioie. Prima, a metà del secondo tempo potevamo star sotto di cinque, sei o sette gol, ma la preoccupazione maggiore era comunque capire se si fosse riuscita a prendere la maglia di Hazard o Lukaku. Adesso credo che dopo questa presa di coscienza alla maglietta ci si penserà solo una volta rientrati negli spogliatoi. Non dimenticheranno così facilmente che, pur a fatica, la palla possiamo tenerla anche noi”.
In più, questo è stato un anno tutto particolare per la pandemia. “Durante la preparazione siamo riusciti a creare nel nostro centro sportivo una bolla virtuale per 25 giorni. Nessuno dei 30 ragazzi si è fatto prendere dal desiderio di romperla, per me è stato straordinario”.