Quel 9 novembre 1986 rimarrà una giornata storica: gli invincibili bianconeri di Platini cederanno il testimone agli “affamati” azzurri di Maradona, destinati – con la “benedizione” dell’Avvocato – al loro primo scudetto. Analizziamo quelle giornate di fuoco che cambiarono la geografia del calcio italiano. La parola ai protagonisti.
Domenica 2 novembre (dalla Gazzetta dello Sport) – Nella settimana che precede Juventus-Napoli gli azzurri ospitano l’Inter di Giovanni Trapattoni, altra pretendente allo scudetto. Per l’occasione la Gazzetta pubblica un ricordo personale dell’allora vicepresidente dei nerazzurri Peppino Prisco, di mamma milanese sì, ma con un papà napoletano. Eccone uno stralcio, nel suo stile, sempre dissacrante. “Erano gli anni ’50, mi trovavo a Napoli per lavoro, seppi che era morto un lontano parente di mio padre e pensai di fare cosa gradita recandomi a portare un fiore alla vedova. Nella camera ardente, con disinvoltura, uno dei più addolorati mi fece cenno di seguirlo in un’altra stanza dove, assunto rapidamente un aspetto tranquillo, mi disse: ‘Peppì, quest’anno tenimmo Gepsonne, abbuscate, abbuscate!’. L’estate del 1952 il comandante Achille Lauro aveva ingaggiato per 105 milioni (un record) Hasse Jeppson, il campione svedese, dall’Atalanta. Il tifo dei napoletani, sempre entusiasta, non veniva represso neppure in momenti del genere…”.
Lunedì 3 novembre (dal Mattino) – Il Trap ingabbierà gli azzurri di Bianchi, che alla fine criticheranno aspramente l’iperdifensivismo del tecnico di Cusano Milanino. Il più arrabbiato per lo 0-0 è il giovane Fernando De Napoli, acquistato in estate dall’Avellino: “Giocare in questo modo è uno schiaffo al pubblico, ma forse gli scudetti si vincono così… Persino Altobelli e Rumenigge tornavamo a difendere! Poi si fanno i processi in televisione perché non c’è spettacolo”. Sull’altro versante Kaiser Kalle se la prende con l’arbitro Pieri (e non solo): “C’era un fallo netto su di me, ma chi te lo dà un rigore a Napoli?”.
Eppure c’è chi è ancora più incavolato di loro: Maradona ce l’ha con la Rai per l’intervista-scandalo a Cristiana Sinagra, che ha rivelato di aver partorito un figlio avuto da Diego. “Avvocati, chiedete agli avvocati” ha ripetuto più volte l’argentino nei corridoi del San Paolo ai giornalisti della tv di Stato che hanno provato ad avvicinarlo per strappargli una dichiarazione. Si concede, invece, ai quotidiani, ma soltanto per una battuta sulla partita e per lanciare il guanto di sfida alla Juve: “Se noi ci presentassimo domenica a Torino come l’Inter dovremmo fuggire in elicottero. Siamo ancora a pari punti (i bianconeri li hanno imitati a Como ndr) e vorrei ricordare che fuori casa ci esprimiamo al meglio”.
Mercoledì 5 novembre (dal Corriere della Sera) – Alla vigilia di Juventus-Real Madrid, ritorno degli ottavi di coppa dei Campioni (andata 1-0 per gli spagnoli) il presidente bianconero Giampiero Boniperti carica l’ambiente per la remuntada. “Non sarà una battaglia, prepariamoci alla guerra, in senso sportivo, naturalmente. Temperamento, orgoglio, abbiamo addosso gli occhi di mezzo mondo. Il Real è una leggenda, ha il calcio nel sangue come noi, ma possiamo farcela. I supplementari? No, a quelli non voglio pensarci”.
Giovedì 6 novembre (dalla Gazzetta dello Sport) – La partita è bellissima, la Juventus pareggia il gol segnato da Butragueno a Madrid dopo otto minuti, ma alla fine i rigori premiano i Blancos di Leo Beenhakker. Platini metabolizza la sconfitta con la sua proverbiale filosofia. “Preferisco perdere con onore che vincere con disonore”. Non chiedetegli però di rivedere una Juve così aggressiva e spettacolare in campionato: “Ma quali sono le squadre italiane che giocano con tre punte, come il Real?”. Sul dischetto sono andati altri. “Non mi getterete la croce addosso perché non ho tirato il primo rigore?”. L’attaccante argentino del Real Jorge Valdano lancia un messaggio al connazionale Maradona: “Più di così quelli della Juve non potevamo stancarli: Diego sarà contento”. Eroe della serata Francisco Buyo, che spiega come ha parato i rigori di Brio e Manfredonia: “Ho un sistema tutto mio, prima di ogni tiro recito un ‘Padre nostro’”.
