Watson e Wharton, i primi passi del calcio oltre il colore della pelle
Set 19, 2025

Dalla Scozia al Ghana, due destini paralleli che aprirono la strada alla diversità nel calcio ottocentesco

Le loro strade non si incrociarono mai, eppure le vite di Andrew Watson e Arthur Wharton sembrano specchiarsi l’una nell’altra. Entrambi neri, entrambi innamorati del calcio in un’epoca in cui il pallone stava ancora definendo le proprie regole. Pionieri silenziosi, capaci di infrangere barriere invisibili e lasciare un segno nella storia, anche se il tempo per lungo li ha dimenticati.

Andrew Watson (davanti a sinistra) con il Corinthian nel 1885


Andrew Watson nacque a Georgetown, in Guyana, nel 1857, figlio di un ricco mercante scozzese e di una donna locale. Rimasto presto orfano di padre, ereditò una fortuna che gli permise di studiare a Glasgow, dove trovò anche il terreno fertile per coltivare il calcio. Dopo i primi passi con Maxwell e Parkgrove, arrivò al prestigioso Queen’s Park, cuore pulsante del calcio scozzese. Nel 1881, in un’epoca in cui le porte delle nazionali erano serrate a doppia mandata per chiunque non fosse bianco, Watson fece la storia: capitano della Scozia in un vittorioso match contro l’Inghilterra, primo calciatore nero a vestire la maglia di una nazionale.

Andrew Watson


Versatile e veloce, giocò poi per i London Swifts, i Corinthian e infine il Bootle, club vicino a Liverpool, in una fase che segnò anche l’avvicinamento al professionismo. Dopo il ritiro, intraprese la carriera di ingegnere, viaggiò in Australia e negli Stati Uniti, fino a tornare a Londra, dove morì nel 1921, vittima di una polmonite.

Arthur Wharton in azione


Otto anni più giovane, Arthur Wharton vide la luce nel 1865 a Jamestown, oggi parte di Accra, in Ghana. Giunto in Inghilterra da adolescente per intraprendere la vita religiosa, presto scoprì che il suo destino era un un altro. Atleta poliedrico, stabilì nel 1886 il record mondiale sulle 100 yard, ma fu nel calcio che trovò il suo palcoscenico. Dopo gli esordi al Darlington, arrivò al Preston North End come portiere, ruolo che lo rese celebre.

Wharton (seduto secondo da sinistra in prima fila) mentre gioca per il Darlington., squadra vincitrice della Cleveland Cup del 1887


Considerato tra i migliori estremi difensori della sua epoca, Wharton non vestì mai la maglia dell’Inghilterra, frenato dal razzismo imperante. Nel 1889 diventò il primo portiere nero professionista con il Rotherham United. Passò poi allo Sheffield United, ma lì lo spazio era occupato dal leggendario William “Fatty” Foulke. Chiuse la carriera tra club minori, mentre la sua vita prendeva una piega difficile: l’alcol e la povertà lo portarono a lavorare come minatore. Morì nel 1930, dimenticato da tutti.

Arthur Wharton, giocatore dello Stalybridge Rovers. Wharton è il secondo da sinistra nella fila centrale. Siamo nel 1895


Solo decenni più tardi, il suo nome fu riportato alla luce da associazioni impegnate contro il razzismo. Oggi è celebrato nella Hall of Fame del calcio inglese e ricordato da statue e targhe commemorative.

Primi piani di Arthur Wharton


Watson e Wharton non giocarono mai insieme, ma entrambi hanno aperto un varco nella storia: due uomini neri in un calcio ancora bianco, due pionieri che, senza saperlo, stavano scrivendo il prologo della lunga battaglia per l’inclusione.

Mario Bocchio

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