Di un calciatore morto di Sla siamo portati ad omettere il male fatto ed a esaltare il bene. Non è solo pietà . Ma il bisogno di ripulirci la coscienza. E in questi casi il calciofilo italico si divide nei soliti due partiti: da una parte quelli che maledicono quel gioco che vedono infiocchettato, costruito solo sulla ricerca del profitto e sui sacrifici umani. Quelli che immaginano calciatori tutti cresciuti come polli in batteria. Questi calciofili sono ancora costretti ad appigliarsi a, talvolta suggestive, ipotesi . E per il momento conducenti solo ad, assai meno suggestive, archiviazioni. Anche perché ormai il doping è ritenuto improbabile concausa della malattia. Dall’altra parte ci sono quelli che cercano soltanto di rimanere ancorati ai fatti.
Catania-Reggina 2-2 è un pareggio come tanti in quel campionato di serie B ’68 – ‘69. La Reggina rimonta due volte e il suo allenatore è davvero contento: “E’ stata la più bella partita da quando sono a Reggio Calabria. Mai ho visto la squadra combattere così, tanto tenace e decisa. Due volte in svantaggio , i miei uomini hanno reagito . Anche quando l’arbitro ci ha assegnato contro quel rigore, la squadra ha saputo trovare lo spunto per andare di nuovo all’attacco e pareggiare “. La svolta di quel campionato è questa partita, ma il pallone c’entra relativamente. Al ritorno il presidente Oreste Granillo viaggia con la squadra. Si cena sulla nave traghetto e si rientra a Reggio. Poi Granillo per quasi un mese non parla . Non rilascia dichiarazioni, né interviste. Perché proprio in quel viaggio ha saputo che il suo allenatore Armando Segato ha una malattia dai contorni incerti. Era arrivato alla Reggina con un’ impercettibile zoppia. I tifosi reggini erano rimasti colpiti dal suo linguaggio professionale e dalla sua riservatezza. Quattro concetti chiari e vedevi tutto tradotto sul campo. Da giocatore Segato era stato molto corretto. In quella Fiorentina che dava spettacolo era soprannominato il Barone , il Duca o il gentleman. Poi dalla panchina aveva portato il Venezia in serie A .
Il presidente Granillo lo presenta: “E’ il tecnico dei cinque anni”. Segato si rivela un sergente di ferro : chi arriva in ritiro con un giorno di ritardo, paga una multa salatissima. “Nel calcio, come in tutte le cose della vita, la forza morale credo sia il presupposto di ogni successo”. Ed è un lavoratore instancabile fino alla pignoleria. Metodi innovativi e chilometri di corsa nei boschi. Con stampa e pubblico è un defilato. E’ coi calciatori che preferisce parlare: “Ci ha spiegato gli schemi e tante altre cose delle quali non avevamo mai sentito parlare e che in campo facevamo per istinto. Come il sistema delle diagonali. Si tratta di cose logiche, ma che nessuno o quasi attuava lo scorso anno”. Dirige un’equipe molto preparata: il recupero dai piccoli infortuni per esempio è affidato a un ex-calciatore che si chiama Franco Scoglio.
Contro Gigi Riva
E’ cambiata la spina dorsale della Reggina: sono arrivati Pirola, un motore a cinque marce per il centrocampo, il libero Pesce , il regista Paolo Lombardo e una giovane mezza punta in prestito dalla Juventus, che si chiama Franco Causio. Innestati su un tessuto affidabile che conta su una lussuosa coppia gol: Toschi e Vallongo. “Che gioco atletico può esserci se uno non sa soffrire? Io ho sulle spalle una carriera da centrocampista . Ai miei uomini non faccio che ripetere quello che ho fatto e che penso un centrocampista debba fare: contrarre e ripartire. Il controllo a zona possono permetterselo soltanto i fuoriclasse. Perché correre non significa disordine . Vuol dire essere più rapidi dell’avversario”. Intanto a Reggio arrivano Diana Segato e i tre figli. Il diciannovenne Causio mostra subito autorevolezza e grande talento. Anche se si guarda troppo allo specchio. Segato stravede per lui “Tu entri al momento giusto e spacchi la partita”. E lo fa spaziare dalla metà campo in su: “E’ un giovane di grandi qualità, entusiasta e generoso. Ma va impostato. E’ un centrocampista che deve darsi una costituzione del ruolo”. La Reggina mostra subito raziocinio, palla di prima e ovviamente ritmo. Di quelle squadre mortifere proprio coi colpi d’incontro. In Coppa Italia il Cagliari di Gigi Riva viene impacchettato. E Segato sfiora il colpo esterno. Prima pallonetto del numero 10 Causio: salvato sulla linea. Poi gol di Vallongo . E Causio incanta. Il Cagliari pareggia con una furbata di Riva. Ma dalla Sardegna si torna rafforzati, pronti per un campionato d’ alta classifica : “Ho portato in A una squadra meno forte di questa Reggina”.
