“Facciamo così, i soldi ve li diamo noi”, si incazzò il dirigente del Cagliari rilanciando con una mossa da folli una trattativa che durava ormai da un paio d’ore. L’emissario del Newell’s Old Boys rimase di sasso. Mai nella sua vita si era sentito così imbarazzato.
Balbettò: “Sì…” L’occasione era troppo grande per lasciarsela sfuggire.
“Tranquillo, i soldi li tiriamo fuori noi”, ripetè il dirigente sardo, stavolta con più cordialità.
L’argentino pensò di sognare. “Q… q… quanti?”
“Cento milioni vanno bene?”
“Sì.” C’era solo quello da dire: sì. Quando una società ti paga per liberarsi di un giocatore si può solo rispondere: sì, grazie, facciamo in fretta che non mi sembra vero.
Il giocatore si chiamava Waldemar Victorino detto “El Piscador”, uruguaiano sul viale del tramonto, un anno prima era arrivato in Italia dal glorioso club del Nacional di Montevideo. Il Cagliari l’aveva acquistato, ehm, si fa per dire, sull’onda emotiva di una sola partita.
La partita era Uruguay-Italia del gennaio del 1981, si era giocata allo stadio Centenario di Montevideo, era finita due a zero per loro, un gol l’aveva fatto pure Victorino, che quell giorno giocò i novanta minuti più straordinari della sua non eccelsa carriera. Quei novanta minuti furono l’esca, il Cagliari abboccò, e non pago affiancò a Victorino il talento smarrito di Julio Cesar Uribe, peruviano dal tocco morbido e il passo felpato, pure troppo.
Victorino si rivelò fin da subito una schiappa. Si piazzava al limite dell’area di rigore avversaria e aspettava il pallone come si aspetta un destino che non è il tuo. Avesse ancora avuto il colbacco che l’aveva reso famoso, l’allenatore Gustavo Giagnoni se lo sarebbe calato sugli occhi per non vedere gli impacci di quel centravanti inadeguato.
Il Cagliari quell’anno retrocesse in serie B all’ultima giornata, il sine die di Uribe fu quando finì sommerso dalle banane mentre stava cercando di battere un calcio d’angolo al Bentegodi di Verona.
Victorino invece venne presto accantonato dalla squadra e l’estate successiva se lo presero quelli del Newell’s Old Boys: non erano particolarmente convinti, ma nel momento in cui ti regalano una schiappa e cento milioni, la schiappa diventa un investimento.
Furio Zara