Nel calcio succedono cose sorprendenti, come nella vita. Per questo lo amiamo tanto. Succede anche che il Brasile, icona del calcio mondiale, quasi quanto gli All Blacks lo sono del rugby, scenda in campo per un’amichevole d’allenamento pre-mondiale in uno stadio di provincia, proprio al centro dell’Italia per provare schemi e giocatori. Gente che risponde ai nomi di Careca, Dunga, Alemao, Romario, Bebeto e Taffarel, con in panchina Sebastião Lazaroni. Lo stadio è il Liberati di Terni. E questa faccenda succede il 28 maggio del 1990. Quando il Brazil è in ritiro a Gubbio in attesa di giocarsi il Mondiale italiano, per vincerlo, come sempre (ma senza riuscirci). Intanto chiede uno sparring per un’amichevole tranquilla, tranquilla. Qui succede la prima cosa strana: si decide di mandare in campo, per giocare contro i campioni brasiliani, non la Ternana, come sarebbe naturale, ma una formazione mista Ternana-Perugia. Roba inaudita.
Ma siamo a fine stagione, tutte e due le umbre militano in C1 ed hanno appena concluso un campionato non esaltante. Così, come vuole la moda del tempo, la squadra, messa insieme alla bell’e meglio, si chiama Top Umbria, ma nei tabellini dei giornalisti brasiliani accorsi in gran numero al Liberati passa col nome più fascinoso di Combinado da Úmbria (Umbria Region Unofficial Team). Fatto sta che, come era logico aspettarsi, il Liberati si riempie. Ci sono anche molti tifosi carioca, colorati quasi quanto gli omonimi pennarelli famosi tra i ragazzini degli anni Settanta. Prima della gara, al centro del campo, è tutto un rincorrersi di telecamere e microfoni alla caccia di giocatori brasiliani da intervistare. I nostri, intendendo quelli della strana formazione del Top Umbria, stanno in un cantuccio, con delle maglie improbabili. Nessuno se li fila. Forse neanche il pubblico di casa, che non stravede certo per una formazione mista con i cugini dell’Alta Umbria. Però tra di loro ci sono giocatori restati nella memoria dei tifosi rossoverdi: Altobelli, Taccola, Cozzella e poi Giulio Forte, “Lello Bello” Sciannimanico, Borrello, Eritreo, questi ultimi protagonisti dello straordinario spareggio di Cesena, nella stagione precedente, quello che riportò la Ternana in C1 e 15mila tifosi in festa lungo i duecento chilometri della E45. E in panchina c’è il mitico Cinghiale, Claudio Tobia, conducator di quella straordinaria avventura rossoverde.
L’arbitro, tale Sandro Cupelletti, fischia l’inizio e il Brasile giocherella, con ritmi molto amichevoli. Tocchi e tocchetti, grande possesso di palla. Mentre tutte le telecamere sono puntate sui giocatori verde-oro e anche i nostri giocatori sembrano incantati dai ritmi brasileiri, Cupelletti decreta una punizione per la Top Umbria che si affaccia timidamente nella metà campo avversaria. Abbastanza lontano dalla porta. I brasiliani abbozzano una barriera. Sulla palla si porta Ciccio Artistico, giocatore del Perugia. Guarda verso Taffarel, parte con la rincorsa e tira un missile. La palla, giurano ancora quelli che se lo ricordano, prende una strana traiettoria, improbabile, quasi ad esse. Il portiere brasiliano è sorpreso, non ci arriva. E’ gol. Golasso, strillano i telecronisti brasiliani. Il pubblico ci mette qualche secondo a realizzare quanto accaduto, prima di esultare. Ma è così: Top Umbria – Brasile 1 a 0. Palla al centro. Di lì alla fine della partita è un a solo del Brasile. Normale, direte!. Certo, ci mancherebbe. Meno normale è che, pur provandoci in tutti i modi, i campioni brasiliani non riescano a segnare. Sembrano vittima di una macumba: pali, traverse, grandissime parate di Vinti (unico giocatore del Perugia applaudito a Terni che si ricordi nella storia) e una difesa tostissima. Passano i minuti: siamo alla fine. L’arbitro guarda l’orologio e fischia tre volte. Incredibile! La Top Umbria ha battuto il Brasile. Sì, vabbè, è solo un allenamento, dicono i giornalisti brasiliani che si affrettano a catalogare la gara come “amistoso não-oficial”. Ma resta ugualmente nella storia. Come ci resta il tabellino di quella gara, quello scritto dai brasiliani, che storpiarono i nomi dei nostri giocatori. Così Cozzella divenne Corsella, e Giorgione Eritreo, Eritreu. Brasiliani per un giorno. Anzi: più forti dei brasiliani!
Quattro giorni prima anche il Gubbio giocò una amichevole al San Biagio contro il Brasile del commissario tecnico Lazaroni. Stadio gremito nei settori riservati al pubblico (la gradinata era rimasta chiusa a disposizione dei giornalisti, provenienti anche dal Sudamerica). La partita fin’ 14 a 1per i brasiliani. A segno Careca e Muller, autori di una doppietta ciascuno, Branco, Alemao e Silas; nella ripresa si scatenarono i due gemelli del gol, Bebeto (poker di reti per lui) e Romario (tripletta). Il gol del Gubbio fu realizzato da Gori. Il Brasile, poi, al Mondiale di Italia ’90 fu eliminato e sconfitto per 1-0 (gol di Caniggia) agli ottavi di finale dall’Argentina di Maradona.