Barry Hulshoff, il difensore che l’Olanda dimenticò
Set 28, 2025

Dall’Ajax dei sogni al Mondiale mancato: la parabola di un campione silenzioso

Barry Hulshoff non aveva la personalità ribelle di Johan Cruyff, né il carisma di Johan Neeskens. Eppure, con la sua barba lunga e lo stile inconfondibile, fu uno dei simboli dell’Ajax che negli anni Settanta cambiò per sempre il calcio europeo.

Hulshoff, una roccia in difesa, come nel 1973 contro il Bayern Monaco



Nato calcisticamente nello Zeeburgia, Hulshoff si ritrovò quasi per caso all’Ajax. Non aveva grande fiducia nei propri mezzi, ma Rinus Michels seppe intravedere in lui il difensore ideale per il suo progetto rivoluzionario: forte fisicamente, bravo nell’anticipo e capace di impostare il gioco. Trasformato da centrocampista a stopper, divenne presto insostituibile.

I primi anni all’Ajax


Accanto al libero Velibor Vasović, inventore della trappola del fuorigioco, Hulshoff imparò a guidare la difesa con coraggio e intelligenza. La sua abilità aerea e la capacità di impostare lo resero un prototipo del difensore moderno, ben lontano dallo stopper “classico” degli anni precedenti. Con lui in campo, l’Ajax conquistò tre Coppe dei Campioni consecutive, dominando il continente e portando avanti il “calcio totale”.

Con la Coppa Intercontinentale, vinta con l’Ajax


Ma se la carriera con i lancieri fu luminosa, la sorte fu più amara in nazionale. Un infortunio al ginocchio lo estromise dal Mondiale del 1974 in Germania, quello che consacrò l’Olanda agli occhi del mondo. Al suo posto Michels improvvisò soluzioni difensive, mentre lui guardava da Amsterdam quella squadra che sentiva anche sua. Non tornerà più a essere il giocatore di prima, e a soli 31 anni, nel 1977, chiuse la carriera.

Dicembre 1975: Rinus Michels con Barry Hulshoff


In maglia arancione restano solo 14 presenze e 6 gol, un bottino insolito per un difensore, ma lontano dal ruolo che avrebbe meritato. Oggi è ricordato come uno dei grandi dimenticati di quella generazione.

Relax con il compagno Wim Suurbier

Dietro al campione c’era un uomo riservato, lontano dagli eccessi. Dopo il ritiro intraprese la carriera da allenatore, restando legato all’Ajax e al calcio olandese. Persino la pubblicità lo raggiunse, con uno spot per il cibo per cani girato insieme al suo fedele Buddha, ma Hulshoff accettò solo dopo essersi accertato che il suo compagno a quattro zampe gradisse davvero quel prodotto.



Figura discreta ma fondamentale, Barry Hulshoff resta uno dei volti simbolici di quell’Ajax che insegnò al mondo a giocare a calcio. Un protagonista silenzioso, che la storia del pallone non dovrebbe dimenticare.

Mario Bocchio

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