venerdì 7 novembre (dalla Gazzetta dello Sport) – L’Avvocato Agnelli, alla prese con lo storico acquisto dell’Alfa Romeo, sottrae un quarto d’ora agli impegni industriali per rincuorare la squadra. Arriva allo stadio guidando la sua “Croma” argentata, in cravatta blu-bordeaux e giacca grigia. Si complimenta soprattutto con Massimo Mauro: “Sapevo che lei è molto bravo, ma non credevo che potesse giocare a livelli così elevati. Bravo, bravo!”. Platini non ha calciato il rigore. “Mi ha confermato Marchesi che aspettava per tirare l’ultimo, c’erano evidentemente anche fattori scaramantici, a Tokio aveva portato fortuna…”. E ora il Napoli. “I nostri avversari saranno in condizioni psicologiche nettamente migliori. Loro non hanno avuto più la distrazione della coppa, sono galvanizzati dalla classifica. Diciamo la verità: già in estate li avevo indicati come favoriti per lo scudetto. E non ho cambiato opinione”. Si era parlato di un interessamento della Juventus per Butragueno. “Non l’abbiamo mai chiesto ai dirigenti del Real. Loro, con invidiabile fantasia, hanno perfino fatto dei prezzi. Credetemi, a quelle condizioni potrebbe prenderlo soltanto Berlusconi”. Sdrammatizza anche Ian Rush, prenotato dai bianconeri per la stagione successiva: “Ho già chiesto il trasferimento ad un’altra squadra… No, scherzo, ma adesso non hanno più scuse, dovranno vincere per forza il campionato, io voglio la coppa dei Campioni: fatemi questo favore, amici bianconeri…”. Intanto in casa Napoli Italo Allodi, storico manager di Inter e Juve ora consigliere del presidente Ferlaino, annuncia il divorzio in tv. “Il mio contratto scade nel 1987, non resterò, due anni sono sufficienti. Comunque questa società ha creato una programmazione tale che non può portare che allo scudetto. E nel giro di un paio di stagioni la vedremo anche ai vertici europei”.
Sabato 8 novembre (da La Stampa) – Il tecnico del Napoli Ottavio Bianchi non ha ancora deciso quale sarà l’anti-Juve, preoccupato per le condizioni fisiche del centrocampista Bagni: “Insieme a Diego è l’unico nostro elemento insostituibile. Dovesse mancare Salvatore saranno dolori”. Ci sarà. Sull’altro fronte Rino Marchesi è l’unico italiano ad aver allenato sia Maradona che Platini: “Diego ha dalla sua il vantaggio dell’età, ma Michel sta crescendo. Il mio augurio è che non solo lui, ma tutta la squadra, faccia vedere quello che vale contro i partenopei”.
(Dal Mattino) – Il presidente del Napoli Corrado Ferlaino vola basso. “Io e Agnelli? In un incontro estivo, a Capri, ho scoperto che abbiamo in comune una sola cosa: la passione per il mare. Ma il mare è di tutti, capirete…”. L’ingegnere non esclude un regalo ai ragazzi in caso di un’impresa al Comunale: “Se lo meriteranno, si accorgeranno aprendo la busta paga quanto vale per me una vittoria a Torino”.
Domenica 9 novembre (da La Stampa) – Maradona è sbarcato in Piemonte per l’ultima seduta prima della partita. I cronisti gli fanno notare che per l’Avvocato è il Napoli la candidata numero uno al titolo. “Ringrazio Agnelli, è un uomo di classe, mi piacerebbe incontrarlo, farmi raccontare la sua vita. Parlargli mi arricchirebbe, difficile conoscere uno della sua esperienza, con il suo fascino. E spero sia un mago, sentito il suo pronostico”. Platini fa gli onori di casa: “Maradona è il benvenuto, mi è sempre stato simpatico, come il Napoli. Se non dovessimo vincerlo noi, mi piacerebbe che lo scudetto andasse a loro, un premio alla passione di un ambiente meraviglioso”. La sconfitta e i 120 minuti di mercoledì rischiano di condizionare negativamente i bianconeri. Qualcuno sostiene inoltre che manchi il Trap. “Non penso, l’anno scorso abbiamo perso con il Barcellona, e c’era Trapattoni, no?”.
Lunedì 10 novembre (dal Mattino) – Il Napoli trionfa al Comunale davanti a 20mila tifosi impazziti, Moreno Ferrario, Bruno Giordano e Giuseppe Volpecina ribaltano il vantaggio firmato da Michael Laudrup e lanciano gli azzurri in testa al campionato. “Abbiamo la mentalità giusta per rimontare in ogni circostanza – spiega Ferrario – sull’angolo di Romano c’è stato un rimpallo e ho tirato con la forza della disperazione. Ho calciato male, per questo ho segnato…”. Giordano ha firmato il 2-1, in mezza rovesciata. “La nostra fortuna è stata il loro gol, sì, è arrivato presto e abbiamo avuto il tempo di reagire. Quando sono andato sotto la curva? C’erano solo napoletani, uno spettacolo”. Volpecina non ci crede ancora: “Sono entrato dalla panchina, di colpo partecipo a una giornata storica con un mio gol. Cosa volere di più dalla vita?”. Platini non vuole alibi: “Non cerchiamo scuse, per favore, la stanchezza non c’entra. Il Napoli è stato bravo, una squadra solida e organizzatissima, noi ci siamo chiusi dietro e loro ne hanno approfittato. Grande Maradona, complimenti”.
Il ricordo del Pibe – Da “Io sono el Diego”, autobiografia di Maradona (Fandango, 2010) – “Le altre, le grandi, erano spaventate. Avevano Platini, avevano un sacco di fenomeni, ma anche una paura nera! Esponevano striscioni razzisti, ma per timore: non capivano come dei poveracci del sud si stessero prendendo una fetta di quella torta che prima mangiavano solo loro, e per giunta la fetta più grande. Il 9 novembre 1986 succede una cosa incredibile: perdevamo 1-0, pareggiammo e lo stadio esplose, tutti festeggiavano… Noi non capivamo. Quando avevano segnato loro si era sentito ‘gol’ e basta. Segniamo il secondo e di nuovo tutti a festeggiare. Il terzo, ancora di più. Claro, lo stadio era pieno di lavoratori, tutti del sud! Terminarono gridando Na-po-li! Na-po-li! Fu una cosa impressionante!”.