L’esordio in campionato col favoritissimo Brescia in casa. Vittoria sofferta, ma netta: Vallongo imperversa, mentre lo stopper Nedo Sonetti regge la massicciata difensiva. E lo spauracchio De Paoli non vede palla. A Monza, dopo 8 minuti Causio batte a bruciapelo il portiere Castellini . Sembra tutto facile e Causio gigioneggia. Il Monza reagisce, finisce 1-1. Alla quinta viene battuto il Bari al Comunale . La Reggina , per la prima volta nella sua storia, è in testa al campionato. Segato sa che il torneo è lunghissimo e tira le redini: “Tutti adesso saranno pronti a saltarci addosso ”. E quando qualcuno chiede anticipazioni sulla squadra, lui sdrammatizza: “Lo saprete alle 14,11 di domenica”.
Il peggior nemico
La squadra è molto tecnica e soffre i terreni pesanti. Come a Catanzaro. Reggina in vantaggio dopo cinque minuti con Vallongo. Un minuto dopo Causio si fa provocare, rifila un calcio a Rigato e becca il rosso. La Reggina gioca ottantaquattro minuti in dieci, prende un palo e una traversa con Toschi . E viene rimontata . Segato è una furia: “Così non dovevamo perdere Causio”. Che è lì, in un angolo, lo sguardo sbattuto sul pavimento. Dopo aver parlato della malattia al presidente Granillo, il tecnico non fa trapelare la notizia per tre mesi. Anzi è scatenato sul campo. Ci crede. Al Comunale arriva il Foggia del suo predecessore Tommaso Maestrelli: “Ritengo la Reggina matura. Sia ben chiara una cosa: i due punti li voglio io. Fate ponti d’oro per l’arrivo di Tommaso , ma io personalmente farò di tutto perché la vittoria sia nostra. Durante i novanta minuti il Foggia sarà il mio peggior nemico. Se c’è una cosa che non mi va assolutamente di sentirmi dire è quella faccenda secondo la quale io avvertirei poco lo stress nervoso di una partita. Bugie. E’ che ognuno è fatto in un dato modo, ha il temperamento, il gusto e il pudore che si porta dietro. Vi garantisco che nessuno soffre tanto un incontro di calcio quanto me”. La Reggina stravince e lui braccia al cielo per raccogliere l’applauso. E’ a tre punti dalla terza. Poi 2-0 secco alla Ternana e il distacco scende a un punto. Prova a forzare : “Col Venezia di questi tempi ero già terzo”. Causio viene lasciato fuori. Si consola con l’Under 21. Ma il suo tecnico lo aspetta.
La moglie Diana cerca di nascondergli in tutti i modi la vera entità della malattia. Batterla è più difficile che fare una serie positiva di undici risultati. Il pareggio a Brescia con l’uomo in meno lo esalta: “Non chiedetemi se sono contento perché avrei una gran voglia di fare le capriole. L’abbiamo strameritato. I miei ragazzi hanno dato una dimostrazione indimenticabile di correttezza e saldezza morale”. Granillo è sollevato anche perchè vede che il suo tecnico ha reagito: “Siamo la squadra più forte. Con la palla, senza palla. Per fiato, fair play, forza e carattere . La squadra ha assunto una sua fisionomia. All’allenatore va dato ampio merito . Puntiamo in alto”. L’entusiasmo può dar spazio al ricamo. Torna quindi Causio. E rifilano una quaterna al Monza di Liedholm : “Sapevo che Causio era in forma stupenda. Prima bastavano un paio di discese rabbiose alla sua maniera per spomparlo. Adesso regge meglio il ritmo, va disciplinandosi , va maturando”.
