Domenico Arnuzzo, tutta la vita blucerchiata: dal campo alla dirigenza
Set 22, 2025

Terzino instancabile, scopritore di talenti e tifoso appassionato: quarant’anni con la Sampdoria nel cuore

Genova, Carignano, un pomeriggio di giugno. Dal portone di via Corsica esce Domenico Arnuzzo, volto che ogni sampdoriano conosce. La sua vita è intrecciata alla Sampdoria: prima giocatore, poi dirigente e oggi tifoso, sempre con la stessa passione negli occhi.

Sampdoria 1969-’70. In piedi (da sinistra): Sabadini, Nielsen, Garbarini, Corni, Sabatini, Battara. Accosciati (da sinistra): Francesconi, Salvi, Cristin, Frustalupi (cap.), Delfino

Nato a Sampierdarena, Arnuzzo cresce tra libri e pallone. Inizia a giocare nelle squadre del quartiere, poi a 14 anni entra nel vivaio blucerchiato. Da attaccante a terzino per necessità, diventa un difensore “vecchio stile”: grintoso, determinato e sempre pronto a marcare a uomo.

La grinta di Domenico Arnuzzo



Esordisce in Serie A nel 1969, tra prestiti a Reggiana e Savona, fino a diventare titolare. Nei dodici anni in prima squadra colleziona 195 partite e un gol memorabile contro il Foggia, simbolo del suo impegno costante in difesa.

In allenamento con Lippi e Bedin



Dopo il ritiro, Arnuzzo diventa responsabile del settore giovanile sotto Paolo Mantovani. Scopre talenti come Roberto Mancini, porta alla Sampdoria giocatori decisivi come Boghossian e Flachi e contribuisce alla crescita della società in Italia e in Europa. Non mancano episodi curiosi e avventure all’estero, tra osservazioni in Jugoslavia e incontri con grandi protagonisti del calcio.

La formazione della Sampdoria prima della gara della sesta giornata di serie A 1976-’77 contro la Lazio (terminata 0-0): in piedi Vito Callioni, Marcello Lippi (c), Carlo Bresciani, Gianluigi Savoldi, Luciano Zecchini e Gianfranco Bedin; accosciati Domenico Arnuzzo, Nello Saltutti, Pellegrino Valente, Maurizio Orlandi e Massimo Cacciatori



Nel 2001 lascia la Sampdoria per seguire Marcello Lippi alla Juventus, diventando osservatore fino al 2012. Poi ritorna a Genova come opinionista, continuando a raccontare la squadra del cuore. Per Arnuzzo essere sampdoriano significa vivere ogni partita come parte di una grande famiglia, ricordando ogni derby e ogni sfida come momenti preziosi della sua lunga carriera.



Una vita intera dedicata a un unico amore: la Sampdoria, dentro e fuori dal campo.

Mario Bocchio

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