Cercando tra i vari archivi di Internet e anche su quello ufficiale dell’Inter non si riesce a trovare un evento del 1978 che però è significativo dell’abisso siderale che ci divide da quegli anni. Si tratta dell’amichevole Inter-Brasile disputata a San Siro in primavera. La partita qui può interessare solo come degna conclusione di un pomeriggio che, per un adolescente di oggi non potrebbe più essere (purtroppo per lui) come invece è stato per noi adolescenti di ieri.
Infatti, saputo che i verdeoro avrebbero fatto un allenamento di riscaldamento nello stadio quel giorno stesso, non abbiamo fatto altro che raggiungere San Siro ed entrare. Non c’era polizia, non c’erano gorilla privati, non c’era TV. Solo i giocatori, lo staff e assiepati al parterre i curiosi.
A posteriori possiamo dire che quello sia stato una delle seleccoes più scarse degli ultimi trent’anni però c’erano due calciatori che solleticavano la fantasia: Roberto Dinamite e Zico. Del primo era già mitologica la potenza del tiro e Zico…beh, era già Zico.
A questo punto chiedo solo uno sforzo di immaginazione di piccolo piccolo. Riuscite a concepire oggi di poter raggiungere, quasi toccare con mano un qualsiasi campione senza passare attraverso vari tipi di forche caudine? Riuscite a concepire calciatori famosi che sembrano calciatori e non modelli della Lele Mora Production? Riuscite a concepire spalti con qualche moglie o fidanzata, bellissime comunque ma umane senza una pletora di pseudo veline che, anche dal vivo, appaiono così irrimediabilmente televisive da apparire inevitabilmente false.
Questo io vidi e col senno di poi, sono contento di aver visto ciò che c’era e di non aver visto ciò che è venuto dopo. A questo punto la partita può diventare un dettaglio però si può notare che ogni evento calcistico, anche il più scadente, ha sempre in sé qualche particolare che lo fa ricordare e anche questo incontro non fece eccezione.
L’Inter fu sconfitta 2 a 0, gol di Roberto Dinamite o Dirceu e Nunez, se non ricordo male. L’Inter si impegnò notevolmente ma non ricordo se riuscì mai ad impegnare il portiere brasiliano. D’altronde, va bene che era un Brasile mediocre ma l’Inter chi gli opponeva? Merlo, Scanziani, Pavone, Gasparini e proprio a quest’ultimo è legato l’indelebile ricordo. Immaginate Gasparini, grintoso e rozzo stopper (pardon, centrale) di una volta coi piedi di ghisa col pallone a centrocampo assaltato da cinque brasiliani in sequenza verso la metà del secondo tempo. In quegli attimi ho percepito quello che aveva sentito Gasparini: qualcosa di simile al terrore e infatti ho sempre avuto il sospetto che perse la palla non tanto per il contrasto degli avversari quanto per paura. Pienamente giustificata però.