Appuntamento d’affari
Armando Segato dirige gli allenamenti sotto la pioggia torrenziale. Ci sta provando in tutti i modi anche con quella malattia che gioca a nascondino. Nello scontro diretto per la terza piazza a Bari poi, la Reggina domina, colleziona nove palle gol. Ma finisce 2-2. Lui ha capito da tempo qual è il limite dei suoi : “I giocatori sono molto nervosi. Avvertono molto l’importanza della posta in palio. Bisogna che si calmino. Il nervosismo è un cattivo consigliere del giocatore di calcio”. Il 9 aprile dice ai giornalisti che andrà a Gallarate “per un appuntamento d’affari”. L’indomani rivela che si trattava della visita periodica dallo specialista che gli cura quella gamba che lo fa soffrire. La trascina con una smorfia di dolore. Tutto risalirebbe a un incidente di gioco subito due anni prima al Venezia, in cui si è fratturato tibia e perone. Rimessosi in piedi, si era accorto di non recuperare più il tono muscolare. Ed era saltata fuori la sua malattia. Adesso prova a rassicurare tutti: la gamba sembra migliorare. L’hanno detto i medici. Ma non è vero : “Non ho ancora firmato il contratto per la prossima stagione. Ho questa gamba che mi fa ammattire. Molto dipende da questa maledetta gamba”. Intanto Granillo lo conferma.
La sua spina dorsale non gli consente più di reggersi in piedi e deve dirigere gli allenamenti seduto. Fino all’ultimo arriva al campo in anticipo : vuole visionare giovani promettenti. Poi il 25 maggio, al termine di Lazio-Reggina, i cronisti romani gli chiedono cosa abbia alla gamba e lui dà l’annuncio: “ Una neurite . E’ una malattia del midollo cervicale . Mi costringerà probabilmente a sospendere per una stagione il mio lavoro di allenatore”. Nel suo stile misurato, nessun clamore. Il calcio non è più la sua zona franca, immune dalla malattia. E per confessarlo sceglie lo spogliatoio di una trasferta. Poi rientra a Reggio col suo sguardo stremato: “Questa squadra mi ha dato tante gioie , ma ormai lo sapete tutti. Ho bisogno di un anno di cure e di riposo “. Salta un allenamento, l’unico in tutta la stagione, perchè ha la febbre. La zona promozione si allontana e la squadra si libera delle paure anche grazie a una splendida forma atletica : doppia vittoria esterna col sigillo di Causio.
Chiuso
L’ultima è Reggina-Cesena . Domenica pomeriggio 22 giugno 1969. Una giornata molto luminosa. Appena usciti dal sottopassaggio, i giocatori circondano il loro tecnico e lo applaudono. E’ elegantissimo come il primo giorno: completo chiaro, camicia bianca e cravatta in tinta. L’altoparlante diffonde il suo saluto. Le sagome dei giocatori amaranto si muovono lente, disorientate. Passi ciechi alla ricerca di qualcosa. Che nulla ha a che vedere col gioco. Forse di un messaggio sacro. Come in un quadro di Hopper. Causio ha il viso tirato, prova a trattenere le lacrime. Il terzino Rosario Sbano invece si arrende. Poi irrompe l’urlo del pubblico, tutto per Armando Segato . Che piange. Gli regalano la grande prestazione, per la cronaca è 3-0. Causio inarrestabile, altro gol da antologia : “L’impostazione tattica me la diede lui . Durante la settimana mi faceva fare mille cose, fornendomi ottimi consigli. Era un maestro, mi spiegava con pazienza i movimenti e nella vita mi ritrovai tutto quello che mi aveva insegnato. Soprattutto, mi fece capire che il pallone doveva essere parte di me, come un elemento del corpo”. Il ragazzo è solo in prestito . Vorrebbe fortissimamente rimanere a Reggio: niente da fare.
Il tecnico saluta la Calabria e va in clinica. Parla ancora di calcio e progetti per il futuro: “Ho dato un contributo limitato, perché avrei voluto lavorare moltissimo sui singoli . Spero di poter dare di più il prossimo anno.Perchè è mancata la fortuna ”. Lascia la Reggina proprio mentre la sua Fiorentina festeggia: è da poco campione d’Italia per la seconda volta. Le labbra si muovono senza emettere suoni. Per trenta mesi chiuso in ospedale a Firenze c’è un ex-capitano della nostra Nazionale . C’è la testa pensante della Fiorentina del primo scudetto. Quello dei dodici punti di vantaggio . Che si blocca in Coppa Campioni solo contro il Real dei grandi. C’è quello della filastrocca : Sarti, Magnini, Cervato, Chiappella, Rosetta, Segato.
Anche se adesso pesa appena trenta chili. Serve carta e penna per chiedere notizie sulla sua squadra. Quando incontra Granillo, gli spiega invece a gesti che ha visto vincere la Reggina. E alla fine esulta stringendo i pugni . Tutte le volte che passa da Firenze, Franco Causio gli fa un saluto.
Ernesto Consolo
Da Soccernews24.it