La gloria si materializzò con un gol a dodici secondi, decisivo nella conquista della prima Liga spagnola da parte della Real Sociedad di -San Sebastián, ed ebbe le sembianze di Josè Maria Zamora, centrocampista di 25 anni. Era il 26 aprile 1981. La rete del 2-2, a pochissimi istanti dalla fine, allo stadio “El Molinon” di Gijon, fu sufficiente per scavalcare il Real Madrid grazie alla migliore differenza reti negli scontri diretti.
Per i tifosi baschi, la stagione 1980-‘81 si concludeva trionfalmente. Le porte della storia si spalancarono all’ultimo assalto di Zamora, il giocatore dai baffi inconfondibili e dallo sguardo quasi austero che entrò nella storia del club basco. Ancora oggi a San Sebastián, l’attimo fuggente, il suo tiro decisivo, è un’icona esposta in tanti locali pubblici.
Quel giorno di fine aprile, sulle Asturie pioveva a dirotto. Dagli spalti dello stadio si vedeva un’unica distesa di ombrelli. La squadra di casa non aveva più esigenze di classifica, posizionata a ridosso della zona Uefa. Il tecnico Vicente Miera schierò la formazione migliore, determinato a rendere difficile l’ultimo tratto dei baschi prima del trionfo.
Il Real Madrid, perso lo scontro diretto a San Sebastián (3-1), indovinò tutte le mosse successive, conquistando sette vittorie consecutive, l’ultima delle quali a spese del Valladolid con doppietta di Santillana e rete del tedesco Stielike.
L’ultimo tassello per centrare la rimonta doveva giungere da Gijon dove lo Sporting stava conducendo 2-1 sulla Real Sociedad che vedeva ormai vicinissimo l’abisso di una seconda cocente delusione, un anno dopo la precedente.
Ma ecco l’ultimo assalto: cross, il portiere rinvia corto in uscita, Gorriz ciabatta in area senza pretese. Zamora addomestica il pallone, alza lo sguardo ed esplode un destro in diagonale che l’estremo difensore asturiano può solo sfiorare. Pareggio! Era il punto necessario per ricacciare indietro le odiate Merengues e conquistare il primo storico titolo spagnolo.
I tifosi baschi andarono in visibilio, il terreno del “Molinon” venne pacificamente invaso dai aficionados realisti mentre Zamora esultava a più non posso, sommerso dai compagni di squadra. A Valladolid, intanto, era calato un silenzio cimiteriale. Dopo un lustro, il Real Madrid perdeva lo scettro iberico.
Quel tiro di Zamora ebbe la forza di attutire i dolori della dittatura Franchista, il cui ricordo era ancora troppo vicino. L’orgoglio basco, del resto, aveva registrato nel ’76 un episodio simbolico ma molto significativo: Kortabarrìa e Iribar, capitani di Real Sociedad e Athletic Bilbao, erano entrati sul terreno di gioco dell’ “Atocha” di San Sebastian posando a centrocampo la bandiera basca, denominata Ikurriña, simbolo dell’identità di un popolo.