Il vivaio del calcio thienese produsse atleti di indiscutibile valore come il portiere Vittorio Mosele. Nato a Thiene il 1° febbraio 1912, Vittorio fu senza dubbio uno degli interpreti di maggior talento della scuola rossonera già quando quindicenne venne scoperto e lanciato in questo ruolo nelle riserve di prima squadra. A 17 conquistò il ruolo di titolare esordendo nel 1929 in Prima Divisione, l’allora Serie C del calcio italiano, facendosi apprezzare per le sue doti acrobatiche tanto da essere paragonato a un gatto tra i pali.
Non ancora ventenne fu acquistato dall’Alessandria e approdò così in Serie A. Esordì con la squadra piemontese il 20 settembre 1931 in Brescia-Alessandria e divenne titolare inamovibile nella migliore sequenza disputata dai Grigi nella massima Serie. Si mise subito in luce per le sue doti che convinsero anche l’allora commissario tecnico dell’Italia, Vittorio Pozzo, a convocarlo per il raduno della nazionale azzurra a Voghera del 20 ottobre 1932, ma purtroppo senza essere schierato in campo. La sua comunque fu una lunghissima e bella carriera giocata da numero uno.
Di struttura robusta non era proprio un gigante: statura di 172 centimetri su un peso di 78 chilogrammi, ma molto agile. Rimase in Piemonte all’Alessandria per quattro stagioni con 113 presenze, contribuendo nel campionato 1931-’32 al raggiungimento del il sesto posto in classifica di Serie A, risultato migliore per i Grigi ancora oggi. Nel 1935 passò al Napoli rimanendo a difesa dei legni per tre stagioni e debuttando con la maglia dei partenopei alla prima giornata del campionato 1935-’36, il 22 settembre 1935 in quel di Genova nel pareggio per 2-2 contro la Sampierdarenese. Durante la sua permanenza il club ottenne come miglior risultato in campionato l’ottavo posto della prima stagione.
Storiche le due vittorie casalinghe del 1º dicembre 1935 contro l’Ambrosiana (poi denominata Internazionale o Inter) per 3-2 e del 12 gennaio 1936 contro il Milan per 1-0. Nel 1938 si trasferì al Modena disputando due campionati di Serie A e in seguito alla Biellese nel 1940, giocando campionati che portarono i piemontesi ai vertici del proprio girone di Serie C.
Nel dopoguerra, dopo essersi in un primo momento ritirato, giocò due stagioni tra le file della Salernitana, dove terminò la carriera portando i campani alla promozione in Serie A nella stagione 1946-’47. Conclusa la carriera come giocatore, intraprese quella dell’allenatore. Nel 1945 ricoprì per breve tempo il doppio ruolo di giocatore-allenatore della Salernitana, quindi passò alla Scafatese. Nel corso della stagione 1948-’49 subentrò a Luigi De Manes sulla panchina del Napoli, guidando la squadra sino al quinto posto in classifica a pari merito con il Brescia, piazzamento con la promozione delle due squadre. Nel 1949 allenò il Cosenza, sfiorando la promozione in Serie B e guadagnandosi la fama di “sergente di ferro” e l’ammirazione dei tifosi che inserirono il suo nome nell’inno cantato in tribuna.
In seguito diresse la Cavese, dove si distinse particolarmente come tecnico, quindi il Potenza e nuovamente la Salernitana. In massima serie collezionò complessivamente 186 presenze. Morì a Salerno il 3 luglio 1982. Vittorio Mosele fu senz’altro uno dei più noti giocatori usciti dalla scuola rossonera dell’AC Thiene. Oramai le testimonianze delle sue gesta si trovano solo nella vecchia carta stampata d’epoca, magari riportata alla luce dai rari recuperanti di memorie. Recuperanti di memorie che ci raccontano oggi come Vittorio Mosele, durante le soste del campionato, tornasse nella sua casa di Thiene e come un divo del cinema la domenica mattina scendesse in piazza a bordo della sua Alfa Romeo gialla, in vestaglia da camera, a comprare i giornali e sorseggiare al bar un buon caffè con gli amici.
Giuseppe (Joe) Bonato