“La sensazione di vedere Yuri Gagarin volare nello spazio è superata solo dal godimento di parare un rigore”. (cit. Lev Yashin) Parliamoci chiaro, chi meglio di Yashin può permettersi di esternare confronti o commenti inerenti al ruolo dell’ultimo difensore? Il gigante di Mosca, non solo per esser stato l’unico portiere ad alzare un Pallone d’Oro quanto per la sua prolungata carriera ad altissimi livelli, conosce perfettamente la materia in questione e senza ombra di dubbio la sua citazione non nasce a sproposito, andando pure ad invadere il suo indiscusso nazionalismo. Forse però, senza voler sembrare troppo presuntuosi, il vecchio caro Lev si dimenticò di considerare un qualcosa dal valore mille volte più pregiato del “semplice” viaggiare nello spazio (anche se sei il primo a farlo) o intercettare un tiro dagli undici metri: salvare una vita!
Sì ok, mi direte che ogni ora ci sono medici o eroi per un giorno che si rendono protagonisti di gesta degne di nota; ecco, rimanendo nell’ultima categoria, non crediate che da questa siano esenti i guardiani dei pali…Alessio Scarpi ne è la prova vivente! Il calciatore non è stato di certo fra i migliori numeri uno del nostro panorama calcistico eppure, in una apparentemente tranquilla domenica di sport, si è ritrovato a respingere uno dei “tiri” più complicati e letali di sempre.
La sua personalità schiva e riservata, ben allineata alla figura solitaria del portiere e meno a quella del veneto tipico (è nato a Jesolo), non lo bloccò dal compiere l’azione principe di quel 29 novembre 1998. Allo stadio Friuli di Udine c’è Udinese-Cagliari, con le squadra guidate rispettivamente da Guidolin e da un Gian Piero Ventura assai lontano dall’idea che un giorno sarà chiamato a gestire gli Azzurri. La gara si gioca alle 15:00, l’orario classico di quel calcio domenicale non ancora pienamente ingrassato dai contratti televisivi capaci di togliere le piacevoli e sane abbuffate popolari in cambio di spezzatini freddi e poco appetitosi.
La porta dei sardi è difesa da Alessio che già da un anno ha sposato la causa del Casteddu e conta di ben figurare alla sua prima chance nella massima serie. Al Friuli fa freddo ma a riscaldare i cuori dei tifosi locali ci pensa il bianconero Bachini che al minuto 34 sblocca l’incontro e punisce un incolpevole Scarpi.
Seconda frazione di gioco e dopo poco più di dieci minuti avviene il fattaccio: Locatelli, dell’Udinese, tenta l’uno contro uno con il cagliaritano Grassadonia ma quest’ultimo rimane a terra. Thomas, nel tentativo di saltarlo, colpisce involontariamente con il ginocchio sinistro la nuca del difensore che perde i sensi in un batter di ciglia.
Il direttore di gara Cosimo Bolognino inizialmente non comprende fino in fondo la gravità della situazione e fa proseguire ma Scarpi no…Scarpi capisce che c’è qualcosa che non va. Fa il portiere e di infortuni ne ha visti già a migliaia ma, con la freddezza tipica degli estremi difensori, si porta di corsa verso il compagno steso sul manto erboso e si accorge che questo ha perso conoscenza. Non c’è respiro, il difensore è in arresto cardiaco e le basse temperature non facilitano la ripresa. Alessio guarda il corpo immobile e senza pensarci due volte pratica la respirazione bocca a bocca; tempo qualche secondo e in soccorso arriva pure il medico dell’Udinese che, più tardi, riconoscerà quanto l’intervento del portiere sia stato decisivo per il salvataggio. Grassadonia infatti riprende a respirare e viene portato immediatamente all’ospedale dove viene accertata la totale assenza di complicazioni o danni fisici di varia natura. Centurioni prenderà il suo posto a gara in corso ma sono dettagli come il punteggio finale fissato sul 2 a 1 per i padroni di casa dopo il fischio finale…la partita con la vita è stata vinta ed era l’unico appuntamento da non mancare.
Nel proseguo del match Scarpi, ostacolato dal compagno e capitano Villa, esce a vuoto sulla punizione di Locatelli, facilitando così il raddoppio di Amoroso ma poco male…l’intervento più importante l’aveva già fatto e, grazie a Dio, non si era fatto trovare fuori tempo. Con tutta probabilità è mancato veramente un niente per rivivere scene già viste e che si ripresenteranno pure dopo quel novembre 1998; Curi nel ’77, la prima morte in diretta, senza dimenticare Piermario Morosini che sul campo di Pescara (2012) concluse tragicamente la sua carriera appena venticinquenne, solo alcuni esempi. La morte attende prima o poi tutti noi con il suo insindacabile giudizio ma è proprio il confine spaziotemporale a farci sembrare fortemente ingiusti alcuni avvenimenti…specialmente quando sconfinano nella vitalità del pallone.
Le sfere di cuoio proseguono la loro danza, certi cuori invece si fermano inghiottiti da una fatalità difficilmente comprensibile e per questo lontana da logiche umane. Per Grassadonia ci fu il lieto fine grazie soprattutto ad un angelo mancante d’ali ma non per questo meno speciale e decisivo. La Gazzetta dello Sport volle premiare l’eroe con un 10 in pagella che mai era stato dato ad un giocatore del nostro campionato; quattro anni prima, in occasione del mondiale statunitense, venne concesso al bomber russo Salenko ma capite bene che con le cinque reti siglate ai danni del Camerun non sarebbero esistite altre valutazioni consone. Aggiungiamo che in quel 28 giugno del ’94 si registrò pure la rete del quarantaduenne Roger Milla e vi apparirà chiaro quanto una gara segnata da due record ancora presenti non può riscontrarsi nei criteri della normalità.
Tornando nei nostri confini, Scarpi toccò per primo quel riconoscimento poi raggiunto anche da Totti e Higuain ma converrete con me che una vita salvata non avrà mai metri di paragone con premi alla carriera o goleade da primati individuali. Se è vero che il Fantacalcio è il secondo sport più bello dopo il calcio, immaginate l’emozione provata da quegli allenatori virtuali (tanti o pochi che siano) mentre, sfogliando la Rosea, si accorgevano di quel voto in doppia cifra più unico che raro…e per fortuna degli avversari il modificatore difesa non era ancora contemplato!
Alessio, terminata l’avventura isolana nel 2002, cullò il sogno di finire in una grande squadra quando l’Inter lo prese a parametro zero ma l’idillio svanì nel giro di un niente con il prestito all’Ancona prima di una carriera trascorsa per anni (e conclusa) con il Genoa, dove conobbe (unico insieme a Marco Rossi) l’inferno della C1 per poi fare la scalata fino alla A…perché Alessio non è uno di quelli che abbandona la nave nei momenti peggiori.
Di quel 28 novembre 1998 non verranno ricordarti di certo i ragazzi di Guidolin per la loro vittoria sofferta sino all’ultimo pur dominando dal primo minuto e neanche il gruppo di mister Ventura così bello al Sant’Elia quanto sterile e inconcludente fuori dalle proprie mura. No signori miei, quel giorno ricondurrà sempre e per sempre al nome e cognome di Alessio Scarpi…portiere di provincia ed eroe per un giorno.
Luca Fazi